“L’intelligenza artificiale dal nodo del diritto d’autore alle potenzialità nella sanità”. Parla l’ideatore di AI Festival Cosmano Lombardo
“Non possiamo pensare che l‘intelligenza artificiale risolva problemi che non sono stati affrontati in passato”. Per discutere di potenzialità e rischi dell’Ai, Ilfattoquotidiano.it ha incontrato, durante l’AI Festival 2025 a Milano, Cosmano Lombardo che, oltre ad essere l’ideatore dell’evento, è anche fondatore e Ceo di Search On Media Group, un gruppo aziendale che si occupa di consulenza, formazione e divulgazione sul marketing digitale. L’AI Festival – il primo festival internazionale organizzato in Italia dedicato all’Ai – “è nato con l’esigenza di creare un momento di incontro su cui formarsi e mettere attorno ad una grande piazza tutte le aziende, le startup, gli operatori e le istituzioni che operano per costruire un futuro inclusivo e innovativo utilizzando il digitale e l’AI”, ci ha spiegato Lombardo.
Quali sono i rischi e le opportunità dell’AI nella governance e nella politica, come il voto elettronico e la profilazione dei cittadini?
Sul voto è abbastanza rischioso. Se non interviene una legislazione ad hoc, automaticamente il voto rischia di non essere più riservato. C’è un tema ancora prima dell’AI, dove si potrebbero mettere in atto sistemi più agevoli per consentire a tutti di votare e, dopo, passare al legame con l’intelligenza artificiale.
Come mitigare l’effetto delle bolle informative e contrastare la disinformazione online?
Non è l’AI a risolvere questo aspetto. L’errore che rischiamo di commettere è di affidarci esclusivamente all’AI per risolvere i grossi temi che, ad oggi, non siamo riusciti ad affrontare. Dobbiamo sfatare il mito che sia l’AI a risolvere questo problema.
Quali sono i punti di forza e di debolezza dell’ecosistema europeo dell’AI rispetto a due colossi come Stati Uniti e Cina?
Il primo punto di debolezza è il ritardo. Stati Uniti e Cina hanno iniziato prima a muoversi in modo integrato ed organico, l’Europa no. Si parlava di gap dal punto di vista di investimenti ma è stato varato il piano annunciato da Ursula von der Leyen (che mobiliterà 200 miliardi di euro di investimenti nell’AI, ndr) e non possiamo più dire che riguardi il tema dell’investimento europeo.
Tema salute: come l’AI sta migliorando la diagnosi in oncologia e genetica?
In ambito health l’AI è già attiva da molti anni, soprattutto in Stati Uniti e Cina. In Italia siamo un po’ indietro. L’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, invece, integra tecnologia dell’AI con la robotica. La prevenzione di malattie genetiche, ad esempio, può essere già prevista grazie a tool di AI. Dopodiché c’è un tema su cui da anni si prova a lavorare, non solo in Italia ma anche a livello europeo: l’integrazione delle cartelle cliniche del paziente. Infatti, un paziente italiano che oggi si trova in Inghilterra e ha trasferito la sua residenza nel Regno Unito, ha la sua cartella clinica che non è integrata dal punto di vista digitale, nello storico e nella situazione attuale. Oggi, con l’AI, tutto questo può essere risolto in tempi stretti.
In che modo l’AI può contribuire a prevedere e prevenire epidemie e malattie croniche?
Siamo già a questo punto. Con i dati a disposizione e le potenze di calcolo si possono prevedere, ad esempio, (anche) spostamenti migratori delle persone. I sistemi devono essere ancora messi completamente a punto, però, indipendentemente dalla potenza tecnologica, tra dieci anni, se si presenterà una situazione come il Covid, saremo un po’ più preparati.
Come possiamo garantire che l’AI sanitaria sia accessibile ed equa per tutti?
Oggi c’è della disparità banale sui processi di logistica negli ospedali. Quando arriva un paziente è difficile, in breve tempo, ricoverarlo e poi avere accesso alla cartella clinica. Credo sia necessario prima fare questo step. Però il fatto che questo passaggio in alcune regioni non sia stato ancora fatto aumenta potenzialmente il gap tra aziende ospedaliere iper-innovative e iper-digitalizzate, rispetto alle altre.
Come si possono risolvere i conflitti tra diritto d’autore ed AI, ad esempio, nella musica?
Non penso ci sia una risposta, ma è un tema che si sta attenzionando anche a livello internazionale. Credo che l’approccio che si sta avendo in Italia non sia quello che va nella giusta direzione. O meglio, l’ultimo anno ho visto realtà istituzionali che si occupano del tema dei diritti, che si stanno aprendo nell’individuare delle soluzioni. Credo che la soluzione migliore sia creare un tavolo di discussione, in cui si mettano assieme le principali realtà che si muovono in ambito AI. Il tema dovrebbe essere ‘come facciamo a tutelare e a potenziare la creatività artistica dell’essere umano grazie all’AI’. Bisognerebbe mettere da parte il business e capire come tutelare la società.
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