Genova, San Torpete riconoscerà lo stato di Palestina: non si può tacere senza tradire Vangelo e Costituzione
Dopo quattro anni di chiusura forzata (Sars-CoV II) e restauro radicale (facciate, tetti, cupola e interni), la Parrocchia di S.M. Immacolata e San Torpete nel centro storico di Genova riapre al pubblico della città e di fuori Genova. Lo facciamo con un atto di valore morale, politico, sociale e civile: domenica 14 settembre 2025, pubblicheremo un atto pubblico con cui la libera Repubblica di San Torpete in Genova riconosce il libero Stato di Palestina, stato indipendente e sovrano.
Il mondo continua a bruciare e la terza guerra mondiale “a pezzi” (papa Francesco) è diluita in 56 guerre locali in tutto il pianeta, unite dal filo rosso di “violazione scientifica del diritto, disprezzo dei trattati e dichiarazioni vincolanti per i firmatari”; 1600 anni fa, Sant’Agostino, in tempo di invasioni barbariche e devastazioni del popolo romano e dei territori italiani, forse pensando a noi scrisse: “Senza Diritto, lo Stato somiglia molto a una banda di ladri. Tolta la Giustizia che cosa sono gli Stati se non grandi bande di ladri? – Quam similia sint latrociniis regna absque iustitia. Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?” (La città di Dio contro i Pagani, libri XXII, IV, 1 [Sommario], PL 41).
A un quarto di secolo del terzo millennio, mai avremmo pensato di assistere al rigurgito di velleità nazifasciste, che consideravamo sepolte per sempre. Il mondo intero, dagli Usa di Donald Trump all’Israele di Benjamin Netanyahu, ha scelto il disonore, la vergogna, lo smarrimento della dignità e il primato degli affari. L’arroganza ha soppiantato il diritto, il bullismo degli Stati ha sostituito la diplomazia, la minaccia del ricatto muscoloso è subentrata alla ragione e alla politica. “Uno spettro si aggira di nuovo sull’Europa” e sul mondo: il desiderio di fecce fasciste e naziste, illusorie e tragiche voglie di potere e violenza.
Se vogliamo onorare ancora la Costituzione della nostra perduta e ritrovata dignità con almeno uno scampolo di verità, non possiamo che rinnovare l’impegno a resistere, e, ove fosse necessario, tornare in pellegrinaggio nei nostri Appennini, luoghi-santuario dove nacque la Costituzione, come Piero Calamandrei invitò a fare a studenti e universitari di Milano: “[La Costituzione] è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione” (Discorso sulla Costituzione, inaugurazione del ciclo di sette lezioni sulla Costituzione, 26 gennaio 1955).
Con il cuore e la ragione siamo aggrappati alla lettera e allo spirito della Carta costituzionale italiana e alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dell’Onu e a tutte le Convenzioni e Trattati riconosciuti dall’Italia. Non vogliamo, non possiamo, voltandoci da un’altra parte, essere complici di genocidio accertato, come troppi fecero per il genocidio del popolo ebraico, pianificato da Hitler e Mussolini. Non vogliamo, non possiamo tacere, senza essere traditori della Costituzione e del Vangelo (per chi crede) e della coscienza (per chi non crede).
Il governo d’Israele di Benjamin Netanyahu da tempo restituisce all’inerme popolo palestinese di Gaza e a quello superstite della Cisgiordania, in faccia al mondo, quello che ha subito sotto il nazismo, con la stessa violenza, odio, disprezzo per ogni briciolo di umanità. In questo modo, ha sdoganato e liberato la parola “Shohàh/Catastrofe/Distruzione”, fino a ora unica ed esclusiva, riservata all’anima del popolo ebraico. Quell’unicità, per volontà del governo di Netanyahu, ora è patrimonio universale: ovunque un potere decide a tavolino e pianifica di sradicare dalla propria terra e identità un popolo inerme e vittima, come la tragedia di Gaza testimonia, è marchiato a fuoco, eternamente, di “genocidio e Shoah”. Come non pensare che Netanyahu e complici siano come Hitler e Mussolini?
Il 7 ottobre 2023 assistemmo muti e impotenti alla strage degli innocenti israeliani, scannati e trucidati dalla furia del terrorista Hamas, da tempo al soldo di Netanyahu per impedire qualsiasi accordo con i Paesi arabi. Questa tragedia non è iniziata il 7 ottobre 2023, ma 80 anni fa: con soprusi, ingiustizia e negazione del diritto, perché chi semina vento raccoglie tempesta, come può direttamente testimoniare ciascuno di noi, senza alcuna scusa.
La vita e la carriera politica di Benjamin Netanyahu sono salve dal carcere, a costo dei suoi stessi figli, prigionieri di Hamas, ma a prezzo del velo che copriva il volto di Mosè, splendente della gloria di Dio (Es 34,29-35): il velo è caduto per sempre dal volto del profeta e nessuno è più in grado di raccoglierlo per restituire a Israele lo splendore di Dio e l’innocenza dall’orrore.
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