Colico, restare in provincia di Lecco o passare con Sondrio? Lo decideranno i cittadini: ok al referendum
Se il matrimonio di Colico con la Provincia di Lecco potrà continuare, o se invece ci sarà divorzio, con trasferimento alla confinante provincia di Sondrio, lo diranno i cittadini. La polemica che da mesi infiamma la popolazione del paese di quasi ottomila abitanti sulle rive del lago e che si è trasformata in una disfida politica, è arrivata ora a un punto fermo, grazie a una doppia raccolta di firme che ha costretto il consiglio comunale a decidere che il ricorso alle urne ci sarà. Ancora non si sa quando, ma la procedura è avviata.
I fautori della fuga verso Sondrio, che si riconoscono nel comitato “Il bitto sposerà l’agone?”, hanno depositato in municipio a fine giugno 1.437 firme, di cui 1.422 residenti e 15 non residenti, per chiedere il distacco da una all’altra provincia lombarda. Per chi non lo sapesse, il bitto è un formaggio prodotto negli alpeggi della Valtellina, mentre l’agone è il pesce d’acqua dolce che nuota nel lago. La raccolta serviva per supportare una decisione che l’amministrazione comunale a guida leghista stava maturando, ossia chiedere direttamente il cambio di confini.
L’altra metà del paese, che non se la sente di rinnegare radici storiche e consuetudini, ha replicato con il Comitato “Colico resta a Lecco”, a cui fanno riferimento i consiglieri di minoranza, di orientamento di centrosinistra. La risposta è stata ancor più massiccia, visto che per l’indissolubilità del matrimonio sulle sponde del lago manzoniano si sono espresse 2.080 persone, anche se le firme valide sono risultate 1.970: di queste ultime, 1.637 sono i residenti e 333 i non residenti, che però hanno una seconda casa o un’attività a Colico.
Il deposito delle firme risale a luglio e ha creato uno sconquasso, anche perché nel frattempo la sindaca Monica Gilardi aveva confermato l’intenzione di promuovere il passaggio con Sondrio. Il movimento popolare ha invece chiesto che si sentisse prima il parere della gente, in modo formale, come previsto anche da una legge della regione Lombardia. Il consiglio comunale ha dovuto prendere atto della spaccatura e nel corso di una seduta estiva ha stabilito che il referendum si farà, come chiesto dai gruppi di opposizione “Colico di Tutti” e “Più Comunità”. Soddisfatti Silvia Paroli, coordinatrice di “Colico resta a Lecco”, e il consigliere di minoranza Enzo Venini: “Finalmente si è deciso di dare voce ai cittadini, che potranno esprimersi democraticamente sul proprio futuro. L’amministrazione comunale ha dovuto prendere atto dell’altissimo numero di persone che non intendono lasciare la provincia di Lecco”.
È intervenuto con una nota anche il consigliere regionale lecchese Gian Mario Fragomeli, del Pd: “Finalmente e dopo tanti tentennamenti il sindaco di Colico ha deciso di indire il referendum. La considero una buona notizia, perché ho sempre sostenuto che la via corretta sia quella di sentire il parere dei cittadini e che queste decisioni non possano essere assunte dai soli consiglieri comunali di maggioranza, ancor più se la proposta compare come un fulmine a ciel sereno e non è stata presentata nel programma elettorale del sindaco che ha vinto le scorse elezioni”.
Fragomeli si è fatto promotore di una modifica alla legge regionale per consentire ad ogni comune lombardo di ascoltare i cittadini prima di prendere una decisione così importante. “Le notevoli resistenze dell’amministrazione comunale di Colico, quindi, sono state superate dalla nuova norma regionale e da un parere del Ministero dell’Interno che non ha posto contrarietà ad una consultazione referendaria. – conclude Fragomeli – Pertanto l’amministrazione cittadina ha finalmente preso la decisione di dare la parola ai colichesi”.
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