“Basta dichiarazioni rituali: di fronte a ipotesi di occupazione di Gaza servono azioni concrete”: il pacifismo non si arrende
Le parole non fermano le bombe. Le parole, da sole, non stoppano i carnefici.
Basta dichiarazioni rituali: di fronte a ipotesi di occupazione di Gaza servono azioni concrete
Di seguito la dichiarazione congiunta della società civile italiana attiva per la pace in Palestina e Israele.
“Mentre la comunità̀ internazionale fatica a prendere atto della portata del disastro umanitario che colpisce l’intera popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, il Parlamento israeliano approva una risoluzione per l’annessione della Cisgiordania.
A seguire, il governo israeliano rende esplicito il proprio progetto: un piano di occupazione, prima militare e poi civile, della Striscia di Gaza.
Non si parla più̀ di liberazione degli ostaggi, né dell’eliminazione di Hamas. L’obiettivo dichiarato sembra essere la definitiva cancellazione della questione palestinese, attraverso la realizzazione del progetto del “Grande Israele”, dal Giordano al Mediterraneo, con la forza e ad ogni costo. Un obiettivo che si vuole conseguire anche con il ricorso alla fame e alla sete come strumenti di guerra, con la sostituzione delle agenzie dell’Onu e delle Ong nella distribuzione degli aiuti da parte della fantomatica GHF (Gaza Foundation Humanitarian) che si è già̀ macchiata di crimini di guerra contro la popolazione affamata in fila per il cibo.
A tutto questo ci opponiamo con fermezza, con la forza della nostra storia, della nostra coscienza, del diritto internazionale.
Questa deriva autoritaria e violenta va fermata, perché si sta traducendo in una vera e propria azione genocida, che rischia di cancellare ogni prospettiva di riconoscimento dei diritti del popolo palestinese e qualunque possibilità̀ di convivenza tra uguali.
Sarà la distruzione di un popolo e l’inizio di una fase buia per l’intera umanità̀.
L’Italia e l’Europa non possono essere complici di questo disegno. Ci sono obblighi precisi che discendono dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio a cui il nostro Paese e la Ue devono attenersi affinché l’intento genocidario si arresti e non arrivi alla cancellazione/espulsione dei palestinesi dalla propria terra
Non è più̀ il tempo delle sole parole o delle dichiarazioni rituali.
Chiediamo con urgenza al Parlamento e al Governo italiano di:
- assumere una posizione di ferma condanna verso i crimini contro l’umanità̀ commessi dal governo israeliano;
- pretendere l’apertura di tutti i valichi, la fine del blocco degli aiuti e il ritorno, per la loro distribuzione da parte delle agenzie dell’Onu e delle Ong;
- sospendere ogni invio di armamenti verso Israele e ogni forma di cooperazione militare con il governo israeliano;
- sostenere la sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele fino a quando non sarà̀ raggiunto un cessate il fuoco a Gaza, cesseranno le violazioni dei diritti umani e terminerà̀ l’occupazione dei territori palestinesi, garantendo al contempo assistenza umanitaria e sicurezza alla popolazione civile;
- assumere iniziative di protezione e di sostegno dei giudici della Corte Penale Internazionale e della Relatrice Onu sui Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, colpiti dalle sanzioni illegali dell’Amministrazione USA;
Chiediamo inoltre che l’Italia si unisca ai 143 Stati che hanno già̀ riconosciuto lo Stato di Palestina, prima che sia troppo tardi, per affermare un diritto universale e inalienabile.
Da parte nostra continueremo a sostenere l’attività̀ dei “gruppi misti” israelo-palestinesi che sono l’unica speranza per un futuro amico e condiviso, gli obiettori israeliani che si rifiutano di combattere, ed i resistenti nonviolenti palestinesi che cercano una via di riconciliazione.
Infine, sollecitiamo il nostro Paese ad assumere con determinazione l’iniziativa, in sede europea e internazionale, per la convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di costruire una pace giusta e duratura: unica strada possibile per isolare la violenza e fondare convivenza e sicurezza condivisa in tutto il Medio Oriente”.
Primi firmatari:
Sergio Bassoli – Coordinatore dell’Esecutivo Rete Pace Disarmo
Emiliano Manfredonia – Presidente ACLI
Gianfranco Pagliarulo – Presidente ANPI
Silvia Stilli – Presidente AOI
Walter Massa – Presidente ARCI
Gianna Benucci – Portavoce nazionale Associazione per la Pace
Luisa Morgantini – Presidente AssopacePalestina
Enzo Ferrara – Presidente Centro Studi Sereno Regis di Torino
Maurizio Landini – Segretario Generale CGIL
Flavio Lotti – Presidente Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace
Maria Elena Lacquaniti – Coordinatrice GlAm Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia
Stefano Ciafani – Presidente Legambiente
Luigi Ciotti – Presidente Libera e Gruppo Abele
Francesca Rispoli – Presidente Libera
Valentina Cuppi – Sindaca di Marzabotto
Mao Valpiana – Presidente Movimento Nonviolento
Fiorella Prodi – Presidente Nexus Solidarietà Internazionale Emilia-Romagna ets
Giulio Marcon – Portavoce Sbilanciamoci!
Giulia Torrini – CoPresidente Un Ponte Per
Oxfam: “L’’occupazione di Gaza City annunciata da Israele rischia di segnare un punto di non ritorno verso la catastrofe umanitaria”
Così Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia:“Questa decisione rischia di segnare un punto di non ritorno nell’escalation della crisi e dell’occupazione illegale dei Territori palestinesi. Il piano di Israele è chiaro: rafforzare il controllo su Gaza, anziché porre fine al genocidio in corso. Lo sta facendo in modo sfacciato sotto gli occhi della comunità internazionale, che continua a non intervenire e in aperto disprezzo della richiesta dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di porre fine all’occupazione”.
“Lo sfollamento forzato di 1 milione di persone che ancora si trovano a Gaza City avrebbe conseguenze umanitarie catastrofiche, rendendo impossibile soccorrere la popolazione alle organizzazioni umanitarie come Oxfam, dato che la stragrande maggioranza del nostro staff vive e lavora lì. Le notizie di piani per confinare i civili in campi strettamente controllati poi sono profondamente allarmanti e rievocano alcuni dei capitoli più oscuri della storia”.
“Per questo lanciamo un appello urgente per un’azione immediata dei Paesi che, come l’Italia, possono esercitare la necessaria pressione diplomatica, legale ed economica su Israele, per fermare questa atrocità. La storia non perdonerà coloro che hanno scelto il silenzio di fronte all’annientamento di Gaza”.
Nostra postilla: questa è la “diplomazia dal basso” che costruisce ponti di dialogo e non erige muri di odio. La diplomazia che sa coniugare idealità e concretezza, denuncia e proposta. Una diplomazia che si rifiuta di arrendere alla “legge” del più forte e che non riduce la “pace” ad assenza di guerra e a mera ratifica dei rapporti di forza imposti sul terreno. È la diplomazia che crea partecipazione, che promuove iniziative di massa.
La diplomazia della vita contro la logica della morte. Dalla parte dei più indifesi. Con la Palestina nel cuore.
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