Eleonora Giorgi se ne è andata lieve come un’artista
Per la morte di Eleonora Giorgi, che è scomparsa lunedì, non farò il coccodrillo che i giornali avevano pronto da tempo e ora tirano fuori ripercorrendo la sua vita. I coccodrilli dei giornali si chiamano così perché dispensano lacrime, vere o finte, a buon mercato, ricordando attraverso la vita e le opere di chi non c’è più anche il nostro tempo andato, per qualcuno la nostra giovinezza. Eleonora Giorgi è stata una sirena della nostra giovinezza, come molte altre attrici sbocciate nell’Italia che si stava liberando dai tabù e si stava scoprendo più laicamente aperta.
Quello che mi interessa non è ricordare una carriera e nemmeno le controverse vicende di una vita privata, non è ritornare al tempo lontano ma osservare l’oggi. O meglio, l’oggi che è appena diventato ieri. In queste ore succedono cose strane intorno a noi, in quello strano intorno che sono le immagini dei media. C’è un papa, che è stato molto mediatico negli anni del suo pontificato, forse il più mediatico dei papi, che sta soffrendo ed è scomparso dalle immagini da tre settimane. Per ironia del destino è scomparso proprio alla vigilia del suo incontro con il mondo dello spettacolo a Cinecittà, un incontro che evidentemente non si è potuto fare. Questa scomparsa, non del papa ma della sua immagine, alimenta perfino sospetti di morte già avvenuta: perché il papa, nei giorni in cui si diceva stesse meglio, non si è nemmeno affacciato da dietro un vetro per salutare la gente raccolta sotto l’ospedale dove si trova ricoverato? E c’è – c’è stata – Eleonora Giorgi, che ha affidato con delicatezza alle telecamere e ai media la sua esperienza della malattia.
Il papa si è come disincarnato, non nel senso religioso, ma nel senso della scienza. È diventato un bollettino medico, l’oggetto esclusivo di descrizioni sanitarie sul decorso dei suoi gravi malanni (Ricordate invece Woytila, che fino all’ultimo si affacciò per farsi vedere, per far “consumare” la sua immagine dai fedeli di piazza S. Pietro?).
Al contrario, Eleonora Giorgi si è incarnata in un’immagine di dolore accettato, con il quale ha saputo convivere. Da una parte il mondo della scienza che tutto oggettiva e teorizza, rendendolo astratto, dall’altra il mondo-della-vita che tutto esperisce e sente, direbbe la filosofia. Questa immagine Eleonora l’ha consegnata come segno di ringraziamento per una vita che le aveva dato molto.
In una delle sue ultime apparizioni televisive, lei disse che non era giusto chiedersi perché proprio io?, a proposito del tumore che l’aveva colpita. “Ho avuto una vita che mi ha dato molto: successo, amori, figli, film, riconoscimenti. In quel tempo non mi chiedevo perché proprio io? Perché allora dovrei chiedermelo ora?”. Dichiarazione mirabile, di una donna che forse con l’età, e con l’esperienza della malattia ha saputo trovare definitivamente quella saggezza di fondo che hanno solo gli artisti.
Ferdinando Pessoa diceva che l’Arte allevia dalla vita senza alleviare dal vivere. Eleonora se ne è andata lieve come un’artista, con il dolore che il vivere le ha assegnato fino in fondo.
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