Garlasco, consegnati tutti i reperti ai consulenti: dalle perizie attese molte risposte
GARLASCO. La nuova inchiesta sull’uccisione di Chiara Poggi – 26enne colpita a morte con un corpo contundente mai ritrovato nella sua abitazione di via Pascoli a Garlasco dove era sola e aprì al killer la mattina del 13 agosto 2007– dove porterà?
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A dirlo potrebbero essere prove strettamente fisiche, ovvero reperti, in parte mai analizzati, trovati nella villetta e 58 fascette para adesive con cui erano state rilevate delle impronte sempre in casa Poggi. Elementi probatori recuperati ieri in asettici scatoloni custoditi tra il comando carabinieri di via Moscova a Milano e il vecchio edificio di Medicina legale all’interno del perimetro del vecchio San Matteo di Pavia. Prove che, a quasi 18 anni dal quel delitto che per lo Stato ha un colpevole ovvero Alberto Stasi, fidanzato della vittima, condannato a 16 anni in via definitiva, potrebbero forse fornire nuovi riscontri. La procura di Pavia, che ha riaperto le indagini a marzo, è convinta che in quella villetta la mattina del 13 agosto ci fosse anche (o solo) Andrea Sempio, allora 19enne e amico di Marco Poggi, fratello minore di Sempio. Sia Stasi sia Sempio continuano a proclamarsi innocenti.
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Le nuove analisi
Comunque la gip Daniela Garlaschelli ha disposto l’incidente probatorio, analizzando proprio quelle prove per “cristallizzarle” in vista di un eventuale processo a Sempio. Un’attività che durerà almeno fino al 24 ottobre, quando ci sarà un’udienza dell’incidente probatorio a Pavia. Ora gli scatoloni, recuperati con una procedura rigida e alla presenza delle parti (l’ex comandante del Ris Luciano Garofano per Sempio, il genetista Marzio Capra e l’avvocato Gian Luigi Tizzoni i genitori di Chiara Poggi) sono stati affidati ai periti nominati dalla gip Daniela Garlaschelli. Sono i poliziotti scientifici Denise Albani (genetista) e Domenico Marchigiani (dattiloscopista) che da martedì 17 in contraddittorio con le parti inizieranno ad analizzarli in un ambiente sterile al gabinetto scientifico del Fatebenefratelli di Milano. Le parti assisteranno alle operazioni, ma dietro un vetro per evitare contaminazioni. Solo dopo l’apertura del 17 giugno si potrà capire anche lo stato di conservazione. Negli scatoloni ci sono le impronte rilevate tramite fascette para adesive in 58 punti di casa Poggi. L’attenzione è sull’impronta 33 non insanguinata trovata sulle parete delle scale dove fu trovato il cadavere di Chiara e attribuita dai pm pavesi a Sempio il cui Dna sarebbe sotto le unghie di Chiara. Ma anche sull’impronta 10, mai attribuita, che potrebbe essere lasciata dalla mano sporca del killer sulla parte interna della porta di casa Poggi.
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«Risultati dall'impronta 10? No, siamo veramente al limite del limite del limite», ha anticipato Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, parlando del rischio di deterioramento dell'impronta. Poi, a Pavia, sono stati presi altri reperti: una porzione insanguinata del tappetino del bagno, la spazzatura di casa Poggi, ma anche barattoli di yogurt e thè vuoti. Saranno analizzati per confrontarli con il Dna di Andrea Sempio, ma anche di Alberto Stasi. Oltre che delle gemelle Cappa, cugine di Chiara, di Alberto Panzarasa (amico di Stasi), di Mattia Freddi e Roberto Capra (amici di Sempio), oltre che di carabinieri e soccorritori.