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Preti contro il genocidio, da Ciotti a Zanotelli: “La preghiera non basta più, andiamo in piazza”. Monsignor Ricchiuti: “La Santa Sede prenda una posizione più netta”

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“Sull’uso del sostantivo genocidio ho letto che ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento. Se anche l’Onu ha detto che quanto sta avvenendo a Gaza è un genocidio, resto perplesso di fronte alla scelta di Papa Leone XIV. Non è più tempo di bizantinismi”. Sono parole pronunciate con parresia quelle di monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di “Pax Christi”. Forse mai come oggi un Vescovo (è emerito ad Altamura – Gravina ndr) è arrivato a tanto verso il pontefice.

Con lui – in modi diversi, tra chi è più prudente e chi è più determinato – ci sono oltre mille preti, tra cui dieci vescovi e un cardinale, altri nomi noti come don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli che hanno firmato un appello che non lascia spazio a fraintendimenti: “Preti contro il genocidio”.

Oggi, lunedì 22 settembre, saranno a Roma alle 14,30 davanti all’obelisco del Quirinale e poi dalle quindici alla chiesa di Sant’Andrea da dove marceranno verso i palazzi del potere e il Vaticano. “Il nostro appello – spiega don Ciotti a “Il Fatto Quotidiano.it – non si pone assolutamente in contrapposizione con la Santa Sede. In coscienza, sulla base dei racconti delle persone a Gaza e anche di molte voci israeliane, così come della conferma da parte dell’Onu, abbiamo ritenuto di poterci esprimere in un certo modo. E ci siamo sentiti obbligati a farlo, perché la disumanità di quel massacro è intollerabile”. Il fondatore del “Gruppo Abele” e di “Libera” è prudente verso il Vescovo di Roma: “Immagino che la cautela del Papa sia dettata dal bisogno di una conferma giuridica precisa a proposito del termine “genocidio”. Comprendo anche il suo desiderio di abbracciare tante sensibilità dentro e fuori la Chiesa”. Sa, tuttavia, che il metterci la faccia può creare fastidi: “Ci sono tanti modi di schierarsi e spendersi per la giustizia, non per forza attraverso gli appelli. E noi sappiamo che un appello è una cosa piccola, insufficiente. Ma è un modo per dire che ci siamo, che siamo vicini a quei popoli, vicini alla vita delle persone in fuga, impaurite, affamate. Non equi-distanti ma equi-vicini a chi soffre e chiede protezione. Gli appelli purtroppo quasi mai hanno un impatto concreto, eppure questo sembra dia fastidio, dato che Google ha bloccato l’accesso alla sua pagina. Allora chiediamoci chi ha interesse a soffocare queste voci di denuncia”.

Il prete che da poco ha compiuto 80 anni, fa riferimento al fatto che venerdì notte la campagna di raccolta firme è stata misteriosamente bloccata. Un problema che ha toccato soprattutto don Rito Maresca che per primo raccogliendo l’appello di una comunità di suore a Gaza ha lanciato questa campagna alla quale – ci sottolinea padre Pietro Rossini, responsabile comunicazione – ha aderito personalmente anche il cardinale Matteo Zuppi “pur non firmando in quanto presidente della Cei”.

A invocare proprio la Conferenza episcopale italiana d’altro canto è il missionario comboniano, padre Alex Zanotelli: “La preghiera non basta più. Per questo usciremo dalle chiese a marciare per le strade di Roma. C’è la chiara intenzione di sterminare il popolo palestinese. Di fronte al boicottaggio che hanno fatto al nostro appello mi aspetto che la Chiesa ufficiale dica una parola”.

A lui fa eco don Tonio Dell’Olio, membro del direttivo della Tavola della Pace, responsabile dell’area internazionale di Libera: “E’ necessario pensare ad un boicottaggio sul piano politico e commerciale a cominciare dall’industria farmaceutica. E’ il momento in cui tutti quanti dobbiamo fare la nostra parte come hanno fatto i sanitari, gli insegnanti”. Dell’Olio si rivolge direttamente a Leone XIV: “Chiedo al Papa di andare verso Gaza con il patriarca di Gerusalemme. Di là della riuscita di questa missione sarebbe un segno profetico. Di fronte ai segni del potere dobbiamo contrapporre il potere dei segni, come diceva don Tonino Bello”.

Son in tanti a tirare la veste al Sommo Pontefice che sembra molto cauto, per ora, nel rispondere a questi appelli. Non è forse un caso che alla campagna hanno aderito anche il cardinal Cristobal Lopez Romero, Vescovo di Rabat; monsignor Jan De Groef, bishop in Africa del Sud; monsignor Paolo Bizzetti, vicario dell’Anatolia; l’ex pastore di Chinhoyi in Zimbabwe Dieter Bernd Scholtz oltre agli italiani Ricchiuti, Domenico Mogavero, emerito a Mazara del Vallo e monsignor Raffaele Nogaro da Caserta. Lunedì, inoltre, a Roma sarà presente anche padre Fernando Garcia Rodriguez, superiore generale dei Saveriani.

“Siamo in tanti. Per troppo tempo abbiamo indugiato temendo l’accusa di antisemitismo ma la Chiesa è da molto tempo che usa il concetto di genocidio perché è un dato di fatto”, dice don Nandino Capovilla, rinviato in Italia dagli Isrealiani nei mesi scorsi al suo arrivo a Tell Aviv.

Tra i mille, c’è chi vive sotto scorta in una terra difficile come la Calabria che se la prende con i Governi: “Con questa campagna – sottolinea don Pino De Masi – vogliamo testimoniare il Vangelo della pace e dire apertamente che tutto ciò sta avvenendo con la complicità del silenzio degli Stati”.

D’accordo con lui don Ciotti: “Sulla situazione a Gaza ci sono stati gravi ritardi: le istituzioni nazionali e internazionali iniziano adesso a esprimersi, fra mille contraddizioni. Ma non possiamo rassegnarci. C’è una tendenza all’assuefazione, alla normalizzazione delle sofferenze altrui. Vediamo grandi ondate di emotività di fronte alle singole storie di bambini uccisi o intere famiglie cancellate. Ma è spesso qualcosa di effimero. Le emozioni non fanno la differenza, se non si trasformano in sentimenti che durano e graffiano la coscienza con le domande più scomode. Non basta commuoversi ma bisogna muoversi, farsi sentire, portare aiuto”.

L'articolo Preti contro il genocidio, da Ciotti a Zanotelli: “La preghiera non basta più, andiamo in piazza”. Monsignor Ricchiuti: “La Santa Sede prenda una posizione più netta” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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