La Paddotta, in un cortometraggio la storia di una zolla di terra (e di radici che affondano nel Salento)
“Tutto parte da un rito reale. Ogni estate, dopo la morte di mio padre nel 2010, ogni volta che tornavo nel Salento con la mia famiglia, prima di passare da casa di mia madre, passavo dalla nostra campagna. Mio figlio Niccolò prendeva un ramoscello d’ulivo e lo portava sulla tomba di nonno Nicola. Guai se oggi mio padre tornasse e vedesse i suoi ulivi ridotti in queste condizioni. Morirebbe una seconda volta”: così scrive Gino Martella, biologo e documentarista, regista del cortometraggio La Paddotta che stasera è tornato nella sua terra, al Castello di Tutino di Tricase. Il cortometraggio è stato selezionato da 24 festival ottenendo 9 premi, tra i quali il premio The Best Nature Film ricevuto nel maggio 2024 a Cannes dal Global Short Awards di New York. Il film è tra i cortometraggi più premiati realizzati nel 2023, secondo cinemaitaliano.info.
“La caratteristica del Castello di Tutino – sottolinea Edoardo Winspeare, regista e direttore artistico del Castello di Tutino – è quella di voler fare dell’incontro e della condivisione un elemento imprescindibile dall’offerta culturale. È in quest’ottica che è pensata la vita al Castello: alla programmazione di eventi di vario genere si affiancano attività di scambio di esperienze e di coinvolgimento, nell’ottica di una struttura sempre viva, sempre aperta e che cresce anche grazie alle persone che la animano e la frequentano”.
Paddotta è il termine con cui in griko salentino si nomina una zolla di terra. Nel cortometraggio è il sogno intimo del mito delle radici. “Attraversare il territorio come in un sogno e guardarsi nel profondo – afferma il regista -. Provare al tempo stesso dolore e gioia davanti al paesaggio devastato dalla fitopatia causata dal batterio Xylella fastidiosa, con certi tronchi di ulivo morti trasformati in volti da uno scultore. La loro sofferenza, la loro morte, la loro trasformazione diventano metafora della società contemporanea”. “Credo che negli ultimi anni – continua Martella – in molti luoghi del Salento devastati dalla Xylella stia avvenendo un vero e proprio processo di costruzione di una neo-identità di un neo-Luogo con nuove relazioni sociali. Un processo che partendo dall’abbandono sta creando un qualcosa di nuovo”.
Gli interpreti di La Paddotta sono Cristian Cataldi e Gino Martella, il soggetto e la sceneggiatura sono di Gino e Niccolò Martella, le musiche di Marco Jeronimo Merino, la fotografia e la post-produzione sono di Massimo Bondielli, le traduzioni in salentino sono a cura di Mino Lezzi, le voci narranti sono di Giuseppe Cederna, Elisa Maggio e Niccolò Martella, le sculture arboree sono di Cristian Cataldi, il progetto grafico di Lorenzo Ricci.
La Caravanserraglio Film Factory – fondata nel 2014 da Martella con Massimo Bondielli e Marco Matera -, ha all’attivo 4 film: Se io fossi acqua, che racconta la forza distruttrice dell’acqua nell’alluvione delle 5 Terre e della Val di Vara, il cortometraggio Ovunque proteggi e il documentario Il sole sulla pelle, sviluppato con L’Aura Scuola di Cinema di Ostana di Fredo Valla e Giorgio Diritti, sulla strage ferroviaria di Viareggio. Dopo l’acqua e il fuoco con La paddotta è giunto il momento di misurarsi con un altro elemento della natura: la terra. Nel frattempo è in cantiere un nuovo lavoro che per chiudere il cerchio degli elementi tratterà una storia di aria.
Da oggi il cortometraggio sarà disponibile in esclusiva su ilfattoquotidiano.it.
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