Conti in ordine, ma alla Schlein il successo del governo non va giù. Non le resta che fare ammuina sulla Meloni che va a New York
Con i conti più che in ordine, Meloni vola a New York. Ma alla Schlein la cosa crea qualche fastidio: e scatena la bagarre su Gaza: la premier non ha chiesto il permesso al Parlamento… Proprio così: nella giornata in cui i conti tornano, e su scala internazionale, con tanto di promozione sui mercati dell’agenzia Fitch per il rating dell’Italia che sale di un gradino e passa da BBB a BBB+ – come noto al netto di una Francia declassata – la segretaria del Pd, pur di sorvolare sull’ennesimo successo di governo e premier, si attacca al peculiare che non sposta di un centimetro sorti e ripresa del Bel Paese, ma che nell’ottica della propaganda “anti” senza argomentazioni valide, mira a far rumore. Almeno tra quei pochi su cui ancora attecchisce questa strategia sabbiosa…
Schlein le prova tutte: «Meloni a New York senza confrontarsi con Parlamento»
Così, ecco svettare in prima linea Elly Schlein, l’avvocato delle cause perse, o dei ricorsi a tempo scaduto, che dir si voglia. Sì, perché in una giornata che inizia con una notizia che fa venire voglia di stappare una bottiglia di bollicine anche a chi ha il portafoglio più prudente – Fitch, l’agenzia di rating con la mano pesante, ci promuove. L’Italia sale da BBB a BBB+, un segno di fiducia che, onestamente, non si vedeva da tempo, soprattutto mentre la nostra cugina d’Oltralpe, la Francia, si becca una bella sberla – la numero uno del Nazareno si perde nei rivoli di una letteratura aziendal-parlamentare che dubitiamo possa interessare ai più…
La solita ammuina per offuscare i successi del governo?
L’ultimo “casus belli“? La trasferta della Meloni a New York per discutere il riconoscimento dello Stato di Palestina. E qui, l’ironia si fa tagliente. La Schlein s’interroga, con un misto di sdegno e stupore: «Le pare normale che nessuno sappia? Che il Parlamento non abbia potuto discutere…»… E, di contro, viene spontaneo chiedersi: davvero la segretaria pensa che un capo di governo debba convocare un’assemblea di centinaia di persone per ogni singolo punto all’ordine del giorno di un vertice internazionale? Dobbiamo forse istituire un “voto del Parlamento” prima di ogni telefonata con un leader straniero? Ma in questo modo, non si rischia di trasformare la diplomazia in un dibattito da circolo del dopolavoro?
Virata dem sulla letteratura aziendal-parlamentare
Che dire? Se non che il successo è un piatto che, per alcuni, ha un sapore amaro… Così, mentre governo e premier incassano l’ennesimo risultato positivo, c’è chi deve trovare il modo di cambiare discorso e sviare l’attenzione dell’opinione pubblica su altro. E chi, se non Elly Schlein, la combattente per i diritti e i dibattiti parlamentari a tutti i costi? La segretaria del Pd, allora, forse leggermente infastidita dal fatto che la cronaca economica non le dia appigli per un attacco frontale, decide di virare a 360 gradi, per fare rotta sulla diplomazia parlamentare.
Il solito diversivo della sinistra in panne
E non è tutto. Perché la Schlein alza pure la posta, tirando in ballo finanche la questione delle sanzioni a Israele apprese “dai retroscena”. Insomma, il suo è un grido di dolore per una agognata assenza di confronto che, a suo dire, minerebbe le fondamenta della democrazia. La narrazione è chiara: il governo Meloni è opaco…. Ma davvero? O magari, piuttosto, l’esecutivo è alle prese con un’agenda fitta che, a differenza delle opposizioni, non può permettersi di rallentare per un’infinita serie di consultazioni?
Quel puntiglio fissato su un terreno d’argilla…
Incredibile ma vero insomma: Elly proprio non ci sta e non ci vuole stare… «Noi abbiamo chiesto un confronto in Parlamento con la presidente del Consiglio e di votare impegni precisi, perché non è possibile e non è democratico che non sappiamo, ma apprendiamo solo dai retroscena, la posizione del governo italiano sulle sanzioni a Netanyahu e al suo governo e sul riconoscimento dello Stato di Palestina, in discussione e in votazione in questi giorni a Bruxelles e Copenaghen».
Intanto (per fortuna) il governo si occupa dei fatti…
In fondo però, mentre la Schlein cerca il dibattito, il governo si occupa dei fatti. E a ben guardare, non è che forse, la segretaria del Pd sperava che il dibattito sulle sanzioni e sulla Palestina potesse distogliere l’attenzione dai successi economici dell’esecutivo? Un po’ come quando il gatto vuole che lo guardi, e poi fa cadere il vaso. Ma il vaso, questa volta, è caduto dalla parte sbagliata, visto che il rating italiano è salito e l’esecutivo italiano ha incassato l’ultimo riconoscimento intenrazionale.
Insomma, è un’altra giornata, e c’è tempo per un’altra critica. Ma non sfugge, almeno agli occhi più attenti, che, al solito, mentre l’Italia si muove su scenari internazionali con un passo più sicuro, c’è chi continua a indagare sul pelo nell’uovo, sperando che la cosa faccia rumore. Purtroppo per loro, però, questo rumore è solo l’ennesimo bisbiglio di sottofondo: fastidioso certo. Ma di sicuro non catalizzante…
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