Jacopo Vasamì, chi è l’ultima stellina del tennis italiano. Dalla Rafa Nadal Academy all’amore per la Roma e il Reggaeton: “Sono un privilegiato”
Il tennis italiano non finisce mai di stupire. Anche in assenza di Jannik Sinner, il cui rientro a Roma è sempre più vicino, un altro romano d’adozione ha fatto parlare di sé in questi giorni. La scorsa settimana Jacopo Vasamì (sì, ci va l’accento) ha raccolto a Monza le prime vittorie a livello Challenger. 6-3 6-4 all’esordio contro Jubb, 6-4 6-4 agli ottavi in un derby next gen con il promettente 2006 spagnolo Landaluce. Jacopo si è fermato – non senza lottare – soltanto ai quarti contro l’ucraino Sachko, già n. 156 ATP, che lo ha sconfitto 6-4 al terzo (in un match combattuto come la settimana precedente, a Barletta, quando Sachko batté Vasamì al tie-break del terzo salvandogli un match point). E per non farsi mancare a Monza nulla ha pure raggiunto la finale in doppio – insieme all’amico Filippo Romano – che l’azzurrino gioca spesso per migliorare anche il gioco a rete.
Nato il 19 dicembre 2007 ad Avezzano (L’Aquila), è a Roma che si è pian piano sviluppato e valorizzato il talento di Jacopo. Se il rovescio è il colpo su cui sicuramente c’è un po’ più da lavorare, servizio e dritto (specie quello lungolinea) viaggiano già a meraviglia, favoriti anche dal metro e novantatré di altezza che per un 17enne sono sicuramente un bel punto di partenza. Il 2025 di Jacopo è partito alla grandissima, con due titoli ITF in bacheca dopo la bella esperienza in Australia (dove ha fatto da sparring, tra gli altri, a Musetti e Sonego), i primi successi nel mondo Challenger (“Ero consapevole di poter competere, ma senza nessuna certezza”, racconta) e tanta, tanta consapevoleza acquisita settimana dopo settimana.
Fin dall’età di anni Jacopo è seguito da Fabrizio Zeppieri (solo omonimo del tennista Giulio, con cui non c’è alcuna parentela), che Vasamì racconta essere “come un padre“ per lui. Zeppieri descrive Jacopo come un ragazzo estroverso che lavora con grande dedizione, spiritoso ma molto attento e intelligente. Oggi n. 853 ATP, Vasamì si è trasferito in Spagna a 12 anni e mezzo, dimostrando grande maturità lasciando casa molto presto (vi ricorda qualcuno?). Jacopo ricorda con grande piacere gli anni di allenamento alla Rafa Nadal Academy, dove più volte si è allenato con il suo idolo, cioè colui che dà il nome all’accademia. Dalla splendida esperienza in Australia al tifo per la Roma, fino all’amore per la musica, passando per pregi e difetti, il percorso scolastico e gli interessi oltre il tennis. Gentile, disponibile e molto educato, Jacopo si è raccontato (in diversi momenti) ai nostri microfoni.
D. Il tuo 2025 è iniziato alla grande, con i primi tornei vinti a livello ITF e le belle esperienze in Australia, dove hai avuto l’opportunità di allenarti tra gli altri con Musetti e Sonego. Che cosa ti sei portato a casa da quella trasferta?
Jacopo Vasamì: “In Australia è stata un’esperienza grandiosa, una trasferta bellissima. Stare lì, a contatto con i giocatori che disputano il torneo Pro e condividere tutti i luoghi del torneo con loro ti dà una motivazione in più per volerci tornare da Professionista. Ho avuto l’opportunità di allenarmi con Musetti e Sonego, prima che loro affrontassero Shelton e Tien, e ho imparato davvero tanto. Sono cresciuto molto in quelle tre settimane: tennisticamente parlando sono migliorato tantissimo, mi sono sentito più forte di quando sono partito. Quelle settimane mi hanno dato tanta consapevolezza”.
