Tour, tutto sulle spalle di Milan: cosa deve fare per vincere la maglia verde, minacciata da Pogacar e Van der Poel
Una luce verde speranza splende in gruppo dalla quarta tappa del Tour de France. È quella di Jonathan Milan, leader della classifica a punti. Il primato dello sprinter italiano, però, è minacciato da due fuoriclasse del ciclismo che in carriera hanno vinto 17 classiche monumento. Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel sono i diretti rivali di Milan nella corsa alla maglia verde. Due avversari insoliti e che in pochi avrebbero pronosticato alla vigilia del Tour. Lo stesso Milan credeva di lottare contro gli altri velocisti, come ha sottolineato domenica dopo l’arrivo a Carcassone: “Non mi aspettavo di avere Pogacar come avversario principale e dietro Van der Poel. Pensavo a qualche altro velocista e invece mi hanno lasciato solo. Tadej sapevo che poteva fare tante vittorie, avevo una mezza idea che andasse così”.
In effetti Pogacar nel 2023 e 2024 ha chiuso quarto in questa classifica e addirittura terzo nel 2022. Era nell’aria che potesse fare altrettanto nel Tour 2025. Ma a fare la differenza rispetto al passato sono state le tappe di Rouen, Boulogne sur Mer e Mur de Bretagne che assegnavano 50 punti al vincitore e in cui Pogacar ha ottenuto due vittorie e un secondo posto. Lo stesso vale per Van der Poel, che ha raccolto molti punti dalla fuga nelle frazioni mosse e negli sprint intermedi. Alla vigilia della terza settimana Milan comanda con 251 punti, contro i 223 di Pogacar e i 210 di Van der Poel. Per l’Italia sarebbe un successo storico visto che solo Franco Bitossi nel 1968 e Alessandro Petacchi nel 2010 hanno vinto la maglia verde. E bisogna tornare a Francesco Moser (1975) per trovare un corridore azzurro più giovane capace di vestirla. Milan ha già spezzato il digiuno più lungo della storia in termini di vittorie di tappa al Tour per l’Italia con il trionfo di Laval, sei anni e 113 tappe dopo il successo di Vincenzo Nibali a Val Thorens nel 2019.
Ora, però, vuole portare a casa la maglia più ambita per un velocista. Per farlo il friulano deve imporsi mercoledì a Valence, che potrebbe essere l’ultima chance per gli sprinter puri. Ma fondamentali saranno i traguardi volanti, che assegnano 20 punti al primo. Milan deve vincerli anche nelle tappe di montagna, sfruttando il fatto che sono posizionati nei primi chilometri e prima delle salite. E poi dovrà sperare che Pogacar non vinca tutte le tappe in quota, che assegnano 20 punti ciascuna, e che non tenti l’impresa sugli Champs–Élysées sfruttando lo strappo di Montmartre, in una frazione che vale 50 punti.
Lo sloveno è l’avversario più pericoloso perché ha solo 28 lunghezze di ritardo e, potenzialmente, può accumulare tanti punti nelle tre tappe di montagna, a Parigi e negli sprint intermedi, transitando alle spalle dei velocisti anche senza fare la volata. Van der Poel, invece, ha bisogno di vincere una tappa, magari la penultima con arrivo a Pontarlier, adatta alle fughe, o proprio quella di Parigi, dove potrebbe avvantaggiarsi sulle rampe di Montmartre. A quei eventuali 50 punti potrebbe aggiungere quelli dei vari sprint intermedi, in cui darà battaglia come accaduto ieri nella frazione di Carcassone.
Per Milan la via è una sola: vincere o almeno arrivare tra i primi tre a Valence e raccogliere quanti più punti possibili negli sprint intermedi. Quest’ultimi saranno decisivi. Van der Poel cercherà di anticipare l’azzurro, magari animando la fuga, per impedirgli di sprintare. Pogacar, invece, difficilmente farà le volate nei traguardi intermedi. La sua priorità resta la vittoria del Tour e la maglia verde arriverebbe come conseguenza di eventuali altri successi di tappa, ma non è un obiettivo. Anche se lo sloveno sfaterebbe un tabù che per un uomo di classifica dura dal 1995, quando la vinse Laurent Jalabert.
Per Milan e per l’Italia, invece, la maglia verde è fondamentale per mascherare l’ennesimo Tour anonimo. Se si esclude il velocista della Lidl-Trek, gli altri azzurri non si sono mai visti e mai hanno centrato una top-3. La classifica a punti, come fu nel 2023 la maglia a pois di Giulio Ciccone, sarebbe una consolazione a cui aggrapparsi in un’epoca di profonda crisi del nostro ciclismo.
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