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“Gli attacchi di panico non sono un trend”: la confessione di Parpiglia nel suo libro più intimo

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“La mia quotidianità era scandita da prendere N2MG, Stilnox, Imovane e Laroxyl”. Cronache di ordinaria depressione. Gabriele Parpiglia, autore e conduttore televisivo tra i più noti, squaderna la propria intima fragilità e fa rotolare su carta dosi di ansia che quasi arricciano le pagine di Sotto attacco di panico (Mursia). Un memoir dove Parpiglia mette a nudo la sua “addiction” spericolata, il toc toc continuo del “signor Panico”, che lo ha portato perfino a scambiare, e ingurgitare, un medicinale per le verruche al posto di un pesante psicofarmaco trovandosi a un passo dalla morte con le tonsille che scoppiano e bolle bianche su tutto il corpo. È un racconto in apnea quello di Parpiglia, tutto volto alla ricerca di un appiglio per uscire dal tunnel del burnout, aggrappato a diverse vie possibili di fuga dalla sofferenza.

A partire da quel EMDR – o Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari – approccio terapeutico che mira ad aiutare le persone a superare traumi e disturbi legati all’ansia che, come scrive l’autore “si articola in diverse fasi, a partire dalla preparazione del paziente e dall’individuazione dei ricordi traumatici su cui lavorare. Successivamente, si passa alla fase centrale della desensibilizzazione, in cui il terapeuta guida il paziente attraverso una serie di movimenti oculari, mentre lui si focalizza sul ricordo doloroso”. All’EMDR, e ai suoi benefici, seguiranno poi un paio di viaggi in solitaria rigeneranti (Norvegia e Islanda). La tensione di Sotto attacco di panico, del resto, è volta proprio verso questa sorta di disintossicazione da quel mondo tanto ambito, poi anche conquistato, ma perennemente in bilico, del jet set, dell’inner circle dello showbiz visto da vicino, che Parpiglia affronta spregiudicato ma poi ne subisce le tossiche conseguenze.

Come diceva il suo maestro, l’indimenticato, come lo chiama Parpiglia, “dottor Costanzo”: “per fare questo lavoro devi essere pronto a ingoiare ogni giorno un cucchiaino di merda insieme a un cucchiaino di miele”. Il memoir allora non è solo franca autoanalisi, sorta di disperato specchio dell’io, “sembrava voluto da tutti, ma visto da pochi (…) faceva comodo la sua energia, la sua instancabilità, il fatto che fosse sempre disponibile. Ma nessuno si domandava davvero come stesse”, scrive la dottoressa Verardo nella prefazione riferendosi; ma è anche doppio grido di dolore in mezzo a vip e star di tv e spettacolo. Mobbing e delusioni quando l’intervista esclusiva non va in pagina, ma anche la vicinanza oltre ogni ruolo professionale, sinceramente paterna, proprio di quel Costanzo per il quale Parpiglia diventa pedina lavorativa preziosa (come rintraccia Pietro Maso per il programma L’intervista è da antologia) e insostituibile (leggasi la riparazione del vecchio Nokia che Costanzo non ha mai voluto sostituire).

Parpiglia del resto lo scrive, anzi lo grida: “gli attacchi di panico non sono un trend, non sono un argomento da usare per l’hype sui social o per vendere libri”. Ancora: “L’ho scritto – il libro ndr – per dire che si può parlare di queste cose, anzi, che si deve parlare di queste cose, perché è straziante vedere quante persone si vergognano di ammettere di soffrire di attacchi di panico. Lo vedo nei messaggi che ricevo, nelle persone che incontro, in chi mi parla di questi problemi sottovoce, come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. E mi fa male vedere come questa vergogna sia ancora più forte al Sud Italia: se dici che soffri di attacchi di panico, o non ti credono o ti prendono in giro”. Eppure a leggere Sotto attacco di panico sembra che per l’autore non vi sia mai pace. Tirato per la giacchetta ovunque, inseguito, stalkerizzato, minacciato (capitolo Triestina calcio), perfino avvicinato in mare al largo mentre è in barca con Bonolis: “A Gabriè è vero che Totti ha lasciato Ilary?” Viene voglia di spegnere tutto. Pc, smartphone, tv e giornali. La rinascita è forse nella negazione di un certo senso del mondo. Ma è solo un’ipotesi di lettore. Con un divertente aneddoto sulla prepotenza del signor Luigi Di Maio ministro sugli inferiori fantozziani.

L'articolo “Gli attacchi di panico non sono un trend”: la confessione di Parpiglia nel suo libro più intimo proviene da Il Fatto Quotidiano.




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