Con un flash mob sull’Adamello, che ospita il ghiacciaio più grande delle Alpi italiane, si è aperta la Carovana dei Ghiacciai 2025 di Legambiente. Il gigante bianco dell’Adamello è sempre più sotto scacco della crisi climatica: nel 2024 ha registrato un importante arretramento del fronte di –127 metri, un dato preoccupante e in costante crescita. Da qui, al grido “il tempo di agire è ora”, un lungo e colorato serpentone umano, guidato da Legambiente e composto da persone provenienti da diversi paesi europei, questo week-end ha srotolato uno striscione di 4 metri x 4 formando intorno ad esso una catena umana circolare per richiamare l’attenzione dei governi chiedendo a gran voce una governance europea per i ghiacciai. Si è aperta così, con un’azione collettiva e internazionale, l’anteprima di Carovana dei ghiacciai 2025 di Legambiente che ha visto sull’Adamello la partecipazione del CAI, della Fondazione Glaciologica Italiana (già Comitato Glaciologico Italiano), di CIPRA ITALIA (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), – promotori insieme a Legambiente del “Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse” – e di una numerosa rappresentanza degli oltre 80 sottoscrittori del Manifesto, tra enti pubblici e privati, ONG, progetti europei, enti di ricerca e altre organizzazioni. Tra i presenti sull’Adamello anche: AGRAP (Associazione Gestori Rifugi del Piemonte); CAA Club Arc Alpin; CAI Alto Adige; CIPRA France; CIPRA Sud Tirolo; CIRF (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale); Legambiente Lombardia; Legambiente Trento; Lipu; Mountain Wilderness Italia; Politecnico di Milano, Dipartimento Ingegneria; Progetto Interreg Alpine Space Waterwise; Protect Our Winters Italy; WWF Italia.
“Nell’anno internazionale dei ghiacciai e in occasione dell’anteprima di Carovana dei Ghiacciai – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – vogliamo ribadire l’importanza di ridurre le emissioni di gas serra limitando il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali e prevedere azioni immediate per l’adattamento agli effetti della crisi climatica, a partire dalle aree più vulnerabili, come l’arco alpino. Non si può più restare indifferenti rispetto a quanto sta accadendo ad alta quota e agli effetti che la fusione dei ghiacciai sta generando a valle. Per questo oggi torniamo a chiedere una governance europea dei ghiacciai e l’applicazione delle otto azioni al centro del Manifesto europeo che abbiamo presentato lo scorso dicembre”.