Le piazze si mobilitano ma gli attivisti della Flotilla si devono pagare il biglietto aereo per tornare in Italia
Vergognarsi del proprio governo è un destino che da qualche decennio tocca spesso a molti Italiani. In questa circostanza, però, il governo di Giorgia Meloni ha davvero superato ogni limite morale, culturale e umano.
La notizia di oggi è che il governo parrebbe non avere intenzione di rimpatriare con voli di stato i cittadini italiani illegalmente arrestati dall’esercito israeliano sulla Global Sumud Flotilla, mentre navigava in acque internazionali.
Sul piano del diritto, una decisione simile sarebbe abnorme, giacché si tratta di cittadini italiani, che sono stati letteralmente sequestrati dall’IDF in violazione del diritto internazionale. Ma sappiamo che per il ministro degli Esteri Antonio Tajani “il diritto vale fino a un certo punto”.
Sul piano etico, sarebbe anche peggio, perché si tratterebbe di una cinica e spregiudicata operazione di marketing elettorale, alla vigilia delle elezioni regionali calabresi e toscane, sulla pelle di cittadini italiani che hanno l’unica colpa di aver avuto il coraggio che negli ultimi due anni è mancato al governo italiano.
Ridurre una questione che dovrebbe scuotere le coscienze di tutto l’Occidente cosiddetto democratico a beghe tutte interne alla politica italiana è davvero indegno, perfino per una classe dirigente improvvisata e impreparata come quella meloniana. Insomma, è del tutto inadeguato a guidare un paese un governo che di fronte al genocidio palestinese cinguetta parole di rimbrotto contro l’aggressore israeliano, mentre non risparmia parole al vetriolo contro gli attivisti della Flottilla, accusati perfino di ostacolare il processo di pace (per ora, di là da venire), quando non – in spregio al senso del ridicolo – di voler danneggiare la stessa Meloni.
Lo scorso gennaio, peraltro, lo stato italiano ha spontaneamente rimpatriato a spese pubbliche su un aereo di stato Njeem Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria libica, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Inoltre, Meloni nel 2012 fece una durissima campagna mediatica in favore del rimpatrio in Italia dei due Marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani, adducendo come motivo del rimpatrio esattamente il fatto che la tragedia si era consumata in acque internazionali e non indiane.
Da allora, però, sono passati tanti anni, e la memoria politica degli Italiani si è illanguidita sotto i colpi dell’impoverimento, della pandemia, delle guerre. Oggi, la coerenza non è più una dote richiesta a chi ricopre ruoli politici, neppure se si tratta della presidente del consiglio.
Eppure, la Flottilla ha ottenuto il più importante dei risultati che poteva conseguire: è riuscita a provocare nell’opinione pubblica mondiale un sussulto di indignazione, a risvegliare quel senso di giustizia e di umanità che pareva aver abbandonato definitivamente un Occidente ormai impigrito e distratto.
Le piazze, i cortei, gli scioperi che stanno animando le città italiane ed europee in questi giorni sono una boccata d’aria per la democrazia e sono l’unico vero modo di difendere i tanto decantati valori occidentali. Si tratta di una mobilitazione spontanea, nata in seno alla società civile, che non ha alcun colore politico, nonostante Meloni e i suoi tentino disperatamente di derubricarla a fenomeno di folclore, o peggio di violenza ad opera di frange di estrema sinistra.
Farebbe bene un governo degno di questo nome a difendere i cittadini italiani vittime dei soprusi israeliani, indipendentemente da qualsiasi appartenenza politica, e a rallegrarsi che in Italia vi siano ancora tracce di coscienza civile e di umanità, invece che istigare alla contrapposizione politica e all’egoismo sociale.
Quanto ai biglietti aerei per tornare in Italia, non si preoccupino gli attivisti della Flottilla, sicuramente molti cittadini italiani sarebbero felici di indire una raccolta fondi per pagarli al posto del governo.
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