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Spagna, ok all’embargo sulla vendita di armi a Israele. Ma una rottura completa è ‘altamente difficile’

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La Spagna ha annullato un contratto da 697 milioni di euro per l’acquisizione del sistema di lancio di razzi ad alta mobilità (Silam), sviluppato sulla base del progetto del lanciarazzi Precise and Universal (Plus) dell’azienda israeliana Elbit Systems. Un avviso di annullamento pubblicato la scorsa settimana dall’agenzia per gli appalti di Madrid, in linea con la decisione del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez sull’embargo di armi nei confronti di Israele.

Il sistema avrebbe dovuto includere 12 lanciatori, unità radar, droni e veicoli blindati. La cancellazione segue le crescenti pressioni politiche della coalizione di governo spagnola e le proteste pubbliche per le azioni militari di Israele a Gaza. L’iniziativa è una delle nove azioni che il governo spagnolo ha dichiarato di voler intraprendere per contribuire a fermare il genocidio a Gaza, perseguire i suoi autori e sostenere la popolazione palestinese. Il materiale tecnologico, fornito alla Spagna da aziende israeliane, sarà sostituito dall’industria spagnola.

Oltre al sistema Silam si parla anche di veicoli corazzati VCR 8×8 “Dragon”, il fiore all’occhiello del rinnovamento dell’esercito spagnolo, un mega-contratto da 2,5 miliardi di euro, che a quanto pare salterebbe. I veicoli “Dragon” incorporano sistemi di blindatura avanzata dell’azienda israeliana Plasan Sasa e apparati radio E-Lynx, sempre di Elbit Systems. Sullo sfondo della guerra a Gaza, la scorsa settimana la Spagna ha anche annullato un contratto del valore di 278 milioni di dollari per l’acquisto di missili Spike da Rafael. In totale si parla di oltre 4 miliardi di euro di investimenti che dovranno essere rivisti.

Le misure aggiuntive annunciate la scorsa settimana da Madrid in risposta al conflitto di Gaza includono inoltre il divieto di transito nello spazio aereo spagnolo per qualsiasi aereo destinato al trasporto di equipaggiamenti di difesa in Israele. Allo stesso modo, alle navi che trasportano carburante per le forze armate israeliane è vietato l’ingresso nei porti spagnoli. Israele generalmente esporta circa tre quarti della sua produzione militare in oltre cento paesi. L’apparato di difesa e sicurezza dipende fortemente da queste esportazioni. Le attrezzature e le armi militari esportate vengono pubblicizzate come tecnologia all’avanguardia in quanto sono state precedentemente utilizzate nelle frequenti operazioni militari israeliane. In effetti alcune vendite di prodotti militari sono aumentate dopo le campagne militari nella Striscia di Gaza, considerata un laboratorio per la sperimentazione di armi.

Nonostante l’impegno pubblico della Spagna a favore di un embargo, fonti interne al Ministero della Difesa ammettono che una rottura completa sarebbe “altamente difficile”, poiché parti fondamentali dell’infrastruttura militare del Paese si basano ancora su sistemi israeliani. A quanto pare il governo starebbe cercando soluzioni alternative ai contratti esistenti con aziende legate a Israele. Secondo i dati governativi, le importazioni spagnole da Israele di armi e munizioni hanno raggiunto i 7 milioni di euro nel 2024 e i 10,2 milioni di euro nel 2025. Sempre nel 2025, le importazioni per un valore di 6,8 milioni di euro rientravano nella sottocategoria 9306901000 (bombe, granate, siluri, mine, missili e munizioni belliche simili e loro parti) e 3,4 milioni di euro nel codice 93069010 (armi da guerra e munizioni).

La principale azienda di difesa spagnola, Indra, attualmente non dispone né della tecnologia né dei componenti di fabbricazione israeliana necessari per sostituire i sistemi esistenti, tant’è che il risparmio di costi e tempi sono le ragioni principali della dipendenza della Spagna dai materiali israeliani. La preoccupazione è che la Spagna potrebbe reperire componenti israeliani indirettamente attraverso paesi come l’Italia o la Turchia.

L'articolo Spagna, ok all’embargo sulla vendita di armi a Israele. Ma una rottura completa è ‘altamente difficile’ proviene da Il Fatto Quotidiano.




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