Lois Boisson, la favola della Bevanda che divenne champagne. Non è un miracolo
Era partita in sordina, come una storia che avrebbe potuto suscitare scalpore Lois Boisson. Nella prima settimana aveva strappato, da wildcard e n.361 al mondo, un biglietto per il terzo turno contro Elsa Jacquemot. Una storia di provincia, di riscatto dopo gli infortuni. Che l’aveva però portata poi al quarto turno, contro la n.3 al mondo Jessica Pegula. E dopo il primo set perso lunedì sembrava tutto finito, sembrava che ancora una volta la Francia avrebbe dovuto rinunciare alle speranze di grande tennis. Ma i sogni son desideri.
Da quel set perso con Pegula è iniziata la trasformazione da “bevanda” (traduzione italiana del suo cognome) a champagne, prenotando l’ingresso nel gotha, diventando la prima giocatrice a qualificarsi alle semifinali del Roland Garros da wild card. Ed è anche la semifinalista Slam con il ranking più basso certamente dal 1985, visto che prima d’allora non si possono verificare tutte le classifiche. Ma con buona probabilità nessuna giocatrice con una classifica peggiore del suo 361 ha mai raggiunto il penultimo atto in un Major. Per quanto il livello della francese sia ovviamente superiore a quel freddo numero.
“Gioca da top 20”
Mats Wilander, dopo la vittoria su Pegula, si era espresso così: “Se non conoscessi il suo curriculum, direi che Boisson ha un gioco da top 20”. E detto da uno che ha vinto tre Roland Garros non è un’investitura da poco. In effetti Boisson ha giocato sempre in maniera spensierata e sconsiderata, rifuggendo i fantasmi del passato e tutti i problemi. Un tennis ricco di spin, potente, variazioni e soprattutto una facilità nel giocare un rovescio in slice che ha fatto passare ad Andreeva le pene dell’inferno. In uno Chatrier che nei momenti caldi del match sembrava davvero un’arena, con il pubblico ad esultare e incitare come non ci fosse un domani.
Nel fare un plauso al dj che ha fatto partire “Viva la Vida” dei Coldplay all’ultimo cambio di campo prima del decisivo break di Boisson, che le ha dato la vittoria, va anche valutata un’altra cosa. Che forse ancor più del gioco espresso, anche andando avanti, può fare la differenza: l’atteggiamento, elogiato in effetti anche da Sinner in conferenza stampa. Lois, neanche quando la vittoria era a un passo, si è mai scomposta. Interpretando la sua partita, spingendo e portando all’errore una dimessa Andreeva. Solo alla fine si è lasciata andare sulla terra del Roland Garros, a fissare il tetto chiuso. Palcoscenico del suo sogno più grande, a dare un sonoro schiaffo alla sfortuna che si era accanita. Sky is the limit.
E adesso, Lois?
Da lunedì prossimo Boisson festeggerà l’ingresso tra le prime 100, come n.65 del mondo. Sarà la prima francese a giocare la semifinale dello Slam di casa dal 2011, quando Marion Bartoli si arrese a Francesca Schiavone. Situazione ovviamente ben diversa da quella odierna, visto che Boisson è una delle più clamorose sorprese della storia degli Slam. Per quanto si tratti comunque di una ragazza giovane, la cui discesa in classifica è stata dovuta più ad infortuni e circostanze extra che problemi di gioco.
Contro Coco Gauff si giocherà l’accesso ad una storica, indimenticabile finale Slam. Sul suo campo, contro la n.2 del mondo. Non per godersi l’esperienza o per accontentarsi dell’impresa, ma per dire la sua fino in fondo: “Penso che tutti i bambini che giocano a tennis abbiano il sogno di vincere uno Slam. E per i giocatori francesi è più vincere il Roland Garros. Quindi è un sogno. Di sicuro mi dedicherò a questo sogno, perché il mio sogno è vincere, non essere in semifinale. Perciò cercherò di fare del mio meglio”.
Il suo meglio Boisson lo ha già mostrato, e ha fatto vedere i picchi quali possano essere. Lei stessa ha detto che questo non è un miracolo, ma è frutto del duro lavoro. Come avevamo raccontato, un brutto infortunio nella primavera 2024 le aveva arginato la crescita. Un anno dopo ha saputo essere più forte, avventarsi come una rapace sulla sua occasione e coglierla. Una semifinale Slam non si centra per caso. Non si battono la n.3 e la n.6 del mondo in pochi giorni per caso. Perché la bella favola è diventata realtà, e Cenerentola Boisson è arrivata al più nobile dei balli.
Dicono: “Le seconde possibilità non hanno senso. È un po’ come leggere sempre lo stesso libro. Tutto molto bello, ma il finale lo sai già, e non cambierà mai”. Il libro di Lois Boisson lo abbiamo appena iniziato, dopo che avremmo dovuto già leggerlo un anno fa. Per una volta il destino ha ripagato i propri debiti. E il libro della francese di Lione sembra davvero solo all’inizio. L’inizio di qualcosa di grande. E il finale bisogna scriverlo.