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Il forzista Costa ancora contro i magistrati fuori ruolo, emendamento al decreto Pnrr per bloccare gli spostamenti

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Costa contro i magistrati fuori ruolo. Quelli che lasciano gli uffici e vanno a lavorare nei ministeri, a Palazzo Chigi, nelle istituzioni internazionali. Un paio di centinaia. E che, a dire di Costa, rappresentano “una contraddizione enorme”. A essere precisi, stando ai dati del Csm, in tutto sono oggi 202. Bersaglio del deputato di Forza Italia Enrico Costa a ogni legislatura, tutte le volte che si presenta il provvedimento adatto per chiederne la riduzione e via via la soppressione. E riecco l’occasione “buona”, il decreto 117 dell’8 agosto del Guardasigilli Carlo Nordio per non perdere i fondi del Pnrr, in bilico nel civile perché l’obiettivo della riduzione dei processi del 40% non è alle viste, ma siamo fermi a poco più del 20%, come ha scritto più volte Il Fatto Quotidiano.

Ma ecco l’emendamento Costa, depositato lunedì mattina in commissione Giustizia alla Camera, e firmato anche dai deputati forzisti Davide Bellomo, Tommaso Calderone, Pietro Pittalis. “Fino al 30 giugno 2026, al fine di garantire la celere definizione dei procedimenti pendenti in relazione al rispetto dei tempi previsti dal Pnrr, il Csm non procede a nuove autorizzazioni di collocamenti fuori ruolo, a eccezione di quelle relative al conferimento di incarichi riservati per legge esclusivamente a magistrati”.

A leggere i dati di palazzo Bachelet risultano fuori ruolo 202 magistrati, di cui 140 al ministero della Giustizia, 8 alla Scuola superiore della magistratura, e altri nelle rappresentanze italiane di Bruxelles, Strasburgo, New York, Parigi, all’Olaf, all’Onu, al Consiglio d’Europa e all’Unione Europea. Altri 35 si trovano al Csm come segretari e addetti all’ufficio studi, mentre una scheda a parte meritano gli stessi 20 consiglieri togati del Csm, il sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, il presidente della Regione Puglia uscente Michele Emiliano, Cosimo Maria Ferri, l’ex tre volte sottosegretario alla Giustizia dal 2023 in servizio al Dipartimento degli Affari di giustizia in via Arenula.

Poche righe, ed ecco che riparte alla Camera la battaglia con cui Costa, oggi vicepresidente della commissione Giustizia, chiede che fino al 30 giugno 2026 siano bloccati i fuori ruolo. Sono contrari tutti, Quirinale compreso, e ovviamente i ministeri. Perché le toghe sono considerate insostituibili. Ma Costa non la penso affatto così. La sua è una battaglia storica, non ha mai mancato occasione per chiedere drasticamente che la figura del magistrato fuori ruolo venisse se non proprio soppressa, del tutto ridimensionata nei numeri. Una richiesta pressante fatta pure durante il governo Draghi, Guardasigilli Marta Cartabia quando, nel ddl sull’ordinamento giudiziario, tentò in tutti modi di far calare il numero dei fuori ruolo. C’era riuscito, la quota non doveva superare i 180, ma poi, con l’arrivo di Nordio e l’insediamento di una commissione ad hoc sull’ordinamento giudiziario presieduta dall’attuale segretario di Magistratura indipendente Claudio Galoppi, la quota fu allargata. Non solo nessun ministero voleva cedere il suo giudice, ma dalla commissione Antimafia la presidente meloniana Chiara Colosimo chiese di ottenere comunque dei magistrati, anche se questo sforava il numero massimo.

Con un ironico tweet, tre giorni fa, Costa va all’ennesimo conflitto: “Alla Camera c’è un decreto per raggiungere gli obiettivi Pnrr sul processo civile entro il 30 giugno 2026: applicazione a distanza di magistrati, incentivi al trasferimento presso le Corti d’appello, poteri straordinari ai capi degli uffici. Benissimo. Ma nulla sui magistrati che continuano ad andare fuori ruolo. Si spendono risorse, si chiedono sacrifici per raggiungere gli obiettivi Pnrr, ma in tanti lasciano i tribunali per andare nei ministeri o negli organismi internazionali. Una contraddizione enorme”. Di qui ecco l’emendamento presentato pur sapendo che l’approvazione non sarà facile.

Inutile dirgli che, laddove si scrivono le leggi sulla giustizia, le toghe sono indispensabili. Lui la pensa all’opposto: “Prima di tutto è una questione di sistema. Discutiamo tanto di distinzione di ruoli e di poteri, ma continuiamo ad avere un plotone di magistrati, appartenenti al potere giudiziario, insinuati nella pancia del potere esecutivo. Metà di loro sono al ministero della Giustizia, il cui ufficio legislativo – che dovrà esprimere il parere sul nostro emendamento – è composto quasi al 100% da toghe. Lo stesso Nordio aveva detto che di fuori ruolo ne basterebbero 20, altro che i 200 attuali”. E in effetti, il 15 febbraio 2022 al quotidiano Il riformista, ecco il Guardasigilli: “Sono favorevole a una forte riduzione dei fuori ruolo: credo che dei 200 attualmente distaccati ne basti solo il 10%, gli altri dovrebbero tornare a lavorare nei tribunali”. Ma, come gli accade spesso, dice, ma non fa. E ora Costa insiste: “La nostra proposta riguarda poche unità, ma è di grande significato, perché sarebbe contraddittorio richiedere uno sforzo straordinario per raggiungere gli obiettivi del Pnrr e contemporaneamente continuare a sottrarre magistrati ai tribunali”.

L'articolo Il forzista Costa ancora contro i magistrati fuori ruolo, emendamento al decreto Pnrr per bloccare gli spostamenti proviene da Il Fatto Quotidiano.




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