Lupo ucciso in Alto Adige, è il primo abbattimento legale in 50 anni. Le associazioni: “Alternative ignorate”
Ucciso un lupo, nella notte, in Alto Adige. È il primo abbattimento, legale, dopo circa 50 anni dalla legge che ne aveva fissato la protezione e il primo dopo che i Paesi dell’Unione europea (e quelli aderenti alla Convenzione di Berna) hanno votato a favore del declassamento dello status del grande carnivoro. La notizia dell’uccisione è stata data dal direttore della Ripartizione forestale della Provincia autonoma di Bolzano, Günther Unterthiner: “Un lupo maschio di circa 45 chilogrammi è stato abbattuto poco dopo la mezzanotte del 12 agosto a 2800 metri di altitudine”. Lo scorso 30 luglio il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, aveva autorizzato l’uccisione di due lupi nell’Alta Val Venosta, affidando il compito al Corpo forestale provinciale.
Nei giorni scorsi le associazioni animaliste Enpa, Lav e Lndc si erano rivolte al Tar, che aveva sospeso l’autorizzazione della Provincia autonoma a intervenire coi fucili nel Comune di Malles. Successivamente, però, è arrivato il via libera dal Consiglio di Stato, che a sua volta ha respinto la richiesta di sospensiva col parere favorevole dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale. Stando alle autorità altoatesine, tra maggio e luglio in un alpeggio in Alta Val Venosta sono stati registrati 31 attacchi di lupo agli animali al pascolo. L’anno scorso, nella stessa area, erano stati 42. “Si tratta di una base per la regolamentazione dei lupi pericolosi, ovvero di un presupposto importante per la prosecuzione a lungo termine del tradizionale allevamento alpino”, ha sottolineato il presidente Kompatscher. “In Alto Adige il lupo è diventato sempre più una minaccia per il tradizionale allevamento alpino e, in alcuni casi, per la sicurezza pubblica”, ha detto Luis Walcher, assessore provinciale all’Agricoltura.
Tuttavia c’è chi si schiera contro l’abbattimento di questa notte, come l’associazione Io non ho paura del lupo, che da anni promuove la coesistenza tra il grande carnivoro e gli esseri umani attraverso studi, ricerche, convegni e incontri pubblici. “Riteniamo che in questo caso non siano state rispettate le condizioni per l’uccisione” scrivono in una nota. In particolare, secondo l’associazione, “le misure di prevenzione adottate nella zona sono risultate deboli, scarse e insufficienti: numerosi episodi di predazione si sono verificati fuori dai recinti, in assenza di cani da guardiana, evidenziando che la protezione del bestiame non era adeguata ed era ampiamento migliorabile”. Pur non essendo contraria in assoluto all’abbattimento, l’associazione ricorda che “per poter procedere con la rimozione i metodi alternativi devono essere risultati inefficaci e la rimozione non deve incidere negativamente sullo stato di conservazione favorevole della popolazione”. E ancora: “In questo caso si è scelta la via più rapida e irreversibile, senza affrontare le cause reali del conflitto e senza garantire la tutela né agli allevamenti né della specie“.
Fortemente critico anche il presidente della Lav, Gianluca Felicetti: “La Provincia di Bolzano non ha voluto nemmeno attendere la seduta del Tar collegiale, fissata il 9 settembre, sul nostro ricorso. In questo senso non vuole essere da meno di quella di Trento per gli orsi. Non hanno fatto nulla per la prevenzione e ora sparano. Non hanno nemmeno il coraggio, l’onestà, di scrivere ‘ucciso’. È il primo lupo ucciso in Italia, legalmente, dopo 50 anni di protezione. Assassini. E ora si attende il decreto del ministro Pichetto Fratin di recepimento della modifica della direttiva europea di declassamento. Lo farà?”.
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