Caso Ramy, dalle toghe milanesi nuove accuse ai carabinieri: in 4 rischiano il processo per depistaggio
La Procura di Milano ha chiuso le indagini per depistaggio nei confronti di quattro carabinieri coinvolti nel caso di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano morto in scooter al termine di un inseguimento con i militari il 24 novembre scorso. Oltre ai due militari che hanno raggiunto in un secondo momento il luogo dell’incidente, ci sono pure altri due loro colleghi che, per i pm milanesi, avrebbero costretto un testimone a cancellare il video che riprendeva lo schianto. «Siamo sconcertati. Dopo che abbiamo dimostrato che i due militari si trovavano a 290 metri dal luogo dell’impatto, i pm hanno deciso comunque di andare avanti», le parole di uno dei legali della difesa.
«Vergogna! Giù le mani dai Carabinieri», ha scritto su X il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, commentando la chiusura dell’inchiesta bis sul caso Ramy e la notizia dei carabinieri indagati per depistaggio.
«Trovo vergognoso il fatto che i Pm, nonostante la perizia della Procura avesse discolpato i militari non ritenendoli responsabili dell’impatto con il T-max, abbia proseguito le indagini». Questo il commento del deputato di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali ed ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato.
«Ogni giorno – prosegue l’esponente di FdI – per le strade e i quartieri dell’Italia intera, migliaia di donne e uomini in divisa operano con coraggio, onestà, disciplina, dedizione ed enorme spirito di sacrificio per difendere tutti i cittadini anche nei momenti più particolari e complessi. Da sempre sono grato, e lo saro’ per tutta la vita e anche particolarmente vicino all’intera Arma dei Carabinieri e, come ho già fatto nei mesi scorsi condannando le gravi accuse, rivolgo la mia totale solidarietà ai due carabinieri milanesi vergognosamente incolpati sul caso Ramy che ha visto perdere la vita di un giovane ragazzo mentre fuggiva, appunto, da un alt dell’Arma, peraltro con il casco male allacciato poi perso durante la fuga», ha evidenziato De Corato.
«Lo scorso gennaio, inoltre – aggiunge l’ex vicesindaco di Milano – mi sono recato presso la Caserma dei Carabinieri in Moscova portando la mia vicinanza e gratitudine all’intero Comando e al Comandante Provinciale Colonnello Igor Infante. Da subito io mi sono espresso in difesa dei due agenti che poi, ricordo, lo scorso 12 marzo sono stati completamente assolti dalla perizia della Procura che, dopo attente analisi, rilievi e valutazioni, ha chiaramente evidenziato che i due carabinieri a bordo della Giulietta ‘si sono attenuti conformemente alle procedure previste in uso alle Forze dell’Ordine’» ha concluso De Corato.
Che cosa sostengono i pm milanesi
Secondo i pm milanesi, i due carabinieri del nucleo Radiomobile di Milano che hanno partecipato all’inseguimento dello scooter su cui lo scorso novembre ha trovato la morte RAMY Elgaml, egiziano di 19 anni, rischiano il processo per depistaggio e favoreggiamento in quanto come pubblici ufficiali «al fine di impedire, ostacolare o sviare un’indagine» avrebbero costretto un testimone oculare a cancellare i video dello scontro avvenuto all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti.
I due, 27 e 38 anni, avrebbero favorito il collega coinvolto nell’incidente mortale costringendo il testimone a «cancellare immediatamente il video» ordinando di farlo dietro «minaccia» consistita in frasi come «cancella il video…fammi vedere che lo hai cancellato…dammi un documento che adesso ti becchi una denuncia». I due militari, colleghi del carabiniere che deve rispondere di omicidio stradale, lo avrebbero favorito perché ‘consapevoli’ di quanto accaduto poco prima sull’asfalto. Una consapevolezza che manca, invece, agli altri due militari della squadra intervento operativo di Milano per cui sono state chiuse oggi le indagini coordinate dai pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano. I due dell’Arma devono rispondere solo di depistaggio perché avrebbero costretto a cancellare i video a un altro testimone, ma non pienamente coscienti di quanto avvenuto nelle fasi precedenti l’inseguimento mortale.
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