Israele sfida il diritto internazionale: si prende Gaza, libera un colono assassino e impone condizioni sui funerali
l gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato un piano per la conquista di Gaza City, secondo quanto annunciato dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. La decisione rappresenta una nuova, drammatica escalation nell’offensiva militare che, in 22 mesi, ha causato la morte di decine di migliaia di palestinesi, devastato gran parte della Striscia di Gaza e spinto l’intero territorio sull’orlo della carestia.
Nel corso della giornata di giovedì, prima della riunione del gabinetto che si è protratta per tutta la notte, Netanyahu aveva dichiarato l’intenzione di riprendere il controllo su tutta la Striscia per poi trasferirne la gestione a forze arabe “amiche” contrarie ad Hamas. Tuttavia, i piani approvati sembrano più limitati, probabilmente per le riserve espresse dal capo di stato maggiore Eyal Zamir, che avrebbe avvertito dei pericoli per gli ultimi venti ostaggi ancora vivi nelle mani di Hamas e del rischio di un ulteriore logoramento dell’esercito israeliano.
La risoluzione dovrà ora essere ratificata dal gabinetto completo, che potrebbe riunirsi non prima di domenica.
Gaza City è stata più volte bombardata e oggetto di raid, ma resta una delle poche aree non ancora trasformate in zona cuscinetto o sottoposta a ordini di evacuazione. Il nuovo piano prevede l’invio di truppe di terra in circa il 25% del territorio ancora non occupato. Secondo l’emittente israeliana Channel 12, l’operazione viene presentata come “limitata” e non come un’invasione su larga scala, per rassicurare i vertici militari preoccupati da un’occupazione prolungata.
Zamir avrebbe avvertito che una presenza stabile a Gaza potrebbe trascinare Israele in un “buco nero” fatto di guerriglia permanente, responsabilità umanitarie e aumento del rischio per gli ostaggi. Un’operazione di terra rischia inoltre di causare nuovi sfollamenti, ostacolando ulteriormente l’arrivo di aiuti alimentari: circa un milione di persone dovrebbero essere trasferite nelle zone meridionali della Striscia entro il 7 ottobre.
La decisione ha già innescato forti proteste, sia in Israele che all’estero. Migliaia di manifestanti si preparano a scendere in piazza nel fine settimana. I familiari degli ostaggi, preoccupati che l’escalation possa condannare i loro cari, hanno manifestato giovedì davanti alla sede del gabinetto di sicurezza a Gerusalemme.
Anche ex alti funzionari della sicurezza israeliana si sono detti contrari al piano, definendolo una trappola senza reali benefici strategici. Il leader dell’opposizione Yair Lapid lo ha definito “una catastrofe che porterà ad altre catastrofi”, aggravando la sorte degli ostaggi, causando numerose vittime tra i soldati e costando decine di miliardi ai contribuenti, oltre a compromettere le relazioni diplomatiche di Israele.
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha criticato la decisione, invitando Israele a riconsiderare immediatamente:
«Questa azione non farà nulla per porre fine al conflitto o per favorire la liberazione degli ostaggi. Porterà solo altro spargimento di sangue».
Anche l’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Türk, ha condannato il piano israeliano, chiedendo che venga “fermato immediatamente”.
L’ufficio di Netanyahu ha spiegato che, nell’ambito della strategia per sconfiggere Hamas, l’esercito si prepara a “prendere il controllo di Gaza City garantendo al contempo la distribuzione di aiuti umanitari fuori dalle zone di combattimento”.
Un funzionario israeliano, parlando in forma anonima, ha confermato che il piano sarà attuato gradualmente per aumentare la pressione su Hamas. I palestinesi, già sfollati al 90% almeno una volta e con un decimo della popolazione ferito, si preparano a nuovi traumi in un contesto in cui il sistema sanitario è ormai al collasso e le agenzie umanitarie, come l’ONU, sono perlopiù escluse dal territorio.
«Dove dovremmo andare? Siamo stati già abbastanza umiliati», ha dichiarato Aya Mohammad, 30 anni, tornata a Gaza City dopo diversi spostamenti forzati. «Sapete cosa significa essere sfollati? Significa perdere ogni dignità, diventare mendicanti in cerca di cibo, acqua e medicine.»
Giovedì, almeno 42 palestinesi sono stati uccisi in bombardamenti e sparatorie israeliane nel sud della Striscia.
Netanyahu, intervistato da Fox News, ha ribadito: «Intendiamo prendere il controllo dell’intera Gaza per garantire la nostra sicurezza, rimuovere Hamas e permettere alla popolazione di vivere libera da Gaza. Non vogliamo governarla, vogliamo una cintura di sicurezza e consegnarla a forze arabe che possano gestirla in modo corretto».
Secondo il ministero della Sanità di Gaza, l’offensiva israeliana ha causato finora almeno 61.000 morti, in gran parte civili. A queste vittime si aggiungono migliaia di dispersi sotto le macerie e migliaia morti a causa delle conseguenze indirette della guerra.
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