D. Come descriveresti l’atmosfera di uno Slam a chi non la conosce e non l’ha mai provata?
Jacopo Vasamì: “La bellezza dello Slam è anche tutto ciò che lo circonda, come per esempio stare nello stesso spogliatoio di Alcaraz, che faceva i tuffi a bomba nelle piscine. Carlos sembrava un mio coetaneo, o comunque non sembrava ‘Alcaraz’. Oppure capita di vedere Kyrgios che spacca racchette in un allenamento di un’ora e mezza. Il dietro le quinte è sicuramente è una parte speciale. Ci sono tanti giocatori che anche se perdono al primo o al secondo turno si fermano ad allenarsi, come Tsitsipas o Arnaldi. Poter vedere i loro allenamenti, così come quelli di Djokovic, Sinner e tutti i big, ti dà l’opportunità di imparare tantissimo. Poi sei sempre a contatto con i più grandi, ovunque ti giri ci sono Campioni. Guardi come si comportano e sei sempre a contatto con loro, in spogliatoio avevo l’armadietto di fianco a quello di Zverev… è un’atmosfera fighissima, è impagabile“.
D. Da un paio di settimane invece ti sei affacciato a questo nuovo mondo, quello dei Challenger. Come ti è sembrata questa prima esperienza?
Jacopo Vasamì: “Secondo me ho fatto la scelta giusta, nel senso di iniziare a giocare questo tipo di tornei quando ero pronto per farlo. Dopo l’Australia, la preparazione invernale e nell’ultimo periodo credo di aver fatto un grande lavoro a Roma, insieme a Fabrizio Zeppieri (l’allenatore, ndr) e Alessandro Cesario (il preparatore atletico, ndr). Ero consapevole di poter competere, ma senza nessuna certezza. Mi servivano un po’ di test e un po’ di partite per vedere se avessi il livello, dopo questi tornei ho imparato tanto e preso tanta consapevolezza. Sono molto felice per le prime esperienze che ho fatto, giocherò altri tornei di questo tipo”.
D. L’obiettivo di quest’anno quindi deduco che sia restare quanto più possibile in questo ambiente. Quali saranno i tuoi prossimi appuntamenti?
Jacopo Vasamì: “Certo, assolutamente. Ora dopo una settimana di allenamenti giocherò il Challenger di Roma (dal 21 al 27 aprile, ndr), poi giocherò le prequalificazioni per gli Internazionali BNL d’Italia. Sarà un torneo dove si giocheranno partite di ottimo livello e questa è la cosa che mi interessa di più: voglio crescere, giocare contro questi giocatori, imparare da loro e perché no, provare anche a batterli! Devo ringraziare la Federazione che mi sta aiutando molto con delle wild card, sono molto grato, è anche grazie a loro se sto facendo queste prime esperienze. Sono molto presenti nel mio percorso, lo apprezzo molto. Poi giocherò il Bonfiglio, il Roland Garros juniores, Roehampton e Wimbledon juniores: sia a Parigi che a Londra sarà la prima volta”.
D. Tu sei cresciuto alla Rafa Nadal Academy. Come si sta in quell’ambiente e come mai hai scelto la Spagna?
Jacopo Vasamì: “È nato tutto da uno di quegli stage che l’Accademia fa per promuoversi, in giro per l’Europa. Ce n’era uno vicino a Roma e io ho deciso di andare. Mi hanno notato e mi hanno proposto di andare ad allenarmi gratuitamente in Accademia per una settimana, perché volevano offrirmi una borsa di studio. Ad agosto 2020 (a 12 anni, ndr) sono partito e dopo quella settimana di prova mi hanno comunicato che mi avrebbero dato una borsa di studio di quattro anni, dov’era compreso anche il liceo americano, quello di 4 anni. In Accademia mi sono anche diplomato. Sono stato là da solo tra i 12 e i 14 anni, poi dai 14 anni la mia famiglia ha deciso di trasferirsi e venire a stare là con me. Ne avevo bisogno, poi i tornei iniziavano ad essere un po’ più lontani”.
