Hiroshima 80 anni dopo, parla un sopravvissuto che aveva 7 anni: “Ero a casa dei nonni. Per strada una folla di zombie, morti e agonizzanti”
Ottanta anni dal bombardamento atomico sul Giappone la mattina del 6 agosto 1945 ad opera degli Stati Uniti. La città di Hiroshima ha commemorato l’anniversario. E ha rinnovato l’invito a fare di più per eliminare la minaccia di altre catastrofi nucleari, rivolgendosi anche alle nuove generazioni. Alle 8,15, all’interno del parco che ospita il Memoriale della pace, il rintocco della campana ha scandito l’inizio del minuto di silenzio. L’orario esatto in cui l’ordigno atomico venne sganciato dal bombardiere B29 americano Enola Gay, causando la morte di circa 140.000 giapponesi.
Hiroshima ricorda gli 80 anni dall’esplosione atomica
Una seconda bomba venne utilizzata su Nagasaki il 9 agosto, con la morte di almeno 74.000 persone, per lo più civili. Seguì l’uscita del Giappone dalla Seconda guerra mondiale, con la resa incondizionata. “Nonostante l’attuale situazione di fragilità, noi cittadini non dobbiamo mai arrenderci”, ha detto il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui. Che ha letto la Dichiarazione di pace. a meno di un anno dall’assegnazione del premio Nobel per la Pace al Nihon Hidankyo.
Il racconto di un superstite: ero a casa di mia nonna
Dalle colonne de la Stampa parla uno dei sopravvissuti (chiamati hibakusha) al fungo mortale, oggi 87enne,Howard Kakita. “Prima di sposarci, dissi a mia moglie di non aspettarsi che vivessi a lungo, a causa del mio passato. Sono stato esposto alle radiazioni e sono stato malato per molto tempo. Invece eccomi qui, 80 anni dopo”. Il 6 agosto 1945, Kakita, 7 anni, si trovava a poco più di un chilometro dall’epicentro dell’esplosione. Nato in California, i genitori decisero di portarlo insieme al fratello in Giappone dai nonni all’inizio del 1940, quando non aveva ancora due anni.
“Mi sento un privilegiato e dico mai più”
Che cosa ricorda di quel 6 agosto del 1945? “Nel mezzo della notte – racconta – suonarono le sirene perché si stava avvicinando un B-29. Mia nonna svegliò me e mio fratello e andammo al rifugio antiaereo. Poi tornammo a letto”. Al momento dell’esplosione insieme al fratello, Kakita è salito sul tetto della casa dei nonni, a 1,3 chilometri dall’epicentro. “Mia nonna, per fortuna, ci ordinò di scendere. A qualche chilometro di distanza si vide una luce abbagliante e poi si udì l’esplosione. Ma noi eravamo troppo vicini, flash e boom furono simultanei”.
Il ricordo continua con le fiamme sui pezzi di casa caduti sopra di me, l’odore di fumo. “Riuscii a liberarmi non so come e ad alzarmi in piedi. Mio fratello correva verso di me dal cortile: aveva la fronte bruciata a causa delle radiazioni. Mio nonno stava cercando di tirare fuori mia nonna dalle macerie. Altri uomini stavano cercando di spegnere le fiamme. Era uno sforzo futile, ma nessuno di noi sapeva che non era solo la nostra strada a bruciare: l’intera città era stata cancellata”. Sopravvissuto insieme al fratello si incamminò verso la strada principale.
Per strada una parata di zombie, cadavere e gente agonizzante
“Davanti a noi c’era un’immensa parata di persone che sembravano zombie. C’erano persone con la pelle che si staccava per le radiazioni, altre con arti spezzati, altre ancora cercavano di tenere le budella dentro il proprio corpo. Cadaveri e gente agonizzante ovunque. Camminammo per chilometri fino a prendere un treno per uscire dalla città”. Il sopravvissuto bambino è poi ritornato a Hiroshima dopo la fine della guerra. “Ma non c’era più nulla. La distruzione era totale”, racconta. “Noi sopravvivemmo, anche se le radiazioni ci fecero ammalare e perdere i capelli.
Il corpo di mia nonna non fu mai trovato
Il corpo di mia nonna non fu mai trovato, mio nonno morì un mese dopo per le ferite. Fisicamente, ho sofferto di disordini alimentari per circa 10 anni. Mi svegliavo urlando di notte. Nel 1967 venne diagnosticato un cancro allo stomaco a mio figlio. Aveva cinque anni e morì pochi mesi dopo”.
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