Milan, niente Paratici: che caos nella scelta del direttore sportivo
La trattativa tra il Milan e Fabio Paratici per il ruolo di diretto sportivo delle prossime stagioni si è arenata. Sembrava a un passo dalla formalizzazione, dopo numerosi colloqui e con un accordo lasciato intendere come fatto e solo da ratificare, e invece si riparte da zero. O quasi. Uno strappo consumato in nome della situazione dell’ex dirigente della Juventus che deve finire di scontare una squalifica sportiva (20 luglio prossimo), eredità della vicenda bilanci bianconeri, e che a metà aprile saprà se dovrà subire o no un processo per la stessa vicenda.
Temi che hanno portato al passo indietro per l’impossibilità di trovare un punto di incontro, le famose clausole attraverso le quali il Milan voleva cautelarsi e Paratici respingeva, forte dell’avvicinarsi della scadenza dello stop a ruoli operativi nel mondo del calcio. Comunque la si giri, un colpo di scena perché la condizione del dirigente era nota a tutti a Casa Milan e a tutti era noto come ci fossero dei limiti operativi cui sottostare fino alla data del 20 luglio. C’erano, insomma, tutti i presupposti per decidere se intavolare una trattativa o lasciar perdere, anche per questioni di opportunità e immagine.
La storia degli ultimi due mesi racconta, però, che il Milan ha deciso di andare avanti. Paratici è stato nella short list di Ibrahimovic, incontrato alla presenza di Gerry Cardinale a Londra a fine febbraio – mai smentito -, ed è entrato in quella successiva dell’amministratore delegato Giorgio Furlani. Il quale aveva frenato davanti all’accelerazione degli ultimi giorni, senza però negare di aver visto lo stesso Paratici, sempre insieme a Cardinale, in questo convulso inizio di aprile.
Al di là delle ricostruzioni giornalistiche e delle veline più o meno interessate, dunque, la conferma che il club rossonero e la sua proprietà avevano intrapreso la strada dell’approfondimento dell’ipotesi spingendosi molto avanti. Poi la brusca frenata che mette tutti in una condizione difficile. Chiunque sia il prossimo della lista (Igli Tare torna prepotentemente d’attualità), sarà chiaro che si tratta di una seconda opzione che non è mai un buon viatico per cominciare un rapporto. Assomiglia alla parabola della scelta dell’allenatore nell’estate dello scorso anno: Lopetegui, bocciato dai tifosi, poi Fonseca. Arrivato debole prima ancora di sedersi in panchina.
In attesa di conoscere la soluzione del rebus, il sospetto è che a Casa Milan si continuino a ripetere gli stessi errori: strategia e comunicazione. Perché se Paratici era davvero a un passo dalla firma non ha senso essere tornati indietro precipitosamente, in caso contrario la voce è stata fatta correre troppo, senza correggerla. Come altre volte in questi tormentati mesi rossoneri.