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L’orrore del mondo cattolico di fronte a Gaza. Israele non vuole mettersi al sicuro ma annientare

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Sconcerto, disgusto e orrore attraversano il mondo cattolico e cristiano dinanzi alla strage quotidiana attuata dal governo israeliano a Gaza. Domenica all’Angelus papa Leone ha ripetuto il suo appello per la “terra martoriata di Gaza”. A pregare insieme a lui si erano dati appuntamento numerose associazioni, fra cui rappresentanze di Agesci, Azione Cattolica, Caritas, Focolarini, Acli, Pax Christi, la Federazione dei settimanali cattolici, l’Associazione Donne in Vaticano. Con loro Leone ha ribadito che in Terrasanta “non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta”. Chi ama veramente i popoli “lavora per la pace”.

Ciò che meglio esprime l’attuale stato d’animo di larga parte del mondo cattolico è il manifesto, che invitava i fedeli all’appuntamento di preghiera: un’immagine di Maria che regge tra le braccia il figlio esanime e poche parole impresse sulla sua veste. “Allibiti di fronte a quello che sta accadendo”.

Allibiti è la parola giusta. Proprio in quel mondo cattolico, che dal concilio Vaticano II in poi si è maggiormente impegnato per sradicare le tracce di antigiudaismo presenti nella storia del cristianesimo e si è speso anno dopo anno nel valorizzare ed esaltare l’eredità ebraica nella fede cristiana, con innumerevoli gesti di vicinanza e di forte legame nei confronti di coloro che Giovanni Paolo II chiamava “fratelli maggiori” e papa Ratzinger definiva con più precisione “nostri padri nella fede” – proprio in questo mondo, filoebraico al massimo, è esploso lo choc per lo sterminio scientifico portata avanti dal governo Netanyahu e per il sadismo con cui le autorità di Israele affamano senza pietà la popolazione civile della Striscia, negando alimenti, acqua, carburanti e medicinali. Oppure facendoli pervenire con un crudele contagocce, che attizza ancora di più la spirale della fame e delle privazioni.

Mitragliare bambini o lasciare che bambini siano sottoposti ad amputazioni senza anestesia… Proseguire senza battere ciglio con il massacro di ormai settantamila gazawi, di cui oltre l’80 per cento sono civili, suscita un orrore senza limite. Da marzo in poi (quando Netanyahu ha rotto la tregua ufficialmente accettata) è anche peggio: su sedici uccisi, quindici sono civili come accertato da indagini indipendenti.

L’esercito IDF, l’Israel Defense Forces, è stato ormai ribattezzato Israel Destruction Forces. Molteplici fonti hanno descritto il “tiro al piccione” attuato spesso da soldati israeliani. Si colpisce a morte un civile e quando tra le macerie striscia un padre per recuperare il cadavere si ammazza anche lui e se un fratello si azzarda a provare di nuovo a raggiungere i colpiti, lo si fa fuori. Così si arriva ad un bel numero di “trofei”. Gli stessi portavoce dell’esercito minacciano “azioni senza precedenti” se i civili, come mandrie, non sono pronti a spostarsi da un luogo all’altro.

In questo cinico gioco di morte non c’entra più il barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre, non c’entra la sicurezza di Israele, non c’entra l’esistenza di Israele come hanno riconosciuto esponenti israeliani importanti. La posta in gioco non è la sconfitta di Hamas, ma l’annientamento di qualsiasi volontà di indipendenza dei palestinesi.

C’è un prima e un dopo. L’11 settembre di quest’anno Netanyahu ha dichiarato ufficialmente: “Manterremo la nostra promessa che non ci sarà nessuno Stato palestinese”. Si rompe così il patto che nel 1949 per dichiarazione dell’Onu sanciva l’esistenza di due stati – israeliano e palestinese – si stracciano gli accordi di Oslo del 1993-95, che entro un quinquennio dovevano portare ai due Stati. Emerge la falsità dell’idea che Netanyahu sia “prigioniero” di due ministri estremisti. Tutto il governo è schierato sulla linea suprematista di oppressione dei palestinesi e una parte notevole della società israeliana condivide questa linea di potere. La maggioranza degli israeliani, dichiara il cardinale Pizzaballa patriarca di Gerusalemme, si sente “unica vittima” e questo non facilita una fine del conflitto. A Sderot, villaggio di confine, eccitati israeliani pagano l’equivalente di due euro per vedere con il binocolo come Gaza viene bombardata.

Intanto è nata la rete internazionale “Preti contro il genocidio”. Sono già più di 1000. Condannano il 7 ottobre di Hamas e denunciano Israele per crimini di guerra, pulizia etnica, uso della fame come arma di sterminio e genocidio. Google ha sospeso il loro sito, poi lo ha ripristinato.

Intanto l’Osservatore Romano ha pubblicato un duro documento del Consiglio mondiale delle Chiese sulla politica di Israele a Gaza e in Cisgiordania: “Invitiamo gli Stati, le Chiese e le istituzioni internazionali a imporre sanzioni per le violazioni del diritto internazionale, tra cui sanzioni mirate, disinvestimenti ed embarghi sulle armi. È necessario fornire pieno sostegno alla Corte Penale Internazionale e ai meccanismi delle Nazioni Unite che indagano su potenziali crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. Parole secche per riaffermare anche il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione.

L'articolo L’orrore del mondo cattolico di fronte a Gaza. Israele non vuole mettersi al sicuro ma annientare proviene da Il Fatto Quotidiano.




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