Simone Vagnozzi : “Sinner sa esattamente quel che vuole. Cahill? Sono stato fortunato, spero rimanga”
Simone Vagnozzi, coach di Jannik Sinner dal 2022, è stato intervistato da ATPTour.com per approfondire diverse tematiche riguardanti il numero uno al mondo: dal lavorare insieme a lui e a Cahill fino alla rivalità con Carlitos Alcaraz. “È una posizione meravigliosa, qualcosa che cercavamo da tre anni e mezzo – si riferisce Vagnozzi circa la vetta del ranking -. Arrivare al numero 1 significa andare in ogni torneo con l’intenzione di vincerlo. Come diciamo sempre nel nostro team, la cosa importante è cercare di lavorare e prepararsi nel miglior modo possibile per avere l’opportunità di competere e vincere il maggior numero di titoli possibile. Per noi l’importante è avere la tranquillità di aver fatto tutto al meglio.”
Oltre all’immenso talento di Jannik Sinner e l’ottimo lavoro di Simone Vagnozzi c’è anche la mano di Darren Cahill: “Devo dire che sono molto fortunato ad aver incontrato una persona come Darren, sia dal punto di vista professionale che personale. Abbiamo avuto subito un’ottima sintonia e questo ci ha aiutati nel nostro percorso. Non è mai facile trovare quella chimica, ma abbiamo sempre messo al primo posto l’interesse di Jannik“.
Sulla differenza tra i ruoli, Vagnozzi ha spiegato: “In pratica abbiamo ruoli diversi: io sono responsabile degli aspetti più tecnici e tattici, mentre lui si occupa più della parte mentale ed emotiva. Ovviamente condividiamo tutto e la cosa più importante è che il giocatore senta sempre una voce unitaria“. Non è chiaro se Cahill rimarrà o meno nel team (nonostante la ‘promessa’ fatta a Sinner prima della finale di Wimbledon): “Onestamente al momento non c’è nulla di certo, ma saremo tutti felici se Darren resterà”.
Sulla riduzione del lavoro dell’allenatore quando il giocatore raggiunge la vetta, Vagnozzi si sente di dissentire: “Parliamo di atleti talmente esigenti che non vogliono semplici amici, per così dire, ma persone che li aiutino a raggiungere il loro massimo potenziale… Vogliono persone sincere che, a volte, dicano loro anche cose che non vogliono sentire. L’esperienza aiuta senza dubbio, così come vivere nuove situazioni e lavorare con atleti diversi. Penso che i migliori coach siano quelli che ottengono grandi risultati con atleti diversi. Sta a noi capire come portare valore ed è per questo che dobbiamo essere un po’ come camaleonti perché non si può usare lo stesso metodo con tutti i giocatori“.
Su Sinner, Vagnozzi racconta: “È una persona molto calma e molto matura per la sua età. Sa esattamente cosa vuole ottenere nella vita, ma è anche un ragazzo di 23 anni divertente e geniale, una persona piacevole da avere accanto fuori dal campo. Il suo segreto è proprio questo: il desiderio costante di migliorarsi, il non essere mai soddisfatto. Senza questo, trovare ogni giorno la motivazione per allenarsi sarebbe davvero difficile“. Questo atteggiamento non è solo figlio del campo: “È fondamentale che il giocatore studi anche per conto proprio. È un modo per visualizzare la partita. È importante che noi forniamo informazioni e analisi, e poi che loro le facciano proprie.”
Impossibile non domandare circa Alcaraz: “Carlos è un giocatore così speciale che ti pone problemi che altri non sanno creare. Per questo è essenziale prepararsi nel miglior modo possibile per risolvere gli enigmi che ti propone. Più ti alleni in quelle situazioni, più ti sentirai a tuo agio in partita. Come in tutto – conclude Vagnozzi – penso che l’equilibrio sia la qualità più importante che un giocatore deve avere. Rimanere con i piedi per terra quando le cose non vanno bene, e non abbattersi quando non succede ciò che ci si aspettava“.