Caso Ramy, la perizia scagiona il carabiniere alla guida della Giulietta
Svolta nel caso Ramy Elgaml, il ragazzo egiziano morto lo scorso 24 novembre, al termine di un inseguimento durato per otto chilometri tra le vie di Milano. Oggi l'ingegnere Domenico Romaniello ha firmato la consulenza cinematica disposta dalla Procura del capoluogo lombardo.
Il verdetto è chiaro. Il comportamento dei carabinieri è stato corretto e viene esclusa l'ipotesi di speronamento. Un giudizio che può mettere la parola fine a mesi di sterili polemiche e di reiterati insulti verso l'operato delle forze dell'ordine. Da quanto si apprende, la perizia chiarisce un punto fondamentale. Ovvero che il militare alla guida della Giulietta abbia tenuto un "comportamento conforme a quanto prescritto dalle procedure". Ma non solo. Il carabiniere avrebbe frenato in tempo e l'urto tra la macchina e lo scooter non si è verificato alla fine dell'inseguimento, ma è avvenuto in precedenza ed è stato laterale. Insomma, le responsabilità dell'incidente ricadono solamente su Faris Bouzidi, che durante quella tragica notte era alla guida del T-max.
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Sulla questione, il consulente non ha dubbi: "Opponendosi all'alt dei carabinieri dava avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, ad altissima velocità lungo la viabilità cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa". Inoltre, Romaniello ha sottolineato come la vicenda non possa essere ascritta a un "normale incidente stradale". Piuttosto ci troviamo di fronte a una "operazione di pubblica sicurezza" in cui il conducente dello scooter ha dato vita a manovre "improvvise e imprevedibili". Proprio per questi motivi il T-max ha successivamente perso aderenza, andando a finire contro un palo. Che si è rivelato fatale per la vita di Ramy. Va ricordato come quello stesso palo sia stato rimosso e smaltito pochi giorni dopo l'incidente.
Sulla vicenda è intervenuto anche Riccardo De Corato. L'esponente di Fratelli d'Italia auspica che la perizia odierna metta fine alle polemiche nei confronti dei carabinieri. Aggiungendo di trovare "strano" che la Polizia Locale avesse in precedenza attribuito la colpa alle forze dell'ordine. Il passo in avanti della Procura di Milano dovrebbe mettere a tacere chi in questi mesi ha attaccato in modo ideologico l'operato dei servitori dello Stato. A volte, per banale tornaconto politico. Con il solo risultato di creare l'humus culturale propizio alle rivolte di piazza. E alla messa a ferro e fuoco di interi quartieri, come è avvenuto al Corvetto. Tra bus incendiati, pali divelti e le immancabili bandiere palestinesi. Altro che metropoli tascabile, come propugnato dal sindaco Sala. Le periferie meneghine sembrano le banlieue di Parigi. Scene e comportamenti da cui in più di un'occasione ha preso le distanze anche la famiglia di Ramy.