Covid, ricordo quel marzo 2020 come fosse ieri: da allora il Ssn è sempre più privato
Siamo arrivati all’anniversario dell’inizio della guerra, quella virale, che ha colpito in Italia soprattutto la Lombardia.
Ricordo esattamente come fosse ieri, ma sono trascorsi già cinque lunghi anni, che il giorno 9 marzo 2020 avrei dovuto avere seduta operatoria. Ma eravamo in subbuglio. Non si capiva nulla. Decisi insieme al mio collega storico ed al nostro anestesista di avvisare i pazienti in lista che era meglio soprassedere visto che gli interventi di cataratta non sono mai assolutamente urgenti. Per inciso vi ricordo che il nostro anestesista poi venne colpito duro e si salvò solo grazie al metodo del povero dott. De Donno come lui stesso mi ha spiegato in un articolo che pubblicai qui.
Allo stesso modo volevo ricordare anche che altri colleghi oculisti, mentre il mondo sanitario era chiuso, facevano interventi privati di cataratta! Si avete capito bene. Si moriva come birilli, non c’era personale sanitario sufficiente ma per operare privatamente c’era spazio e tempo. Ho chiesto accesso agli atti per comprovare quello che poi pubblicai in un altro articolo qui.
Questi solo alcuni ricordi storici nella mia memoria che avrebbero dovuto spingere, i politici, al cambiamento: si sarebbe dovuto ma anche potuto fare qualcosa di reale in questi anni. Invece nulla. Il Sistema Sanitario Nazionale è sempre più in mano ai privati. La medicina di base non esiste e con le nuove proposte non esisterà. Le liste di attesa nessuno vuole veramente cambiarle con proposte reali. Tante parole e nessun fatto vero e quando arriverà il prossimo nemico invisibile saranno nuovamente dolori.
Ovviamente nessuno ha pagato per gli errori fatti e la mancanza di controlli nel mondo sanitario che è un colabrodo. Ci sono pendenti ancora delle cause e dei rinvii a giudizio, in Italia ed in Europa, che aspettiamo di conoscere, ma le illusioni sono poche.
Ma non ci arrendiamo. Io non mi arrendo, come il team dei legali della Associazione sereniesempreuniti di cui mi onoro di essere consigliere il cui testimonial è Piero Chiambretti che ha perso la madre in pochi giorni nel letto di ospedale vicino al suo proprio nella prima ondata del 2020.
L’associazione ha deciso di commemorare il quinquennio con una serata intitolata “Noi per loro” proprio a dimostrare la voglia di esserci per chi non c’è più. Ed anche il sottotitolo è emblematico: “La memoria e la speranza” perché in fondo c’è la volontà del direttivo di continuare a non dimenticare quello che è successo, in particolare nella bergamasca, ma con la reale speranza che si possa fare qualcosa per i cittadini in modo che la morte dei loro cari possa essere un segno di cambiamento reale che deve essere attuato dalla politica che invece sembra che continui a dire “è andato tutto bene”.
Poche parole e tanti fatti verranno chiesti a gran voce anche dal palco il 22 marzo prossimo dalle 17,30 a Pedrengo. E le voci non saranno basse appartenendo a persone come Silvio Garattini (che ha spiegato tante cose il 4 marzo scorso quando è stato audito in Commissione Covid), Maria Rita Gismondo, Stefano Argenton, Giulio Valesini e Luca Cavadini che metteranno a disposizione gratuitamente il loro tempo per il bene comune.
Nota di merito particolare voglio insignire alla sindaca del Comune di Pedrengo, Simona D’Alba ed il suo Consiglio, che ha ceduto ad uso gratuito la sala per la riunione. Mi sento anche di dover nominare il fotografo che ci aiuterà in modo volontario, Alex Persico, che ha avuto il padre(insieme a tanti altri bergamaschi come il padre del consigliere della Associazione Giampietro Squinzi deceduto proprio il 22 marzo 2020) portato via con i camion, padre che proprio il 22 marzo avrebbe compiuto gli anni.
Urleranno ed urleremo il nostro sconforto per questa guerra per niente finita. Io sarò con loro e vi aspetto in tanti perché diventi un coro assordante.
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