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Oggi è nato un movimento di massa contro il genocidio a Gaza. Teniamolo unito!

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In questi giorni è nato, in Italia, un movimento di massa contro il genocidio del popolo palestinese posto in essere dallo Stato israeliano a Gaza.

E’ in primo luogo una rivolta morale, frutto dell’insopportabilità della situazione di Gaza, dove un popolo viene da due anni sottoposto a pratiche di sterminio, tortura, privazioni, simili a quelle che i nazisti praticavano contro gli ebrei nei campi di concentramento. Un insopportabile genocidio in mondovisione. Questa indignazione è stata così forte da spezzare il senso di impotenza che è stato in questi anni il principale ostacolo alla costruzione della mobilitazione sociale nel nostro paese. Ha fatto sì che siano scese in piazza persone che normalmente non frequentano cortei e manifestazioni.

Una rivolta morale che è contemporaneamente identificazione con le vittime e ripulsa per i carnefici, a partire da Netanyahu, ma senza fermarsi ai soli esponenti del governo israeliano. E’ infatti evidente che questo genocidio ha il suo esecutore materiale nello stato di Israele ma ha molti complici: dal governo statunitense a quello tedesco, a quello italiano che forniscono gran parte delle armi per arrivare al complesso dell’Unione europea.

Una rivolta morale che non si è fatta irretire dai tentativi del potere di impedire che il movimento assumesse dimensioni di massa. Da un lato abbiamo infatti avuto la repressione e dall’altra il tentativo di una parte delle classi dominanti di “assorbire” il movimento in una protesta che condanni Netanyahu per salvare il sionismo e il suo sistema di oppressione.

Una rivolta morale che nella nettezza della parola d’ordine indicata dai sindacati di base per la giornata di mobilitazione di oggi, “Blocchiamo tutto” ha trovato la sua piena corrispondenza: basta chiacchiere, occorre porre in termini radicali la necessità di fermare lo stato criminale di Israele.

Si tratta adesso di favorire la prosecuzione e lo sviluppo del movimento, che ha avuto nella sua radicalità e nella pratica popolare nonviolenta i suoi punti di forza, che hanno permesso il coinvolgimento anche di fasce di popolazione che alle manifestazioni non ha mai partecipato.

Innanzitutto va garantito il carattere unitario del movimento che ha il suo fondamento nel suo essere un movimento “dal basso”, finalizzato all’obiettivo di fermare il genocidio ed a questo riguardo le organizzazioni che hanno avuto un ruolo decisivo nella costruzione delle mobilitazioni in questi due anni debbono mostrare una grande maturità nel passaggio dalle manifestazioni “militanti” al movimento di massa. Si tratta cioè in primo luogo di lavorare per la crescita del movimento nel suo carattere unitario e radicale che lo caratterizza.

No al genocidio, No alla guerra.

A tal fine decisivo è l’approfondimento della riflessione nel movimento dai nessi che uniscono il No al genocidio con il No alla guerra e alle spese militari. E’ infatti del tutto evidente che la logica genocida, razzista e coloniale con cui si muove lo stato di Israele non è un fatto episodico ma parla di una visione del mondo propria delle classi dominanti occidentali. Chi in questi anni ci ha spiegato che Israele era un faro della democrazia e rappresentava nei fatti l’avamposto della civiltà occidentale di fronte alla barbarie degli “altri”, ha affermato, al di fuori di qualunque equivoco, che vi è una identificazione totale tra lo stato di Israele e le elites occidentali. La disfatta morale dello stato di Israele è la disfatta morale delle classi dominanti occidentali, che da un lato sono state complici di Netanyahu e dall’altra – replicandone la stessa logica – gridano al lupo al lupo e pongono in essere un enorme piano di riarmo.

La giustificazione con cui lo stato di Israele sta praticando il genocidio – la necessità di difendersi dai nemici esterni – è la stessa che viene utilizzata dai paesi della Nato che- dopo aver posto le premesse e provocato la guerra in Ucraina – stanno praticando un riarmo aggressivo e foriero di grandi disastri.

La logica con cui il governo di Israele ha aperto 7 fronti di guerra è la stessa logica che guida l’Unione Europea nel folle riarmo – attraverso gli eserciti nazionali o l’esercito europeo poco importa – finalizzato a proseguire la guerra in ucraina – e quindi il massacro del popolo ucraino – e a porre le premesse per la terza guerra mondiale.

Sviluppare il movimento di massa contro il genocidio a Gaza, individuare i nessi tra il no al genocidio e il no alla guerra e al riarmo, tra il no alla spese militare e la difesa del welfare e dei diritti sociali, sono i punti fondamentali su cui questo movimento può veramente cambiare le cose. A Gaza come nel nostro paese. Proviamoci!

L'articolo Oggi è nato un movimento di massa contro il genocidio a Gaza. Teniamolo unito! proviene da Il Fatto Quotidiano.




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