Il nuovo San Siro gestito da banche straniere
Milano si prepara a perdere San Siro. Dopo una votazione sofferta, il Comune ha approvato la cessione del Meazza e delle aree circostanti a Milan e Inter per 197 milioni di euro, una cifra ben al di sotto del loro valore reale. Non solo economico, ma anche storico e simbolico per il passato di nerazzurri e rossoneri. Ma la vera novità è che, abbattuto lo stadio simbolo della città, il suo successore nascerà non da un progetto civico o da capitali domestici, bensì da un’operazione strutturata quasi interamente da banche estere, con un filo che porta sempre agli stessi nomi della finanza internazionale.
Il progetto firmato Foster + Partners e Manica, infatti, prevede un impianto da circa 71.500 posti con due soli anelli, spazi hospitality estesi, aree commerciali, ristorazione e funzioni urbane 365 giorni l’anno. Costo stimato: fra 1,2 e 1,5 miliardi di euro. Di questa cifra, fino a 1,2 miliardi potrebbero arrivare (come anticipato dal Sole24 ore) da un prestito sindacato con Goldman Sachs, J.P. Morgan, Bank of America e Mufg (Mitsubishi Ufj) fra i protagonisti, mentre l’unico istituto italiano che compare nell’elenco è Banco Bpm, per ora con un ruolo marginale. La presenza di Bpm si spiega non solo con i rapporti di sponsorship di lungo corso con il Milan, ma anche con un passato da banca di riferimento per l’Inter. Anche se, oggi, l’official banking partner dei nerazzurri è Bper. Non risultano coinvolti (al momento) Intesa Sanpaolo o Unicredit, i due principali istituti bancari italiani, che in altri Paesi avrebbero rappresentato il naturale contrappeso ai colossi americani.
C’è, poi, un filo che lega club e banche ancora più evidente e si trova nei profili dei manager. Gerry Cardinale, proprietario del Milan attraverso Redbird capital, è stato per vent’anni partner di Goldman Sachs nella Merchant banking division: lì ha costruito la sua rete di contatti e il capitale reputazionale che oggi lo rende uno degli investitori sportivi più influenti al mondo. Sul fronte Inter, Oaktree, proprietaria del club, ha nel vertice due manager cresciuti nella stessa banca: Dan Levin, oggi chief financial officer, è stato vicepresidente nell’investment banking di Goldman; Alejandro Cano, co-head europeo del fondo, ha iniziato la carriera proprio nel team Tmt di Goldman Sachs. Non solo loro: dentro Redbird e Oaktree, i curriculum che passano dalle grandi banche d’affari internazionali sono numerosissimi. Ex Goldman Sachs, J.P. Morgan (Tim Markov e Shannon Richards), Bank of America (Austin Jacoby) e persino Mufg (Christopher Gray) compongono gran parte dei team di investimento dei due azionisti di Milan e Inter. Basti citare, per esempio, la presenza in Redbird di Robert Klein, già senior executive di J.P. Morgan, o in Oaktree di Megan Messina, che guidava il credito strutturato globale di Bank of America, e di diversi managing director cresciuti alla scuola di Goldman (Justin Quaglia, Nael Khatoun o Milwood Hobbs Jr).
Lo schema di finanziamento è ormai consolidato. A Londra, il nuovo stadio del Tottenham è stato realizzato con un pacchetto da circa 400 milioni di sterline messo insieme da Goldman Sachs e Bank of America-Merrill Lynch, con Hsbc tra i principali finanziatori. Sempre in Inghilterra, l’ampliamento della tribuna principale ad Anfield (casa del Liverpool) è stato sostenuto dalla proprietà americana di Fenway sports group mentre, prima del loro arrivo, il club faceva affidamento su banche domestiche come Rbs. Anche il nuovo impianto dell’Everton a Bramley-Moore Dock è stato strutturato con l’assistenza di J.P. Morgan e della giapponese Mufg.
In Spagna, il restyling del Santiago Bernabéu è stato sostenuto da un prestito di 575 milioni nel 2019, cui si è aggiunta una tranche di 225 milioni nel 2021, con J.P. Morgan e Bank of America come banche capofila e il supporto di CaixaBank e Banco Santander. A Barcellona, il maxiprogetto Espai Barça da 1,45 miliardi è stato organizzato da Goldman Sachs e J.P. Morgan insieme a una ventina di investitori istituzionali, mentre per la gestione ordinaria il club continua a lavorare con CaixaBank e Santander. A Valencia, infine, il rilancio del Nou Mestalla poggia su un finanziamento di oltre 300 milioni di euro collocato da Goldman Sachs presso investitori internazionali.
Il quadro europeo mostra un tratto comune: le banche globali sono sempre presenti ma, spesso, a fianco di istituti domestici che garantiscono radicamento locale: Santander e CaixaBank in Spagna, Hsbc in Inghilterra.
Milan e Inter arrivano a questa fase già segnati da un percorso costruito più sul debito che sul capitale diretto. Quando Redbird ha acquistato il Milan nel 2022, una parte rilevante del prezzo non è stata coperta da risorse proprie ma da un prestito concesso dal venditore, Elliott, per oltre 500 milioni: un debito rifinanziato nel 2024 e ridotto a circa 489 milioni, con scadenza prorogata al 2028. L’Inter non è stata da meno: nel 2022 ha emesso un’obbligazione da 415 milioni di euro, con scadenza 2027 e interessi al 6,75%, poi estinta in anticipo e sostituita nel 2025 da un nuovo prestito da 350 milioni con scadenza 2030. Una continuità che parte da lontano: già con Thohir e Suning, Goldman Sachs era fra i principali creditori del club.
Oggi i rifinanziamenti passano da Oaktree, confermando che entrambe le squadre vivono in equilibrio grazie a un ricorso costante al mercato del debito e alle grandi banche d’affari internazionali. Milan e Inter non sono più solo club sportivi, ma società che vivono di debito e rifinanziamenti globali. E proprio a loro il Comune di Milano di Beppe Sala ha venduto San Siro, chiudendo un secolo di storia e aprendo la porta alla finanza internazionale nel cuore del calcio cittadino.