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L’Europa guerrafondaia non è alternativa a Trump: l’Italia deve sganciarsi da entrambi

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La plateale pedata nel sedere, peraltro meritatissima, data in mondovisione da Trump a Zelensky, non è bastata a quanto pare ad allontanare i dementi governanti europei e i loro accoliti dal baratro in cui si stanno da tempo precipitando decisi più che mai a perire, più o meno eroicamente, a fianco del loro idolo, il pataccaro di Kiev, il quale sarà con ogni probabilità ben presto esautorato dal popolo ucraino che costituisce la sua vittima principale e che è ormai definitivamente stanco di dover pagare un altissimo tributo di sangue in omaggio alle fanfaluche di Rutte, von der Leyen, Macron, Meloni e grottesca compagnia di guerrafondai con la pelle degli altri.

Siamo davvero in una situazione incredibile. Fior di giornalisti, come Massimo Giannini, si dichiarano pronti a “morire per Kiev”, mentre la von der Leyen, foraggiata da ogni possibile lobby, ci annuncia che “dobbiamo prepararci al peggio”. Ma a nome di chi parlano costoro? Non certo della stragrande maggioranza del popolo italiano, che vuole ovviamente la pace e ravvisa, secondo i sondaggi i due terzi di esso lo fanno, le evidenti responsabilità dell’Occidente in tutte le guerre in atto, a cominciare da quella in Ucraina.

Michele Serra, emblema – a mio avviso – della decadenza intellettuale e della confusione mentale di notevoli settori del Pd, lancia un improbabile appello per rilanciare un appello a favore di una sorta di nazionalismo europeo contro il resto del mondo, all’insegna di “siamo i migliori in circolazione”.

In tal modo, tutti questi squalificati personaggi, compresa beninteso buona parte del parassitario mondo politico italiano di destra e di centrosinistra pongono le basi per l’affossamento definitivo di ogni idea e progetto di Europa. Lo fanno perché sono disperati in quanto hanno capito che la nuova situazione internazionale crea le premesse per una definitiva liquidazione del loro ruolo e dei loro privilegi. Essi in effetti costituiscono l’immagine vivente del totale fallimento delle classi dominanti europee.

L’avvento di Trump e delle nuove aggressive destre in vari Paesi europei costituisce solo un epifenomeno e la conseguenza di profonde dinamiche politiche, ma anche soprattutto sociali e culturali, che determinano il totale sconvolgimento di equilibri da lungo tempo consolidati. Si tratta infatti dell’emergere di un nuovo mondo multipolare all’insegna della fine irreversibile del ruolo guida dell’Occidente.

Trump, nella sua ottica rude ma realistica di businessman che coglie il fenomeno nei suoi tratti essenziali, se ne è evidentemente reso conto e sta brutalmente procedendo a ridefinire i rapporti nel campo occidentale. Ne deriva la fine di Zelensky e la guerra spietata contro i suoi competitor interni, prima fra tutti l’Unione europea, come pure l’aperta scelta del fascismo, del razzismo e del machismo come elementi che dovrebbero rilanciare l’identità occidentale e statunitense in crisi.

Anche il suo esperimento è destinato al totale fallimento nel giro di pochi anni. Lo vedremo presto con l’inevitabile ripresa delle lotte sociali all’interno stesso degli Stati Uniti e la crisi altrettanto inevitabile del progetto sionista del genocidio e della pulizia etnica contro i Palestinesi che per il momento Trump ancora sostiene con progetti demenziali come la Riviera turistica a Gaza, da edificare sui corpi massacrati di decine di migliaia di bambini, e con il sostegno militare alle imprese di Netanyahu& C. contro l’umanità.

Che l’Europa non sia per nulla alternativa al trumpismo, lo vediamo fra l’altro nel fatto che, dopo gli Stati Uniti, i maggiori fornitori di armi ad Israele siano proprio i Paesi europei, in primis, nell’ordine, Germania e Italia.

L’avvenire del nostro Paese e dell’Europa dipende dal totale ripudio di ogni progetto guerrafondaio e dalla risoluta assunzione di un ruolo di dialogo con le potenze emergenti (in realtà da lungo tempo emerse) che rappresentano oggi la speranza di un mondo migliore, in primo luogo la Cina popolare oggi all’avanguardia nella ricerca scientifica e tecnologica e nella riconversione ecologica dell’economia e della società. Occorre in questo quadro una storica riconciliazione con la Russia che preveda l’esistenza di un’Ucraina sovrana, neutrale e non allineata finalmente liberata da Zelensky e la sua cricca.

L’Italietta sconfortante di Giorgia Meloni e dei suoi reggicoda di destra (compreso il patetico autoproclamato alfiere nostrano del trumpismo Salvini) e di centrosinistra (compresa buona parte del Pd allineato dietro Leonardo e il complesso militare-industriale italiano) traccheggia ed appare più che mai in balia degli eventi. Occorre invece rilanciare con forza gli interessi popolari, bloccando il riarmo e destinando le risorse a salute, educazione, benessere ed inclusione sociale. La manifestazione del 5 aprile, promossa da Giuseppe Conte e dai Cinquestelle e sulla quale si stanno registrando significative convergenze, a partire da quella di Rifondazione comunista, deve costituire i questo senso un importante punto di partenza per un’Italia e un’Europa diverse e migliori.

L'articolo L’Europa guerrafondaia non è alternativa a Trump: l’Italia deve sganciarsi da entrambi proviene da Il Fatto Quotidiano.




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