Wta Cincinnati, Swiatek torna e vince. Successi importanti per Raducanu e Keys, sorpresa Joint
A meno di un mese dal trionfo a Wimbledon, Iga Swiatek è tornata a calcare un campo da tennis con quell’aria di chi non ha perso un grammo di quella fame che l’ha vista vincere con doppio 6-0 su Amanda Anisimova in quella che è stata una finale senza storia. L’ex numero 1 del mondo, fresca di consacrazione sull’erba londinese, ha aperto la sua campagna sul cemento americano con un successo netto su Anastasia Potapova, dimostrando che l’euforia della vittoria non ha lasciato spazio alla distrazione: un primo set spedito via in meno di mezz’ora, 6-1 inflitto a Potapova, quasi una scultura di efficacia e potenza. Nel secondo, qualche oscillazione ma la sua superiorità tattica e tecnica ha ripreso le redini esattamente quando serviva, riportando il match sotto il suo controllo e confezionando il 6-1 6-4 finale.
Tra le sorprese più significative della giornata c’è sicuramente Maya Joint, che in tre set intensi piega la brasiliana Beatriz Haddad Maia 6-4, 4-6, 6-4. La giovane australiana gioca con una maturità superiore alla sua età, alternando colpi carichi di potenza a momenti di paziente costruzione. Haddad Maia prova a rientrare nel secondo set, ma nel terzo la lucidità di Joint e qualche errore di troppo della brasiliana indirizzano la sfida verso la più giovane delle due.
Emma Raducanu conferma invece di attraversare un buon momento di forma. L’inglese si sbarazza di Olga Danilovic 6-3, 6-2 in poco più di un’ora, esibendo un tennis rapido e propositivo, condito da una ritrovata sicurezza al servizio. Nel suo angolo, una novità importante: Francisco Roig, storico coach in seconda di Rafa Nadal e già collaboratore di Matteo Berrettini nel 2024. Per lui, si tratta della seconda esperienza nel circuito WTA dopo una parentesi con Sloane Stephens. L’intesa con Raducanu sembra già buona, e il match contro la serba lo ha confermato.
Tra i risultati di giornata anche la vittoria di Ekaterina Alexandrova, che regola la neozelandese Lulu Sun 6-4, 6-2. Un match gestito con autorità dalla russa, capace di capitalizzare ogni minima incertezza della sua avversaria. Dietro questi risultati, il panorama del primo turno regala altri spunti interessanti. Aoi Ito, giocatrice giapponese che sconfisse Paolini a Montreal (trovate qui un suo ritratto), sconfigge Pavlyuchenkova 6-1, 4-6, 6-4, sfoderando tutto il suo repertorio, chop di dritto compreso; poi la russa risorge con mestiere, ma nel set decisivo la ragazza ritrova ritmo e profondità, chiudendo con eleganza e talento. Una vittoria che rivela comunque la potenzialità della giovane giocatrice nipponica.
Vince Marta Kostyuk che batte Tatjana Maria con un netto 6-0, 6-1 in 51 minuti di gioco. L’ucraina impone fin dal primo scambio un ritmo insostenibile, infilando un parziale di dieci game consecutivi che chiudono di fatto la contesa ancor prima che possa decollare. È un 6-0, 6-1 che racconta di aggressività pura, di una ricerca costante della profondità e di un controllo dei tempi che non lascia margine all’avversaria. La giovane di Kiev gioca con la leggerezza di chi sa di avere la partita in mano e con la determinazione di chi vuole mandare un messaggio chiaro alla prossima avversaria.
Jessica Bouzas Maneiro, dal canto suo, non si fa intimorire dal nome di Leylah Fernandez. Il doppio 6-3 finale non dice tutto: ci sono stati alti e bassi, qualche incertezza al servizio e momenti in cui il dritto sembrava voler scappare via, ma quando c’era da spingere, la spagnola lo ha fatto con convinzione, costringendo la canadese a giocare sempre un colpo in più. È un passo importante per lei, verso una dimensione in cui non basta essere una promessa: bisogna saper vincere anche quando non tutto fila liscio.
Sorana Cirstea, invece, non cambia copione rispetto al suo modo di giocare e, quando succede, di vincere: concretezza, gestione e il giusto mix di pazienza e coraggio. Il il 6-4, 6-3 con Magdalena Frech è figlio di un approccio pragmatico, senza cercare colpi spettacolari, ma puntando a disinnescare sul nascere le velleità della polacca. È il mestiere di chi conosce bene le insidie di un primo turno e le affronta con lucidità.
Poi c’è Madison Keys, protagonista del match più altalenante della giornata. Parte malissimo, subisce un 1-6 dalla giovanissima e promettente Eva Lys che sembra un presagio nefasto per la campionessa di Mlebourne. L’americana però, galvanizzata dal pubblico di casa, si rialza, trova ritmo col servizio, inizia a muovere meglio l’avversaria e, soprattutto, rimane mentalmente agganciata. Il terzo set è un concentrato di tensione e di nervi saldi: si arriva al tie-break, dove Keys tira fuori il braccio sicuro dei giorni migliori e chiude perentoriamente una partita che sembrava sfuggirle dalle mani; finisce 1-6 6-3 7-6 (1).
A completare il quadro, Taylor Townsend mette in scena il suo tennis muscolare, poco incline allo spettacolo ma terribilmente concreto. Con una Ludmilla Samsonova non al meglio, la statunitense impone la sua legge dal primo all’ultimo punto, portando a casa un 6-2, 6-4 che non ammette discussioni. Nessuna fretta, ma tanta lucidità: il modo migliore per guadagnarsi un secondo turno con fiducia e gambe fresche.