Botulino: cos’è, sintomi e cura della tossina più velenosa per l’uomo e che può diventare un’arma chimica
Dopo i casi di Cosenza (i panini comprati da un venditore ambulante) e Cagliari (i tacos venduti a una Festa Latina) – due i morti e diversi intossicati – cresce l‘allarme Botulino in Italia, la malattia causata dalle tossine al momento considerate come le più velenose per l’uomo. Così pericolose da poter diventare un’arma chimica.
Secondo l‘Istituto Superiore di Sanità sarebbero 20-30 i casi annui di botulismo, principalmente di forma alimentare come quelli degli ultimi giorni, benché al momento ne siano state identificate almeno sei forme differenti. Nonostante la gravità della malattia i casi di decessi si sono fortemente ridotti nel corso dei decenni, grazie al miglioramento di strategie di prevenzione e terapie. Se a inizio ‘900 l’esito fatale riguardava circa il 70% dei casi, attualmente si ferma al 3%.
Botulismo: cos’è
Dietro all’esordio della malattia ci sono le tossine botuliniche, prodotte da microbi (clostridi) e presenti in tutti gli ambienti: suolo, acqua, polvere. La conseguenza è che possano contaminarsi anche gli alimenti, attaccati dalle spore. Queste non sono di per sé pericolose, a patto che non si trovino in condizioni che ne permettono lo sviluppo e la moltiplicazione: assenza di ossigeno, bassa acidità, l’alto contenuto di umidità, l’assenza di conservanti e di altri microrganismi con cui competere. Per questo motivo la maggior parte dei casi di natura alimentare è connesso a conserve alimentari preparate in casa, soprattutto di funghi e vegetali sottolio o in acqua. Anche gli alimenti reperibili nei banchi frigo sono a rischio, là dove viene interrotta la catena del freddo.
Botulismo non alimentare, gli altri cinque tipi
Un secondo tipo di botulismo è quello infantile, sempre legato all’ingestione di spore ma solitamente tramite il miele. Questo rende l’alimento sconsigliato per i piccoli sotto l’anno, mentre, sempre secondo l’IS, è considerato un alimento naturale sicuro per tutte le altre fasce di età. Un altro potenziale rischio, secondo la letteratura scientifica, riguarda fiori e semi da infuso, soprattutto camomilla e finocchietto, che spesso vengono utilizzati per dare sollievo ai più piccoli durante le coliche.
Esiste poi il botulismo da ferita, determinato dalla produzione delle tossine in una ferita, in modo simile al tetano, e quasi sempre connesso a traumi o incidenti. Altri casi, riguardanti soprattutto paesi quali il Regno Unito, la Norvegia e gli Usa, sono connessi a droghe iniettabili contaminate.
Rarissimo è il botulismo da colonizzazione intestinale dell’adulto – si contano meno di 50 casi in tutto il mondo -, simile a quello infantile e legato a disfunzioni anatomiche o interventi chirurgici intestinali. Da ultimo vi sono il botulismo iatrogeno, dovuto all’uso non corretto delle tossine botuliniche per scopi terapeutici o cosmetici, e il botulismo da inalazione, provocato dall’esposizione alle tossine rilasciate accidentalmente (incidenti di laboratorio) o deliberatamente (bioterrorismo).
I sintomi dell’intossicazione
I sintomi di un’intossicazione da botulino si manifestano mediamente tra le 12 e le 72 ore dall’ingerimento dell’alimento, anche se in alcuni casi possono palesarsi fino a 96 ore più tardi, quindi quattro giorni dopo l’assunzione. Si tratta di disturbi di natura e gravità differente. Nel caso dei botulismo alimentare i primi sintomi sono di natura gastroenterica (nausea, vomito, crampi e dolori addominali, diarrea, nonostante sia frequente anche la stitichezza), a cui seguono quelli neurologici tipici di tutte le forme; difficoltà ad alzare le palpebre (ptosi palpebrale) e visione doppia (diplopia). La patologia continua generando incapacità di vedere da vicino, difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti e pupille dilatate (midriasi), poi disfagia e secchezza della bocca, fino alla disartria, ovvero la fatica nell’articolare le parole. A quel punto, nei casi più gravi, si arriva alla paralisi dei muscoli respiratori, con conseguente insufficienza respiratoria. La paralisi generale del paziente genera un apparente stato di coma, durante il quale però non c’è alterazione della capacità di sentire e provare sensazioni. Nei casi di botulismo infantile possono aversi anche incapacità di controllo del capo, difficoltà di succhiare il latte (con conseguente ingorgo del seno materno se il lattante è allattato in questo modo) e alterazione del tono del pianto.
Le terapie e la guarigione
Le terapie per chi è colpito da botulismo sono di natura ospedaliera, spesso somministrate durante il ricovero in terapia intensiva, dove i sanitari sono pronti a fornire assistenza nel caso di coinvolgimento di organi vitali. Nello specifico la patologia viene trattata grazie ad un “antidoto”, il siero anti-tossine botuliniche, che possono neutralizzare le tossine presenti nel sangue ma non quelle che hanno già raggiunto le cellule neuronali. Non si tratta invece con antibiotici, che possono però essere utilizzati per trattare complicazioni secondarie. Altra procedura utilizzata è quella di decontaminazione dell’intestino, praticata attraverso la somministrazione di carbone vegetale attivato e di catartici per limitare l’assorbimento delle tossine. Se invece la malattia è causata da ferita diviene necessaria un’attenta pulizia della stessa, anche rimuovendo chirurgicamente tutti gli eventuali detriti e il tessuto contaminato. La guarigione, anche se talvolta lunga, alla fine diviene completa.
quando invece è un alleato
Nonostante la gravità delle patologie che provocano, le tossine botuliniche trovano spazio nella medicina anche per la cura di diverse malattie, come lo strabismo, la chiusura persistente e involontaria delle palpebre, gli spasmi emifacciali, le cefalee croniche, le difficoltà motorie dovute ad atteggiamenti posturali del tutto involontari. Ma anche patologie connesse al sistema urinario, all’eccessiva salivazione e alla sudorazione.
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