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Il Fisco potrà accedere ai conti correnti per recuperare le tasse non pagate: ecco cosa succede

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Perché il Fisco potrebbe entrare in futuro nei conti correnti di chi non paga le tasse? Perché dal 2000 ad oggi l’Agenzia delle Entrate non ha riscosso 1.272,90 miliardi di euro. Sono coinvolti 21,8 milioni di contribuenti. E così arriva la proposta della Commissione tecnica istituita al ministero dell’Economia: consentire all’Agenzia delle Entrate-Riscossione non solo di sapere se un debitore possiede conti correnti, ma anche quanti soldi ci tiene depositati. Un passo che, secondo i tecnici, renderebbe più efficace e immediata l’azione di recupero dei crediti fiscali. La “palla” passa al ministro Giancarlo Giorgetti, che dovrà valutarne l’opportunità politica e tecnica.

Come funzionerebbe il nuovo potere del Fisco nei conti correnti

Oggi l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, di fronte a un contribuente insolvente, può verificare soltanto l’intestazione di eventuali conti correnti. Non conosce però la giacenza: un limite che, di fatto, allunga i tempi e rende incerta l’azione esecutiva. Per avviare un pignoramento, infatti, l’ente deve muoversi quasi alla cieca, rischiando che l’operazione risulti infruttuosa. La proposta della Commissione per il riordino della riscossione, guidata dall’ex magistrato della Corte dei Conti Roberto Benedetti, mira a colmare questa lacuna. Se accolta, l’Agenzia potrebbe accedere in modo mirato non solo all’esistenza del conto, ma anche a quello che contiene, il saldo. Un’informazione cruciale per valutare la possibilità di procedere con il pignoramento e per evitare tempi morti e costi burocratici. L’accesso, assicurano i tecnici, riguarderebbe esclusivamente chi ha debiti, chi ha insomma ricevuto cartelle esattoriali o avvisi e non ha pagato né rateizzato. Non si tratta dunque di un monitoraggio generalizzato sui risparmi degli italiani, ma di un potere circoscritto ai casi di evasione o inadempienza fiscale. Non è la prima volta che l’ipotesi arriva sul tavolo politico. Già nella prima Legge di Bilancio del governo Meloni c’era una bozza che prevedeva l’accesso diretto ai conti correnti dei debitori per velocizzare i pignoramenti. L’idea però fu stoppata dalla stessa presidente del Consiglio dopo forti polemiche interne alla maggioranza. Ora, con la nuova relazione tecnica consegnata alla Conferenza unificata delle Regioni, il tema torna d’attualità. Alla vigilia della Manovra.

I numeri del “magazzino fiscale” e i buchi della riscossione

Il motivo è sempre lo stesso: la montagna di tasse non riscosse, accumulata in venticinque anni. Alla fine di gennaio 2024 il “magazzino fiscale” ha raggiunto quota 1.272,9 miliardi di euro, legati a oltre 173 milioni di cartelle e avvisi che coinvolgono circa 21,8 milioni di contribuenti. Secondo i calcoli della Commissione, una parte consistente di questo tesoro è di fatto irrecuperabile. Circa 408 miliardi dovrebbero essere cancellati: si tratta di debiti di contribuenti morti, di società già chiuse o fallite, di crediti prescritti. L’Erario dovrebbe rinunciare a 347 miliardi, l’Inps a 38, i comuni a 5,1 e altri enti a 3,2 miliardi. Restano però circa 860 miliardi di crediti potenzialmente esigibili. Una cifra enorme, che spiega la pressione politica per trovare strumenti più efficaci. Da mesi la Lega chiede una nuova “rottamazione” delle cartelle, mentre i tecnici puntano a rafforzare i poteri dell’Agenzia delle Entrate per evitare che il magazzino si riempia di nuovo. La Commissione suggerisce inoltre un principio chiaro: discaricare automaticamente le cartelle dopo cinque anni, così da impedire l’accumulo infinito di crediti inesigibili. Ma al tempo stesso occorre rendere più rapida la riscossione coattiva, sfruttando sia i dati della fatturazione elettronica sia l’accesso ai conti correnti.
Sul tavolo di Giorgetti c’è dunque un dossier complesso, che unisce esigenze di bilancio, equità fiscale e rispetto della privacy. E la misura, che riguarderebbe milioni di debitori, aprirebbe un fronte politico. La proposta dei tecnici offre un metodo per erodere la montagna di tasse non pagate, ma la scelta finale sarà tutta politica.




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