D. Come andavi a scuola? Quali erano le tue materie preferite e quelle che ti piacevano meno?
Jacopo Vasamì: “Preferisco le materie umanistiche, quelle scientifiche mi interessano meno ma ho sempre mantenuto un rendimento alto, perché senza una media voti adeguata non eri autorizzato a partecipare ai tornei. Si trattava di un Liceo a frequenza obbligatoria in presenza, quindi in quegli anni mi sono allenato solo metà giornata. Ovviamente una grandissimo valore aggiunto è stato il potenziamento delle lingue straniere, per cui oggi parlo e scrivo fluentemente in inglese, in spagnolo e anche in Catalanom che è la lingua ufficiale di Mallorca e di tutte le Isole Baleari”.
D. Come ti sei appassionato al tennis?
Jacopo Vasamì: “Ho iniziato a giocare a quattro anni e mezzo al Tennis Club Parioli e sono stato lì per quasi cinque anni. Ho praticato anche altri sport: nuoto, tuffi, un po’ di calcio… però il tennis era quello che mi appassionava di più. Sono stato cinque anni al Parioli e poi mi sono trasferito a Tennis Club Nomentano sotto la guida di Fabrizio Zeppieri. Successivamente c’è stata la Rafa Nadal Academy e dopo il Diploma, da giugno 2024, sono tornato in Italia dal mio Maestro storico con un progetto e un team personalizzati”.
D. Direi che viaggiare e andare in giro per il mondo non rappresenta per te un grande problema.
Jacopo Vasamì: “Io ho lasciato casa a 12 anni, quindi sì, non sono proprio uno che si fa problemi ad andare in giro! (ride, ndr). Viaggiare mi piace tantissimo, anche se in alcuni casi, come in Australia, può essere molto stancante. È impegnativo e quanto più sali di livello tanto meno tempo starai a casa. Però noi tennisti siamo dei privilegiati, mi sento molto fortunato“.
D. Non è da tutti rendersi conto di certe cose, specialmente alla tua età, quindi bravo davvero. Volevo chiederti, com’è oggi essere un giovane tennista? Quali rinunce bisogna fare? Riesci comunque a conciliare vita professionale e vita privata?
Jacopo Vasamì: “Io ho lasciato l’Italia dopo l’esame di terza media, in tempo di Covid. I miei amici ora sono tutti in giro per il mondo… L’anno scorso sono tornato in Italia a giugno e ho trascorso un’estate intera vivendo al circolo del mio allenatore al Circeo. Le uniche uscite che mi concedevo erano un gelato o una cena fuori con lui e la sua famiglia. È ovvio quindi che la vita sociale ne risenta un po’, ma è una mia scelta e va bene così”.
D. Ti è pesata questa situazione?
Jacopo Vasamì: “Non è stato facile. Io venivo da Maiorca, dove ho lasciato molti miei amici, che come dicevo sono tutti un po’ sparsi per il mondo. Li vedevo tutti i giorni, con il mio migliore amico ho condiviso la stanza per tre anni. Poi Mallorca è un’isola molto bella, mare e tanti bei posti da visitare. In Italia invece non esco quasi mai, qualche volta mi capita di uscire con il mio amico Andrea De Marchi quando siamo liberi entrambi… Si fanno tante rinunce e sacrifici fin da piccolo, ma la mia vita ormai è il tennis e io sono veramente felice di questo. Poi ti torna tutto indietro in termini di soddisfazioni. Sono rinunce momentanee in nome di qualcosa di più grande che arriverà in futuro“.
D. Come ti descriveresti in tre parole per chi non ti conosce?
Jacopo Vasamì: “Come prima parola direi divertente. Non c’è persona che stia con me che non ride, devo dire che sono di ottima compagnia (sorride, ndr). Poi direi vivace, sono molto vivace. Per alcuni è una buona cosa, per altri no… ma secondo me è una bella cosa. Jacopo tennista invece è un lottatore, anche se forse è un po’ banale come parola”.
D. Un pregio e un difetto?
Jacopo Vasamì: “Un mio pregio è quello di riuscire ad adattarmi veramente ad ogni situazione, non mi faccio mai alcun tipo di problema. Sono molto ‘easy’. Difetto direi testardo, ho la testa un po’ dura”.
D. Che interessi hai oltre al tennis? Mi hai detto che da piccolo ti sei cimentato in tanti sport diversi, ne segui qualcuno?
