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Elezioni regionali Veneto, Zaia ha deciso: al voto il 23 e 24 novembre. E il centrodestra non ha ancora un candidato

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Sul tavolo di lavoro che fu occupato prima dal democristiano Carlo Bernini e poi per tre lustri dal forzista Giancarlo Galan, il leghista Luca Zaia ha collocato una statuetta dorata del Leone di San Marco, sullo sfondo il gonfalone della Regione Veneto con il simbolo marciano. Non ha lasciato nulla al caso per immortalare con un video la firma del decreto per l’annuncio fatidico della data delle elezioni regionali che chiuderanno ufficialmente l’era che porta il suo nome, iniziata 15 anni fa. Le votazioni si terranno domenica 23 e lunedì 24 novembre (come in Puglia e Campania), gli ultimi giorni utili, ai sensi di legge, visto che le precedenti si erano tenute il 21-22 settembre 2020. Zaia ha tenuto tutti sulla corda in quello che verrà ricordato come lo psicodramma del centrodestra in una regione di cui possiede le chiavi della porta d’ingresso ormai da trent’anni, intenzionato com’è a non volerle cedere al centrosinistra che da due mesi ha annunciato il proprio candidato. Si tratta dell’avvocato trevigiano Giovanni Manildo, per una legislatura sindaco di Treviso nell’ormai lontano quinquennio 2013-2018, che guarda disperatamente al centro e ai moderati per affrontare la missione impossibile di strappare il Veneto a una maggioranza che appare invincibile, anche se drammaticamente divisa.

Prima di arrivare alla data delle elezioni, il Veneto ha dovuto affrontare due scogli che hanno condizionato il dibattito politico come macigni. Solo il primo è stato superato almeno parzialmente. E’ costituito dall’ingombrante personalità di Zaia, che ha cercato in tutti i modi di ottenere il via libera per una ricandidatura, nonostante il limite dei due mandati imposto dalla legge (ma lui ne ha già fatti tre). Ha dovuto arrendersi visto che a Roma la maggioranza di centrodestra non ha voluto modificare le norme, anche perché Zaia si sarebbe avviato a calcare un ventennio di potere. Il governatore ha poi cercato di spostare le votazioni alla primavera 2026, dopo le Olimpiadi Milano Cortina, riallineandole alla naturale scadenza che era stata sfalsata nel 2020 a causa del Covid. Il Consiglio di Stato ha stabilito, invece, che andava rispetta la cadenza quinquennale. Zaia non si è arreso nemmeno a questo stop e ha coltivato la tentazione di mettersi alla testa di una lista con il proprio nome, seppure all’interno delle candidature leghiste, così da trainare il partito che ha un bisogno disperato di voti, visto che alle ultime consultazioni Fratelli d’Italia ha ottenuto il triplo dei consensi. Il tormentone è ancora sul tavolo, nonostante le ipotesi di una corsa solitaria della Lega siano state spazzate via dalla decisione del segretario Matteo Salvini di trattare con Giorgia Meloni e Antonio Tajani sul successore di Zaia. E siamo al secondo scoglio, la scelta del nome di chi dovrà comandare il Veneto. Il centrodestra è incredibilmente ancora in mezzo al guado, forse perché sicuro di vincere.

I leghisti vogliono il parlamentare Alberto Stefani, segretario regionale, uomo di fiducia di Salvini. L’interessato ha già cominciato una campagna elettorale forsennata, pur non potendosi presentarsi come candidato-presidente. Sul palco di Pontida, il 21 settembre, è atteso il suo debutto, seppure non ufficializzato da una scelta che il centrodestra continua a rinviare. Fratelli d’Italia vorrebbe invertire le dinamiche in Veneto, anche perché è il partito di maggioranza relativa che guarda tutti gli altri dall’alto al basso, forte di oltre il 30 per cento di consensi alle politiche e alle europee. Il segretario regionale Luca De Carlo continua a dire da mesi che la matematica non è un’opinione nemmeno in politica, mentre il senatore veneziano Raffaele Speranzon è pronto a entrare in scena. Se la scelta cadrà su Stefani, il partito della Meloni pretenderà un numero importante di assessori, in caso di Speranzon candidato, si assisterebbe a una giunta più equilibrata nelle appartenenze. Forza Italia insiste su Flavio Tosi, l’ex sindaco di Verona, ora europarlamentare, che ha un conto aperto con Zaia dai tempi in cui il trevigiano gli soffiò la candidatura per diventare governatore. In ogni caso il quasi-monocolore leghista è ormai finito in archivio. Dando l’annuncio della data elettorale, Zaia è apparso quasi rilassato, visto che rimarrà al suo posto fino all’ultimo giorno utile: “Esprimo l’auspicio che sia una campagna di reale, civile e sereno confronto costruttivo, condotto nell’interesse di tutti noi veneti. Spero sentitamente che la squadra che sarà chiamata dall’elettorato a guidare questa Regione sia una squadra che possa portare ancora più in alto il nostro Veneto”. Otto anni dopo la riforma autonomista dello Stato, che è stata il suo cavallo di battaglia, è però ancora ferma e nemmeno a Pontida verrà dato l’annuncio delle prime deleghe amministrative concesse alle Regioni. La scelta della data ravvicinata a fine anno ha indotto la giunta regionale uscente a deliberare l’esercizio provvisorio di bilancio, con critiche delle opposizioni visto che ciò comporterà la possibilità di sostenere solo spese correnti.

L'articolo Elezioni regionali Veneto, Zaia ha deciso: al voto il 23 e 24 novembre. E il centrodestra non ha ancora un candidato proviene da Il Fatto Quotidiano.




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