Treni, attori originali e maternità (scelta o subita): tre novità letterarie per l’estate
Non era un mostro strano, di Gianni Montieri (66thand2nd), con il richiamo “gucciniano” del titolo, è un’opera che trascende la definizione di romanzo tradizionale per diventare un flusso di osservazioni, ricordi e riflessioni. Dimenticate una trama lineare; qui, il protagonista assoluto è il treno, esplorato in ogni sua sfumatura attraverso una prosa che è al contempo evocativa e profondamente umana.
Il libro si snoda attraverso una serie di scorci fulminanti, frammenti di vita e riflessioni che hanno come filo conduttore il treno. Siamo catapultati in stazioni grandi e piccole di tutto il Paese, tra un viaggio e l’altro, per poi ritrovarci, con l’autore, a esplorare i vagoni, le tratte, i volti dei passeggeri e le figure dei bigliettai, osservando il mondo da punti di vista sempre diversi. Dai paesaggi che scorrono veloci – pianure sconfinate, distese di mare, albe e nottate buie – alle stazioni abbandonate, ai sedili e poltrone che hanno visto chissà quanti abbracci e addii, la narrazione di Montieri si nutre di una ricca alternanza tra vicende storiche e fatti personali, incontri, ritrovamenti e perdite. È un’esplorazione del viaggio non solo fisico, ma anche interiore, che il treno, con la sua cadenza e il suo orizzonte in movimento, ispira.
Polimeri, di Roberto Saporito (Cose Note Edizioni), è un’opera affascinante e complessa, che si addentra nelle sfumature del mondo dello spettacolo e nelle intricate dinamiche della condizione umana contemporanea. Il protagonista del romanzo è un attore cinquantenne con una carriera in ascesa, che si muove tra gli estremi del successo e dell’autoironia. La sua parabola lo vede passare dal set di un’importante serie televisiva americana a una divertente quanto significativa pubblicità del tonno in Italia. Ma l’apice della sua ambizione si materializza con il coinvolgimento nel remake americano de La Grande Bellezza di Sorrentino, un progetto girato a New York anziché a Roma, che funge da metafora perfetta della rielaborazione e della “plastificazione” della realtà.
L’inizio del romanzo ci catapulta in una Los Angeles dove un misterioso personaggio perseguita il protagonista. Un crescendo di tappe enigmatiche, inspiegabili, inquietanti, spaventose e persino macabre accompagna l’attore in questa fase iniziale della storia. Il viaggio poi si snoda tra New York, dove il protagonista affronta un rapporto freddo e distaccato con la figlia che vede di rado, e Roma, sua base quando non è in giro per il mondo, città che diventa il palcoscenico per la sua avventura pubblicitaria.
Polimeri è un romanzo che affascina per la sua originalità e la sua capacità di esplorare la condizione umana nell’epoca contemporanea, un’opera che, con intelligenza e sensibilità, ci interroga su quanto di noi sia autentico e quanto sia, appunto, un “polimero”.
Progenie, di Susana Martín Gijón (Ponte alle Grazie), è un thriller poliziesco che scava nelle profondità della maternità e delle sue sfumature più oscure. Ambientato in una Siviglia soffocata da un’ondata di calore, il romanzo vede protagonista l’ispettrice Camino Vargas, capo ad interim del Gruppo Omicidi. La sua tranquillità viene sconvolta dal brutale omicidio di una donna incinta, investita selvaggiamente da un’auto pirata. Un dettaglio macabro: l’assassino ha lasciato un ciuccio nella bocca della vittima. Questo omicidio è solo il primo di una serie agghiacciante che coinvolge donne in stato di gravidanza. Camino Vargas si trova di fronte al caso più difficile della sua carriera, un’indagine che la conduce nel torbido mondo della riproduzione assistita e dei complessi legami familiari.
Il romanzo esplora con maestria temi delicati come la maternità scelta o subita, i diversi modelli di famiglia contemporanei e i confini etici della scienza. Martín Gijón riesce a intrecciare il classico impianto del thriller con una profonda riflessione sui dilemmi morali, mantenendo alta la suspense dalla prima all’ultima pagina.
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