Jacopo Vasamì: “Poco, quando ero piccolo andavo molto spesso allo stadio, ma nel periodo in Spagna non è quasi più capitato. Ora che sono in Italia però spero di riprendere ad andare qualche volta. Se mi dessero un biglietto per la finale del Roland Garros o la finale di Champions in cui gioca la Roma, la mia squadra del cuore, andrei alla finale di Champions! Oltre al tennis la cosa che mi piace di più è sicuramente stare con gli amici. Non tanto magari la sera, perché non sono un tipo che ama i locali o fare tardi, quanto piuttosto durante la giornata. Per dire, andare in spiaggia, in montagna, a prendere un gelato… sono tutte cose che mi piacciono tantissimo”.
D. Hai qualche altro interesse tipo libri, film, serie TV, musica?
Jacopo Vasamì: “Assolutamente, sono malato di musica. Sto 24 ore su 24 con la musica accesa, ascolto sempre reggaeton. Il mio cantante preferito si chiama Noel Schajris, non credo sia molto conosciuto in Italia. A qualunque persona tu chieda di me, ti risponderanno che mi vedono sempre o con le cuffie o con la cassa: faccio tutto con la musica, mi rilassa e mi carica nello stesso tempo. Musica, tennis, amici e famiglia è ciò che mi rappresenta“.
D. Chi è il tuo idolo?
Jacopo Vasamì: “Il mio idolo è Nadal e lo era anche prima di andare in accademia. C’è un mio video, dov’ero piccolino, in cui dicevo che mi piaceva Rafa perché era mancino e giocava da fondo come me. Dicevo anche che un giorno mi sarebbe piaciuto andare ad allenarmi nella sua accademia, prima che tutto succedesse. Poi quando ero un po’ più grande ho avuto l’opportunità di allenarmi tante volte insieme a lui e prendere spunto. Gli ho parlato spesso, è davvero un idolo“.
D. In questi anni ti ha detto qualcosa in particolare che ti ricordi ancora oggi?
Jacopo Vasamì: “Una cosa che mi ha sorpreso molto è il fatto che lui in allenamento tirava solo mine a tutto braccio a 300 km/h, perché diceva che tirare così forte gli dava fiducia. Però tirava sempre fuori, infatti le prime volte non era bellissimo allenarsi con lui. Palleggiava un po’, poi dopo due o tre palle in campo tirava sempre fuori di quattro metri. Poi però andava in partita e non sbagliava una palla. Ricordo che faceva settanta ore di back al giorno! Un giorno io mi stavo allenando con lui e con un altro ragazzo, con cui condividevo la metà campo. A un certo punto mi ha fatto una finta e mi ha fatto una palla corta, ma io ero due metri dietro la linea di fondo e non l’ho rincorsa. Era forse la seconda volta che mi allenavo con lui e la sua reazione è stata: ‘Ragazzino, guarda che ti devi muovere eh’. C’erano tutti gli allenatori a vedere l’allenamento, mi presero in giro una vita per questa cosa”.
D. C’è un momento in particolare con lui che ti è rimasto impresso?
Jacopo Vasamì: “Mi ricordo che Rafa cambiava grip ogni volta che si sedeva, usava 5/6 grip ad allenamento per la stessa racchetta. Poi l’anno scorso, quando lui doveva tornare in campo, ci siamo allenati insieme il giorno prima che lui partisse per Barcellona: abbiamo fatto un set di allenamento e l’ho vinto 6-2. Faceva due doppi falli a game, non poteva servire, non camminava. Eppure il giorno è andato in campo, ha battuto Cobolli, poi se l’è lottata con De Minaur e la settimana dopo a Madrid ha battuto anche l’australiano. Mi ha sconvolto, Nadal ha una soglia del dolore altissima. Sono tutte cose esemplari da vedere per un giovane tennista di 15/16 anni che ha tanta voglia di imparare. Un altro ricordo che ho di Rafa era il suo amore per la coca cola zero. Io abitavo molto vicino a lui a Maiorca, circa cinque minuti di macchina: ogni tanto mi ha accompagnato a casa, una volta ho aperto il bagagliaio della sua macchina e c’erano tipo sette casse di coca zero! Nadal è troppo normale per essere Nadal, quasi non mi sembrava che fosse lui“.