Irlanda travolta dalla crisi abitativa dopo il boom dell’edilizia privata. E i giovani sperano nelle case popolari
Il numero di irlandesi senza fissa dimora, costretti a ricorrere a servizi abitativi di emergenza, è in costante crescita e nel febbraio 2025 è stato toccato un nuovo, triste, record con 15.378 persone che non dispongono di una casa. Tra questi, come chiarito dai dati del Department of Housing di Dublino, ci sono 4.653 bambini. Il dato complessivo è al ribasso perché non include diverse categorie di persone, come chi dorme in strada oppure in auto e per questo motivo risulta meno tracciabile. La maggior parte delle vittime della crisi abitativa risiede a Dublino, con poco meno di 11mila persone in alloggi di emergenza. Le cause che hanno scatenato queste dinamiche hanno radici lontane che risalgono ad alcuni decenni fa, nel periodo di piena espansione dell’economia irlandese. Tra la fine degli anni Novanta ed i primi anni Duemila, come ricordato da Euronews, l’Irlanda ha assistito ad una rapida espansione dell’edilizia privata, con una crescita del 177 per cento del numero di costruzioni realizzate. La crisi finanziaria globale del 2008 ha, però, posto fine a questa fase espansiva portando ad una drastica riduzione del numero di edifici costruiti ed all’interruzione di progetti in via di completamento. Gli esecutivi che si sono succeduti al potere negli ultimi due decenni, dominati dai partiti centristi del Finne Gael e Fianà Fail, non sono intervenuti in modo adeguato e la scarsità di alloggi disponibili ha spinto molte persone vulnerabili a ricorrere agli affitti privati.
La crescita del costo della vita e di quello degli affitti, con una media che a Dublino ha raggiunto i 2mila euro al mese, hanno costretto sempre più persone a rinunciare a queste soluzioni abitative e, in mancanza di alloggi economici o case popolari, a vivere in strada oppure negli alloggi di emergenza forniti dal governo. La complessità dei piani regolatori irlandesi ed il fatto che molti abitazioni siano in cattivo stato e quindi non abitabili hanno aggiunto ulteriori problemi ad una situazione già complessa. Le piccole imprese di edilizia privata non riescono ad aumentare il ritmo di costruzione degli edifici perché hanno difficoltà nell’ottenere finanziamenti dalle banche e nel superare gli ostacoli burocratici. Nel 2023 l’allora Primo Ministro Leo Varadkar aveva chiarito come il deficit di abitazioni nel Paese fosse pari a 250mila unità e che sarebbero servite diversi anni per colmare questa carenza. L’ambizioso piano Housing for All, lanciato nel 2021 dall’esecutivo Varadkar, con l’obiettivo di costruire 312mila abitazioni entro il 2030, con una media iniziale di 20mila edifici l’anno ed una spesa complessiva di 40 miliardi di euro, non è ancora riuscito ad invertire una tendenza radicata che colpisce in particolar modo le fasce più deboli della popolazione.
Il Primo Ministro Micheal Martin, alla guida di un governo di grande coalizione tra il Fianna Faìl ed il Finne Gael formatosi dopo le elezioni di novembre 2024, ha assunto l’impegno di affrontare la crisi abitativa ma è stato oggetto di forti critiche da parte delle opposizioni. Il tema è stato affrontato, come riportato dal portale RTE, durante un recente bilaterale svoltosi alla Casa Bianca tra Martin ed il presidente americano Donald Trump, che si è dichiarato fiducioso sulle capacità del primo ministro di porre fine all’emergenza. Il premier deve, però, fare i conti con un rallentamento dei piani di costruzione intrapresi dal precedente governo, di cui faceva parte e che ha visto il completamento di poco più di 30mila nuove case nel 2024 contro le 40mila che erano state promesse dall’esecutivo. Il coinvolgimento di numerosi minori nella crisi abitativa, con annesso rischio aumentato di sviluppare problematiche di natura fisica e mentale in un’età cruciale per lo sviluppo, i drammi vissuti da molte famiglie e la maggiore esposizione dei più giovani che dormono in strada alle tossicodipendenze rendono l’emergenza abitativa irlandese un grave problema sociale, foriero di tensioni e problematiche che si faranno sentire anche nel lungo termine.
Il 61 per cento dei giovani tra i 18 ed i 24 anni in cerca di un’abitazione ha abbandonato il sogno di poter acquistare una casa propria ed ha fatto domanda per un alloggio popolare vista l’impossibilità di mettere da parte risparmi sufficienti ed, in ogni caso, anche l’attesa per una casa popolare è destinata a rivelarsi particolarmente lunga. Quest’emergenza sociale non è comunque riuscita a scalfire il duopolio che il Finne Gael ed il Fianna Fàil esercitano, in coppia o in solitaria, sui governi irlandesi sin dal 1932. Il partito di opposizione Sinn Fèin, fautore di politiche progressiste e legato ai movimenti separatisti repubblicani nordirlandesi, si è rafforzato progressivamente raggiungendo il primo posto alle consultazioni del 2020 e del 2024 ma venendo poi escluso dalla formazione degli esecutivi. Non è detto, però, che le cose non possano cambiare qualora la crisi persista o peggiori.
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