Dazi Usa, von der Leyen: “Non vogliamo rappresaglie, ma se serve risponderemo”
Risposta ferma ma nessuna rappresaglia. Sui dazi la linea dell’Europa è tracciata all’insegna della cautela. “Non è l’Europa che ha iniziato questo scontro. Non vogliamo necessariamente effettuare rappresaglie, ma abbiamo un piano forte per rispondere se necessario”. Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, durante la plenaria del Parlamento a Strasburgo alla vigilia del secondo start dei dazi. Il 2 aprile è una data cruciale, quella che Donald Trump ha ribattezzato “il giorno della liberazione“. Dopo le tariffe fiscali del 25% già applicate su acciaio e alluminio, arrivano quelle sugli altri prodotti, che vengono applicate su tutti i Paesi.
Dazi, von der Leyen: risposta determinata ma nessuna rappresaglia
“La nostra risposta immediata è unità e determinazione. Mi sono già messa in contatto con i nostri capi di Stato e di governo sui prossimi passi. E valuteremo attentamente gli annunci di domani per calibrare la nostra risposta. Il nostro obiettivo è una soluzione negoziata. Ma ovviamente, se necessario, proteggeremo i nostri interessi, la nostra gente e le nostre aziende”. Parole in linea con la posizione italiana più volte ribadita dalla premier Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, convinti che il braccio di ferro non giovi a nessuno. “Non dobbiamo piegare la testa – dice il titolare della Farnesina, ma non essere antiamericani”. “Il flusso di beni e servizi tra noi è quasi in equilibrio. Siamo disposti a lavorare sulla bilancia commerciale di beni e servizi”, prosegue la presidente della Commissione Ue. “Quella transatlantica è la più grande e più prospera relazione commerciale al mondo. Staremmo tutti meglio se potessimo trovare una soluzione costruttiva”.
Le barriere interne del mercato unico europeo
Le barriere interne del mercato unico europeo – ragiona von der Leyen – equivalgono a un dazio del 45% per la produzione e del 110% per i servizi”. L’obiettivo ambizioso, di fronte alla stima del Fondo Monetario Internazionale, è la semplificazione dei lacci e lacciuoli che impediscono la mobilità dei mercati.
Urso: va evitata l’escalation, occorre cautela
Nessuna esibizione muscolare con Washington. Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, invita a evitare l’escalation. “In un mondo sempre più caotico occorre avere cautela e responsabilità ed è quello che chiediamo all’Unione europea. Aspettiamo le decisioni di Trump perché spesso ha detto delle cose e fatto altre. Aspettiamo e prepariamo la nostra risposta, ma va evitata l’escalation”. All’Italia non piacciono mai i toni forti, è il parere del viceministro degli Esteri, di Edmondo Cirielli. “Comprendiamo che i dazi implicano una risposta ma pensiamo che la prima risposta deve essere quella negoziale, è necessario evitare toni alti”.
Urso: va evitata l’escalation, occorre cautela
Anche il premier britannico Keir Starmer, parlando con SkyNews, si augura di arrivare a un accordo economico. Sul quale – dice “abbiamo fatto rapidi progressi. La probabilità che ci siano dazi esiste. Nessuno se ne rallegra. Nessuno vuole vedere una guerra commerciale. Ma io devo agire nell’interesse nazionale e questo significa che tutte le opzioni devono rimanere sul tavolo”. Starmer esclude l’intenzione di procedere autonomamente dall’Europa. “Sto parlando con i settori più colpiti e credo che ciò che desiderino di più sia una risposta calma e composta a questo problema, non una risposta impulsiva”. Parola d’ordine: approccio calmo e non impulsivo.
Sinistre all’attacco di Meloni: resta a metà del guado
Le opposizioni italiane, come su tutti i dossier, lanciano la crociata contro il governo Meloni, colpevole, a loro dire, di restare in mezzo al guado, per la nota ‘sudditanza’ verso il presidente Usa. La prudenza a cui si ispira Bruxelles non piace a Nicola Fratoianni, per esempio. “Quella di Trump è una guerra, è una guerra commerciale contro l’Europa. E con questo occorre fare i conti. Per questo i tentativi del governo italiano contrassegnati dalla frase “non esageriamo” sono destinati al fallimento”.
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