Donald Trump, Jeffrey Epstein, Ghislaine Maxwell: il triangolo che fa tremare il presidente USA
Per anni Donald Trump ha evitato lo tsunami. Ha schivato accuse, glissato sui rapporti con Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell, negato ogni coinvolgimento con l’isola delle minorenni nei Caraibi. Ma ora, a pochi mesi dall’inizio della vera campagna elettorale per il 2026, il caso Epstein ritorna in scena. E questa volta potrebbe travolgere tutto e tutti.
Non è una fuga di notizie né un’indagine giornalistica a riaprire la questione. È lei: Ghislaine Maxwell. In carcere da tre anni, condannata a vent’anni per complicità nel traffico di minorenni organizzato da Epstein, la donna che un tempo viveva a cavallo tra Londra, Parigi, New York e Palm Beach oggi, dietro le sbarre, prepara il suo ritorno. E non in silenzio. Secondo l’avvocato Alan Dershowitz, l’unica vera chiave per decifrare l’intero sistema Epstein – dai clienti illustri agli insabbiamenti – è proprio lei. E non è solo disposta a parlare: è pronta a farlo davanti al Congresso, a una sola condizione. Immunità e scarcerazione.
Maxwell tra yoga, diari segreti e guardie del corpo in cella
Dalla sua cella in Florida, Ghislaine Maxwell non si è mai considerata finita. Ha scelto di non crollare. Si tiene in forma, fa yoga, insegna economia alle altre detenute e gestisce la biblioteca. Ma soprattutto scrive. Diari privati, appunti, documenti. Scrive come se dovesse lasciare un’eredità o costruire un dossier. Ogni giorno parla con i suoi avvocati e ogni giorno, secondo chi lavora nel penitenziario, si muove con una cautela quasi paranoica: non resta mai sola, cerca sempre ambienti condivisi.
Ha stretto un legame strettissimo con una detenuta nota per la sua violenza: Nancy Novak, condannata per aver ucciso marito e suocera a mani nude. Non è una scelta casuale. Maxwell si è creata attorno una cerchia di protezione. Lo fa perché teme di finire come Epstein. Lo fa perché sa di avere un prezzo. E perché, dopo la pubblicazione da parte del Wall Street Journal di una lettera attribuita a Trump e indirizzata a Epstein – oscena, disegnata, inequivocabile – qualcuno ha cominciato a chiedersi: è stata lei a farla uscire?
Dershowitz rompe il silenzio: “Ghislaine è la Stele di Rosetta”
Alan Dershowitz, volto iconico della destra americana e storico avvocato delle cause impossibili, ha deciso di esporsi. Dopo un silenzio durato mesi, è riapparso sulle reti conservatrici per mandare un messaggio chiaro: “Se volete sapere la verità su Epstein, c’è solo una persona da ascoltare. Ghislaine Maxwell. È lei la Stele di Rosetta di questa storia. Sa tutto. E vuole parlare”.
Secondo lui, le liste dei clienti non esistono. Non ci sono archivi nascosti, né documenti top secret pronti a scoppiare come bombe. Ma esistono testimonianze, voci, nomi pronunciati da chi ha frequentato Epstein e la sua isola. Quei nomi, oggi, sarebbero nelle mani di giudici federali sotto giuramento di riservatezza. E secondo Dershowitz, la versione di Ghislaine potrebbe far crollare interi equilibri politici.
Il fatto che proprio Dershowitz – sospettato di essere stato non solo legale ma amico intimo di Epstein – abbia preso le difese della Maxwell, indica che dietro le quinte si sta giocando una partita pericolosa. Perché in gioco non c’è solo la verità. C’è il potere.
Trump e il crollo della narrativa MAGA
Per anni, Donald Trump ha alimentato – e cavalcato – il mito della cospirazione. Ha lasciato intendere che Epstein fosse una pedina di un sistema criminale democratico, che Bill Clinton fosse coinvolto, che l’America fosse controllata da un deep state di pedofili. Le sue promesse erano chiare: una volta tornato alla Casa Bianca, avrebbe fatto pulizia. Pubblicato i nomi. Ristabilito la giustizia.
Oggi, quella narrativa si è sgretolata. Due settimane fa, Trump ha definito il caso Epstein “una montatura”, ha detto che non esiste alcuna lista, ha accusato chi ancora ne parla di essere un “idiota”. Quando i suoi sostenitori, quelli che avevano creduto fino all’ultimo nella sua battaglia, hanno reagito con rabbia, lui ha rincarato la dose: “Non voglio il vostro appoggio”.
Nel frattempo, la sua ministra della Giustizia Pam Bondi ha licenziato nottetempo Maurene Comey, la procuratrice che aveva indagato su Epstein e Maxwell. Il sospetto che si voglia insabbiare tutto è tornato a serpeggiare. E la base MAGA, tradita, si sta spaccando.
La lettera che scuote la Casa Bianca
Quando il Wall Street Journal ha pubblicato la lettera di auguri scritta da Trump per il 50esimo compleanno di Epstein, la reazione è stata furiosa. Il presidente ha negato tutto, ha querelato Murdoch per dieci miliardi e ha giurato di non aver mai fatto un disegno in vita sua. Peccato che esistano sue opere vendute all’asta. E che il libro in cui compare la lettera contenga anche gli auguri di altri personaggi famosi, molti dei quali hanno confermato l’autenticità.
La Casa Bianca non teme solo il contenuto della lettera. Teme la fonte. E tutti gli occhi si posano su Ghislaine. La domanda vera è: è solo l’inizio?
Una scarcerazione possibile, una testimonianza letale
Maxwell non ha mai smesso di lottare per uscire. Ha fatto ricorso alla Corte Suprema sostenendo che, in virtù dell’accordo del 2008 tra Epstein e la procura della Florida, non avrebbe mai dovuto essere processata. Quell’accordo – che risparmiò al miliardario una condanna da 45 anni riducendola a soli 12 mesi – secondo i suoi avvocati la copriva automaticamente.
Se davvero il caso Epstein, come dice Trump, “non esiste”, allora perché lei è ancora in carcere? E se nessuno vuole fare i nomi, perché non lasciarla andare? Sono domande che oggi circolano anche nei corridoi di Washington. La settimana scorsa, quando si è ipotizzato un possibile perdono presidenziale, la reazione pubblica è stata brutale. Le vittime di Epstein si sono sollevate. Il ministero della Giustizia ha dovuto rassicurare il pubblico: “Non c’è mai stata, né ci sarà, alcuna grazia per Maxwell”.
Ma lei non molla. Anzi, rilancia. È pronta a testimoniare. Davanti al Congresso. Sotto giuramento. Con nomi, date, luoghi. Il fratello Ian teme per la sua vita. Perché lo spettro della fine di Epstein è ancora vivo. E perché Ghislaine, oggi più che mai, è il detonatore di una bomba che nessuno sa più come disinnescare.
Il triangolo maledetto
Trump, Epstein, Maxwell. Tre nomi, un unico incubo. Uno è morto in circostanze sospette. L’altra è rinchiusa ma pronta a far esplodere la verità. Il terzo è il presidente degli Stati Uniti e sta scoprendo, forse per la prima volta nella sua carriera, di non avere più il controllo. La storia non è finita. E ogni giorno che passa, si avvicina sempre più a una resa dei conti.