Genova, container con armi per Israele rispediti al mittente. I portuali: “Vittoria impensabile”
I tre container Evergreen contenenti armamenti destinati a Israele non saranno scaricati in Italia. Erano a bordo della Cosco Shipping Pisces, una delle navi portacontainer più grandi al mondo. Dopo la segnalazione arrivata dal porto del Pireo e l’annuncio di uno sciopero al terminal PSA di Genova Pra’, la compagnia di stato cinese ha deciso di rinviare il carico a Singapore, porto di partenza. La mobilitazione ha centrato l’obiettivo prima ancora di scendere in sciopero.
“Non era mai successo: è bastato annunciare lo sciopero e la compagnia ha rinunciato allo scarico. Una vittoria impensabile“, dice a ilfattoquotidiano.it José Nivoi, sindacalista USB Mari e porti e del Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp). “Non è la prima volta che indiciamo uno sciopero contro il transito d’armi verso teatri di guerra, ma questa volta il clima è stato diverso”. Durante l’assemblea dei delegati PSA con i lavoratori è emersa un’adesione larghissima. Lo sciopero annunciato si preannunciava compatto e determinato, capace di rallentare le operazioni con effetti economici e d’immagine significativi per Cosco. “Eravamo pronti a bloccare tutto, ma non pensavamo sarebbe bastato l’annuncio”, aggiungono dal Calp. “È un segnale forte. L’indignazione non si limita più ai soliti circuiti di attivisti e militanti: oggi ha prodotto scelte inedite anche in colossi economici e giganti della logistica come Cosco, Evergreen e lo stesso terminal PSA”.
L’allerta sul carico destinato all’esercito israeliano era partita dal porto del Pireo, in Grecia. Damianos Voudigaris, per il sindacato Enedep, aveva segnalato la presenza a bordo di materiale bellico attraverso un video pubblicato nei giorni scorsi. Nel giro di poche ore si è attivato il Coordinamento internazionale dei porti contro la guerra, con i sindacalisti dell’Enedep in contatto diretto con quelli genovesi dell’Unione sindacale di base. Nel frattempo, a Genova, anche il Comune ha preso posizione. Il 30 luglio il Consiglio comunale ha approvato una mozione presentata da AVS per il riconoscimento dello Stato di Palestina e, soprattutto, la sospensione dei rapporti istituzionali con il governo israeliano. Il testo era già previsto, ma è stato rafforzato e anticipato dall’intervento dell’assessore Emilio Robotti durante il presidio dei portuali sotto Palazzo Tursi. “Indubbiamente la concomitanza ha dato maggiore agibilità e forza politica alla nostra mobilitazione”, riconosce Nivoi.
Nei giorni scorsi, la Cosco Pisces — ora attraccata a Pra’ — era rimasta insolitamente a lungo in rada davanti a La Spezia. La vicenda dei tre container al centro della protesta hanno così rallentato la consegna di migliaia di altri. Ritardi e costi aggiuntivi si sono sommati al rischio (ipotetico) di perdere la commessa, in considerazione di altri recenti ritardi subiti della compagnia negli scali genovesi. Secondo i portuali del Pireo, Cosco avrebbe cercato di attribuire la responsabilità del carico alla Evergreen, compagnia di Taiwan, forse un tentativo di scarico politico, sebbene la società si guardi bene dal rilasciare note ufficiali, preferendo comunicazioni per interposta persona con giornalisti e sindacati. “Con il senno di poi, considerando il contesto, la decisione della compagnia è stata prevedibile e razionale”, osserva Nivoi considerando il danno economico che sarebbe derivato da ulteriori ritardi. “Ma resta un precedente enorme. Siamo stati il proverbiale ‘sassolino’, capace per una volta di inceppare davvero l’ingranaggio della logistica bellica”.
Nel 2019, a Genova, fu necessario arrivare allo sciopero per fermare un carico di materiale “dual use”. In Francia e Grecia, altri blocchi erano stati attuati con azioni di “obiezione di coscienza” su container specifici. Stavolta è bastato l’annuncio. La rotta conferma il meccanismo: saltato lo scarico in Grecia, i container sarebbero stati trasbordati da La Spezia o Genova su navi feeder — portacontainer più piccoli e veloci — verso Israele o terminal del Vicino Oriente. “Dopo Genova”, spiega Nivoi, “la nave avrebbe toccato Marsiglia e Valencia, dove i colleghi erano già pronti allo sciopero. È la dimostrazione di quanto possa servire, in questo contesto di escalation bellica, il coordinamento internazionale dei portuali del Mediterraneo“.
Il prossimo appuntamento del coordinamento sarà proprio a Genova, il 26 settembre, quando si terrà l’assemblea internazionale. Tra gli obiettivi dell’iniziativa condividere strategie per rendere i porti europei spazi liberi dai traffici d’armi. In Italia, questo significa applicare davvero la legge 185/90, che già vieta l’invio di armamenti a paesi in guerra. Una norma troppo spesso elusa grazie a opacità, triangolazioni e complicità politiche legate all’alleanza atlantica.
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