Unità speciale di Israele incaricata di screditare i giornalisti e farli passare per ‘terroristi’ di Hamas e ucciderli
Un’unità speciale dell’esercito israeliano è stata incaricata di individuare reporter da screditare come combattenti di Hamas sotto copertura, così da poterli colpire e attenuare l’indignazione internazionale per l’uccisione di operatori dei media. Lo riporta il sito israelo-palestinese +972 Magazine.
La cosiddetta “cellula di legittimazione” è stata creata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, con il compito di raccogliere informazioni utili a migliorare l’immagine di Israele e rafforzare il sostegno diplomatico e militare dei principali alleati, secondo quanto riferito dal giornale che cita tre fonti dell’intelligence.
Stando all’inchiesta, in almeno un caso l’unità avrebbe falsato informazioni per descrivere erroneamente un giornalista come un militante — un’accusa che, a Gaza, equivale di fatto a una condanna a morte. La designazione sarebbe stata revocata prima che l’uomo venisse colpito, ha detto una delle fonti.
All’inizio di questa settimana, Israele ha ucciso il giornalista di Al Jazeera Anas al-Sharif e tre suoi colleghi nel loro ufficio di fortuna, sostenendo che Sharif fosse un comandante di Hamas. L’episodio ha attirato l’attenzione internazionale sui rischi estremi corsi dai giornalisti palestinesi a Gaza e sui tentativi israeliani di manipolare la copertura mediatica della guerra.
Ai reporter stranieri è vietato entrare a Gaza, salvo rare e brevi visite rigidamente controllate dall’esercito israeliano, che impone restrizioni tra cui il divieto di parlare con i palestinesi.
I giornalisti palestinesi che lavorano sul campo sono oggi i più a rischio al mondo: secondo il Committee to Protect Journalists (CPJ), in meno di due anni più di 180 sono stati uccisi da attacchi israeliani. Il CPJ denuncia che 26 di queste morti sono state “uccisioni mirate”, vere e proprie esecuzioni.
Israele ha diffuso un dossier poco convincente, basato su prove non verificate, riguardo ai presunti legami di Sharif con Hamas, senza spiegare come egli avrebbe potuto conciliare un ruolo di comando militare con un’attività giornalistica regolare in uno dei luoghi più sorvegliati del pianeta. Non ha neppure tentato di giustificare l’uccisione dei suoi tre colleghi.
Prima dell’attacco, organizzazioni per la libertà di stampa e lo stesso Sharif avevano avvertito che le accuse israeliane di legami con Hamas, avanzate per la prima volta nel 2024, erano concepite per “creare consenso all’uccisione”. Tali accuse erano state riprese e amplificate soprattutto dopo che i suoi reportage sulla carestia a Gaza avevano avuto ampia diffusione online.
Fonti dell’intelligence hanno riferito a +972 Magazine che la “cellula di legittimazione” lavorava per minare il lavoro dei giornalisti palestinesi e il loro status protetto dal diritto internazionale.
Gli ufficiali, convinti che i giornalisti basati a Gaza stessero “infangando il nome di Israele davanti al mondo”, erano ansiosi di trovare un operatore dei media da collegare a Hamas, ha raccontato una fonte.
In almeno un caso, hanno falsificato prove per sostenere che un reporter fosse un militante sotto copertura, hanno detto due fonti. L’etichetta è stata poi ritirata prima di un attacco.
“Erano impazienti di definirlo un bersaglio, un terrorista, così da dire che era lecito colpirlo”, ha ricordato una delle fonti. “Dicevano: di giorno è un giornalista, di notte è un comandante di plotone. Tutti erano eccitati. Ma ci fu una catena di errori e scorciatoie”.
“Alla fine si resero conto che era davvero un giornalista” — ha aggiunto — “e lo tolsero dalla lista degli obiettivi”.
Secondo le fonti, il governo israeliano dava spesso indicazioni all’esercito su dove concentrare l’attività dell’unità, e la motivazione principale della “cellula di legittimazione” era di natura propagandistica, non di sicurezza nazionale.
Quando le critiche mediatiche a Israele su un determinato tema aumentavano, la cellula veniva incaricata di trovare informazioni che potessero essere declassificate e utilizzate per controbattere alla narrazione, riferisce il magazine.
“Se i media internazionali parlano di Israele che uccide giornalisti innocenti, allora subito c’è la spinta a trovarne uno che forse non è così innocente, come se questo rendesse accettabile l’uccisione degli altri venti”, ha detto una fonte dell’intelligence.
L’unità cercava anche informazioni sull’uso di scuole e ospedali da parte di Hamas per scopi militari e su attacchi falliti dei gruppi armati palestinesi che avessero colpito civili.
Alcuni membri erano preoccupati per la pubblicazione di materiale classificato a fini propagandistici piuttosto che per obiettivi militari o di sicurezza. Agli ufficiali veniva detto che il loro lavoro era cruciale per consentire a Israele di continuare a combattere, ha raccontato una fonte.
“L’idea era di permettere all’esercito di operare senza pressioni, così che Paesi come gli Stati Uniti non smettessero di fornire armi”, ha spiegato un’altra fonte. “Qualsiasi cosa potesse rafforzare la legittimità internazionale di Israele a continuare la guerra”.
Venerdì, almeno 16 palestinesi sono stati uccisi da attacchi israeliani a Gaza, tra cui cinque che stavano cercando di ottenere aiuti alimentari, secondo fonti mediche citate da Al Jazeera.
Israele ha inoltre emesso ordini di evacuazione per alcune zone settentrionali del quartiere di Zeitoun, nella città di Gaza, intensificando le operazioni militari in vista di una prevista escalation della guerra terrestre, fortemente criticata in patria e all’estero.
L'articolo Unità speciale di Israele incaricata di screditare i giornalisti e farli passare per ‘terroristi’ di Hamas e ucciderli proviene da Globalist.it.