Il Milano Pride parte dai quartieri: “Vogliamo rendere visibile che la nostra comunità non esiste solo in centro”
Per la prima volta, il Milano Pride parte dalle periferie. L’evento inaugurale dell’edizione 2025 si terrà sabato 7 giugno a Dergano, quartiere multiculturale nella zona nord della città, fuori da quella che a Milano viene chiamata “la cerchia dei bastioni”. Sarà una giornata dedicata allo sport e all’inclusione, organizzata insieme al collettivo Qpride, attivo da anni sul territorio con iniziative comunitarie.
“Abbiamo scelto Dergano perché è un quartiere vivo e impegnato, con un’ampia rete di associazioni che lavorano ogni giorno sull’inclusione e la convivenza. Volevamo che il primo evento del Pride fosse lì, dove la comunità c’è e chiede più visibilità. Non più solo nel centro città”, racconta Alice Redaelli, presidente di CIG Arcigay Milano.
La scelta segna un cambio di passo: non più solo eventi diffusi nel centro, ma una strategia strutturale che punta a radicare gli eventi del mese del Pride nei quartieri. “Noi come Milano Pride abbiamo sempre avuto l’obiettivo di contaminare il più possibile tutta la città. Alcuni quartieri, per storia o contesto culturale, sono stati più facili da raggiungere. Altri meno. Ma è proprio lì che vogliamo spingerci, per rendere visibile che la nostra comunità non esiste solo in centro”, spiega Redaelli. “Entrare nei quartieri è un gesto di dialogo. È un modo per dire: ci siamo, siamo qui, nella vostra quotidianità. È un’occasione per incontrare anche chi non conosce la comunità LGBTQIA+, o la conosce solo attraverso pregiudizi. È attraverso il dialogo che si abbattono le barriere”, prosegue.
L’evento tra piazza Dergano e i giardini Cesare Padani sarà il primo passo di un nuovo format che Arcigay Milano intende replicare ogni anno. “Vogliamo aprire ogni edizione del Pride con un evento in periferia. L’anno scorso avevamo già collaborato con Qpride, ma in maniera meno strutturata. Quest’anno abbiamo deciso di iniziare ufficialmente da qui. E nei prossimi anni continueremo in altri quartieri periferici”.
L’obiettivo è chiaro: fare del Pride una piattaforma di cittadinanza attiva, diffusa e radicata nei territori. “Crediamo sia necessario valorizzare e sostenere chi lavora tutto l’anno per l’inclusione e i diritti nei quartieri. E fare in modo che la comunità LGBTQIA+ sia visibile ovunque, non solo durante la parata del 28 giugno”.
Il tema scelto per l’appuntamento di Dergano è lo sport. “È uno dei mezzi di inclusione più potenti che abbiamo. Qualcosa che attraversa le differenze e può mettere in relazione mondi diversi. Ma se ne parla ancora troppo poco, e spesso manca una reale cultura dell’inclusione nello sport”, sottolinea Redaelli. “La giornata sarà quindi anche un’occasione per affrontare il tema dell’accessibilità e della partecipazione nello sport, soprattutto per le persone trans, non binarie e queer, che troppo spesso ne vengono escluse o invisibilizzate” spiega Redaelli.
La decisione di portare il Pride nei quartieri arriva in un momento politico in cui le istituzioni, a partire dalla Regione Lombardia, continuano a ignorare le istanze della comunità LGBTQIA+. “La Regione continua a non concederci il patrocinio. Non è una novità, ma è un segnale: significa che le istituzioni che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini scelgono di voltarsi dall’altra parte”, denuncia Redaelli. Dal punto di vista pratico il mancato patrocinio “non pesa sull’organizzazione, ma pesa sul piano culturale. Le istituzioni hanno il dovere di sostenere chi lavora nei territori. Non lo fanno, e questo racconta molto del tipo di classe politica che ci governa”.
“Viviamo in un Paese in cui la società civile è spesso molto più avanti della politica. Lo dimostra il fatto che ogni anno i Pride italiani crescono. Quest’anno saranno più di 50, un numero altissimo a livello europeo. Il nostro compito è continuare a lavorare nelle comunità, per sensibilizzare, ascoltare e creare ponti”. Quindi, secondo li organizzatori, riportare il Pride nei quartieri è anche una risposta concreta all’arretramento dei diritti. “In un mondo in cui si restringono gli spazi di libertà bisogna tornare tra le persone. Parlare e esserci. Creare relazioni, comunità e presenza. Non possiamo affidarci solo alla politica. Dobbiamo costruire dal basso un cambiamento che sia reale e condiviso. E il Pride può essere uno degli strumenti più potenti per farlo” spiega Redaelli.
Il Milano Pride 2025 per questo sarà anche fortemente politico. “Il nostro movimento nasce dalla comunità LGBTQIA+, ma si intreccia da sempre con altre lotte. Non si possono affrontare i diritti di una parte dell’umanità senza considerare le oppressioni che colpiscono le altre. Le radici delle discriminazioni sono comuni e vanno affrontate in un’ottica intersezionale”, spiega Redaelli.
Nei giorni del Pride, Arcigay Milano ospiterà anche attiviste e attivisti da altri Paesi. “È importante usare il nostro privilegio per dare voce a chi ne ha meno. Abbiamo avuto con noi negli anni passati attivisti da Ungheria, Russia, Ucraina e Iran. Quest’anno ci collegheremo con il Budapest Pride, che si terrà lo stesso giorno della nostra parata, il 28 giugno, nonostante il rischio altissimo per chi vi partecipa, visto il divieto imposto da Orban. È un atto di resistenza, e noi vogliamo amplificarlo”.
L’evento di Dergano sarà solo il primo di un mese ricchissimo. “Come ogni anno, il Pride non è solo la parata finale. A giugno organizziamo decine di eventi: presentazioni di libri, talk, incontri con le scuole, mostre, cineforum, attività sportive e laboratori. Toccheremo tanti quartieri, coinvolgendo biblioteche, spazi culturali, centri sociali e università” racconta Redaelli. L’obiettivo è “fare cultura, creare connessioni, offrire occasioni di formazione e confronto. Vogliamo che il Pride sia un’opportunità per tutta la cittadinanza, non solo per chi già fa parte della comunità LGBTQIA+”.
Tra i momenti culminanti ci sarà la Pride Square, dal 25 al 27 giugno: “Un festival di tre giorni che quest’anno ancora più politico, vista l’aria che si respira in Italia e nel mondo. Avremo un palinsesto fittissimo di incontri, dibattiti e performance per indagare le sfide che attraversano le nostre comunità e le minoranze in generale” spiega Redaelli. Si parlerà di identità di genere, famiglie, migrazioni, ma anche “del contesto politico che stiamo vivendo, dalle leggi liberticide italiane ai venti autoritari che soffiano sull’Europa”.
A chiudere il mese sarà la grande parata del 28 giugno, con partenza da via Vittor Pisani e conclusione all’Arco della pace con un momento di celebrazione . “Ma la vera forza del Pride sta in ciò che lo precede. È nei giorni in cui ci incontriamo, parliamo, ci ascoltiamo, impariamo gli uni dagli altri. È lì che il cambiamento prende forma” conclude Redaelli.
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