Dario Puppo: “Sinner aveva la febbre. Abbiamo visto cadaveri che provavano a giocare”
Il torneo di Cincinnati si è concluso con la sconfitta di Jannik Sinner e con quella di Jasmine Paolini. Due ultimi atti molto diversi: il talento altoatesino infatti si è ritirato dopo soli cinque game concedendo così la vittoria a Carlos Alcaraz, mentre Jasmine Paolini ha battagliato con non poca personalità contro una Iga Swiatek ritrovata dopo il trionfo a Wimbledon. Di questo, ma anche di altri interessanti argomenti, si è occupato Dario Puppo in occasione dell’ultima puntata di Tennis Mania, rubrica in onda sul canale YouTube di OA Sport a cura dello stesso Puppo insieme a Guido Monaco e Massimiliano Ambesi.
“Era un giorno che ci aspettavamo diverso – ha detto Puppo – avendo per la prima volta due giocatori italiani nelle due finali. C’è stato un precedente, la finale dello US Open femminile nel 2015 con due italiane in campo, ma questa era una situazione diversa a cui si aggiunge anche il doppio maschile. Mi viene da pensare che forse i big 3 erano dei supereroi, perché facevano un attività in condizioni estreme. Vedi Murray che faceva un lavoro assurdo di preparazione in Florida per abituarsi alle condizioni estreme; non credo che Sinner sia meno forte fisicamente. Parlando di altri sport, c’è chi ha la fortuna di essere cresciuto nel Trøndelag come i norvegesi, un luogo che ti costringe a fare tanti chilometri da un posto all’altro, è una condizione studiata da cui puoi trarre un vantaggio”.
Il giornalista di Eurosport ha quindi proseguito: “Non è che Jannik non sia predisposto: il problema è il fallimento dell’esperimento del doppio Masters 1000 da dodici giorni. Gaudenzi ha fatto delle dichiarazioni al suo sito, quello dell’ATP. C’era qualcuno che ha raccolto le sue dichiarazioni, ma ormai c’è la tendenza a non fare domande scomode. Questo è stato un torneo con i più forti, tolto Djokovic, che non ha funzionato. Ma può essere solo sfiga? Non credo ci sia stato un virus. Ci sono gli organizzatori che fanno le cose come gli accomoda a loro. Anche pensando agli US Open, questa cosa del doppio misto è uno scandalo. Sara Errani quando l’abbiamo intervistata ci ha detto che va bene creare un evento del genere, ma non collegato ad uno Slam; se tu fai una competizione che viene svolta con un format diverso sputi in faccia alla storia di questo sport, senza chiedere ai giocatori che a loro volta non devono pensare solo al loro interesse. Il tennis rischia di prendere una piega che non va bene”.
Puppo ha poi posto l’accento sulle condizioni estreme di Cincinnati: “Paolini ha giocato in un orario diverso. È vero che Sinner in passato ha sofferto. Quante volte ha giocato di giorno Sinner, quante Alcaraz? Ovviamente non dico che hanno avvantaggiato Carlos, ma può essere che sia venuto questo stato di malessere per aver giocato sempre di giorno. Le parole pronunciate giorni fa da Vagnozzi in cui gli dice di provare i primi punti e tenere energia per i turni a servizio ora le leggo in un altro modo. Abbiamo visto dei cadaveri che provavano a giocare. Non è stato solo Sinner. Se stai lì dodici giorni, le condizioni prima o poi le paghi. Si dice che a parti inverse non si sarebbe alzato questo polverone. Io l’ho anche scritto sui social: c’era l’interesse di vedere questa finale con questi due che giocano a livelli pazzeschi. Se sta male Alcaraz io sono dispiaciuto allo stesso modo”.
Inoltre il telecronista si è soffermato anche sui commenti provenienti dal mondo social, particolarmente duri nelle ultime ore: “Se tu ti muovi anche in posti di vacanza vedi che sono tutti attaccati al telefono: oggi si commenta quello che è di estrema tendenza. La pagina di Sinner nei notiziari c’è sempre, è una cosa micidiale. Tanti contesti adesso fanno riferimento al tennis“.
Puppo ha inoltre lodato Alcaraz, autore di un torneo ad alto livello: “Si dovrebbe parlare tanto di Alcaraz, così come abbiamo fatto con Swiatek. All’inizio del torneo faticava nella risposta da destra, sbagliava tanto in condizioni complicate, ci sono stati fattori che hanno reso il tennis poco vedibile in questo evento. Dopo le prime partite non credevo fosse in grado di arrivare bene in finale. In altri tornei sembra che lui non avesse problemi di sudorazione, io qui invece l’ho visto sudare più che mai, ha cambiato la maglietta più volte. Sinner aveva la febbre, questo è sicuro. Perché far diventare questi tornei dei mini slam? Indian Wells è diverso, così come Miami, perché sono collocati in momenti diversi. Toronto e Cincinnati complicano la vita dei giocatori, che non si lamentano nel modo giusto”.