Caso Farfalle: oggi inizia il processo a Maccarani, ma sotto accusa è un intero sistema di potere e connivenze
Sul banco degli imputati c’è solo lei, ma alla fine sotto accusa potrebbe finire un intero sistema fatto di potere, prevaricazioni, regole infrante e lotta feroce a chiunque si metta di traverso. Emanuela Maccarani, oramai ex direttrice tecnica della Nazionale di Ginnastica Ritmica, si presenta in aula – oggi nel Tribunale di Monza – accompagnata da due avvocati, pronta a dare battaglia, a difendersi e ad accusare a sua volta. Chiamerà a raccolta il suo ‘popolo’, quello che finora l’ha sostenuta, le sue fedelissime che, secondo alcuni, sono ancora profondamente influenzate da lei, allenatrice e mentore.
Maccarani deve rispondere del reato di maltrattamento aggravato in seguito alle violenze emotive e fisiche che – secondo l’accusa – avrebbe imposto ad alcune giovanissime atlete. Vessazioni, insulti, offese, umiliazioni al centro del racconto delle ragazze (qui il resoconto realizzato dal Fatto) che alla fine hanno deciso di dire tutto con una rara determinazione e una volontà di ferro. Il processo di Monza dovrebbe essere l’ultimo atto di una lunga e complessa battaglia legale e forse il primo di una revisione radicale di metodi di allenamento drammaticamente pericolosi per la salute di atlete in tenera età costrette ad alimentare la fabbrica delle stelle bambine, oggetti di una catena di montaggio spesso crudele e spersonalizzante. Il mondo della ginnastica ritmica e artistica è stato scosso dalle fondamenta, come è accaduto all’estero: ultimo il caso dell’Australia e della sua Federazione colpevole di aver violato i diritti umani di un’atleta di appena dodici anni. Ma anche quello relativo all’Azerbaijan, i cui organismi sportivi sono stati sanzionati dalla GEF (Gymnastic Ethic Foundation) Disciplinary Commission Panel alla fine del 2024. Lo stesso organismo ha aperto un’istruttoria anche per la vicenda dell’Italia, dove non è mai stato istruito un procedimento disciplinare equo e imparziale.
La madre di tutti i processi che investono lo sport riguarda Larry Nassar, la cui vicenda criminale è stata insabbiata per venti anni – 1997-2017 – prima di diventare di dominio pubblico e condurre l’osteopata della Nazionale americana di ginnastica in carcere dove resterà per tutta la vita a causa degli abusi sessuali inflitti a bambine e adolescenti nella sua lunga carriera di sex offender al servizio dello sport. E questo processo richiama in parte quello americano, che riuscì a far crollare un mondo dalle cui ceneri risorse un ente autonomo (US Center for Safe Sport) con l’incarico di giudicare in modo indipendente i raccapriccianti abusi sugli atleti in nome di vittorie, sponsor, denaro e potere.
Le denunce che i vertici federali hanno tentato di insabbiare
La Federazione Ginnastica d’Italia, guidata da Gherardo Tecchi fino a marzo di quest’anno, ha cercato di insabbiare le denunce e depotenziare l’inchiesta federale annunciata con enfasi e promesse roboanti di giustizia e verità. La diffusione delle intercettazioni ha dimostrato che tipo di inchiesta è stata condotta e ha impietosamente smascherato il grande bluff. Le intercettazioni (diffuse a dicembre 2024) passeranno alla storia come quelle delle ‘due stronze’. Le due stronze sarebbero Nina Corradini e Anna Basta, le due atlete che nel 2022 hanno denunciato coraggiosamente e in cambio hanno ottenuto insulti e minacce. “Le bastoneremo quando sarà il momento”, promise Tecchi. “Il problema è che i media gli hanno dato uno spazio enorme – sostenne con una certa indignazione il procuratore federale Michele Rossetti – Cioè due stronze che dicono cose che hanno avuto una risonanza paurosa, invitate da tutte le parti. Io ho scatenato i miei agenti segreti dicendo: trovatemi tutte le ex farfalle che non si sono messe in combutta con queste e me le sentirò”.
Contatti, colloqui frenetici, abboccamenti, ricerca convulsa di testimoni addolciti e utili alla causa: attivismo e fermento tra Maccarani, Tecchi e Rossetti, per disinnescare il caso naturalmente senza darlo a vedere e poi la quasi assoluzione, la bufala dell’ammonizione per Maccarani, colpevole di aver “amato troppo” ragazze ingrate e forse anche abbastanza scarse. Un buffetto sulla guancia che all’epoca sembrò incomprensibile ma la cui logica è apparsa chiara alla luce delle intercettazioni. Gherardo Tecchi non è più presidente, ha rinunciato al terzo mandato, dicendo addio alla federazione a marzo del 2025, con la solita prosopopea e retorica, senza dedicare una parola allo scandalo di cui lui stesso era stato protagonista, senza una parola di scuse. Anche Maccarani è stata allontanata e non riveste più la carica di direttrice tecnica delle cosiddette Farfalle. Rossetti l’11 febbraio 2025 è stato giudicato dalla commissione federale di garanzia e rimosso senza troppi complimenti dalla carica di procuratore federale.
Il neo-presidente Facci e le altre conversazioni sessiste: tutto già archiviato
Al posto di Tecchi c’è ora Andrea Facci salutato entusiasticamente come il nuovo che avanza. In realtà non così nuovo come sembra. Infatti, neanche il tempo di festeggiare e prontamente saltano fuori alcune conversazioni fra Tecchi e Facci che non era presidente mentre veniva intercettato ma lo era diventato al momento della pubblicazione. Facci, in questi colloqui, si lascia andare a commenti volgari e sessisti contro Beatrice Parrini che aveva confermato il quadro di violenze e abusi tollerato dalla federazione. Nella telefonata, Tecchi esprime irritazione e fastidio per le interviste televisive di Parrini, mettendone in dubbio lo status di atleta di punta (“Non è mai stata una Farfalla!”) e attribuendo le sue apparizioni al suo aspetto fisico: “[…] Quella… quella perché è una bella figa le interessava farsi vedere!”. Facci concorda e ride, rispondendo: “È una bella figa! È una bella figa (ride) è una bella figa!”.
Ancora una volta annunci e promesse, indignazione e condanna unanime, ma ancora una volta arriva – a maggio 2025 – l’archiviazione per entrambi da parte della giustizia sportiva con un provvedimento firmato dal procuratore federale aggiunto della Federginnastica (privata di Rossetti) che non manca di registrare il parere naturalmente favorevole della Procura Generale del Coni. Ad essere sconfitto è soprattutto lo sport e il caso Maccarani deve essere visto come un grandangolo per mettere a fuoco un contesto che spesso si sottrae a ogni responsabilità e un meccanismo, quello della giustizia sportiva, ridotto a poco più di un’arma politica. Una giustizia da operetta orientata all’autoconservazione.
In Aula non è attesa la Federginnastica
Anna Basta e Nina Corradini si ritrovano oggi unite e vicine per tentare di dare l’ultima spallata a un sistema che sono riuscite – con l’aiuto dei loro avvocati e dell’Associazione ChangeTheGame – a mettere in discussione, svelandone connivenze, crudeltà e ipocrisie. Al loro fianco ci saranno altre atlete che si costituiranno parte civile e siederanno insieme in aula, un’aula dove per ora non è attesa la Federazione ginnastica che rischia di perdere una grande occasione per dimostrare che la Federazione delle ‘due stronze e delle bastonate a tempo debito’ fa parte del passato, non del presente e del futuro.
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