“Vietare l’educazione sessuale e affettiva è un pericoloso ostacolo allo sviluppo. Rischio per i ragazzi”: gli esperti contro l’emendamento leghista
“Inammissibile”, “imbarazzante”, “pericoloso”, “un passo indietro grave”, “oscurantista”. Sono solo alcuni dei commenti della comunità scientifica, pedagogica, della politica e del mondo del Terzo Settore rivolti alla scelta del governo di centrodestra di vietare attività didattiche sui temi della sessualità e dell’affettività dall’infanzia alle scuole medie.
La decisione di approvare, in commissione Cultura alla Camera, un emendamento (a firma Giorgia Latini, Lega) al disegno di legge Valditara che limita alle sole secondarie di secondo grado, e solo con il consenso dei genitori, la possibilità di parlare di questo tema, ha scatenato l’ordine nazionale degli psicologi, “Save the Children”, pedagogisti come Daniele Novara, la sociologa Chiara Saraceno, le opposizioni e anche Gino Cechettin, il padre di Giulia uccisa dall’ex fidanzato, Filippo Turetta, nel 2023.
Nessuno riesce a trovare qualcosa di buono nelle intenzioni della maggioranza. Tanto da spingere la presidente del consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, Maria Antonietta Gulino, a scrivere una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, alla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella e ai componenti della Commissione cultura di palazzo Montecitorio.
“Vietare, seppure idealmente a tutela dei minori, l’educazione sessuale, affettiva o etica nelle scuole può costituire un pericoloso ostacolo allo sviluppo sessuale, affettivo e relazionale di bambine, bambini e adolescenti”, si legge nella lettera. “In assenza – prosegue Gulino – di spazi educativi qualificati, i ragazzi rischiano di formarsi su fonti non attendibili o su materiali diseducativi facilmente reperibili online, interiorizzando modelli relazionali distorti e stereotipi dannosi. In questo modo si espongono i giovani, e indirettamente le loro famiglie, a dinamiche disfunzionali di violenza, bullismo, cyberbullismo o revenge porn”.
Secondo gli psicologi, l’educazione affettiva e sessuale “deve essere parte integrante del Patto di corresponsabilità tra scuola, famiglie e studenti, come base per un’alleanza educativa capace di promuovere autonomia, rispetto e consapevolezza”.
D’accordo con lei Daniele Novara, pedagogista che l’8 novembre, a Piacenza, incontrerà oltre cinquecento docenti al convegno “Vivere bene i conflitti per stare bene in salute”: “Ritengo davvero inammissibili questi inceppamenti istituzionali e politici sulla necessità di avere una legge sull’educazione sessuale a scuola, presente in tutti i Paesi europei. L’idea che l’educazione, e in particolare l’educazione sessuale, porti necessariamente verso i temi LGBTQ+ è quantomeno grottesca e finisce col creare una situazione che definirei imbarazzante, per non dover usare termini più pesanti. Questa grave carenza fa invece il gioco dei siti porno, che gongolano nel loro business ormai prevalentemente rivolto proprio ai ragazzini”.
A prendersela con il Governo è anche Giorgia D’Errico, direttrice relazioni istituzionali di “Save the Children” che si dimostra preoccupata: “Parlare di sessualità e affettività fin da piccoli significa educare al rispetto, alla parità e alla consapevolezza, fornendo alle nuove generazioni gli strumenti per costruire relazioni sane e libere da stereotipi. Per fermare la violenza maschile contro le donne e le ragazze occorre prima di tutto agire sulla prevenzione, con azioni educative, di informazione, sensibilizzazione e formazione, fin dalle età più giovani. Per questo auspichiamo che il Parlamento modifichi l’emendamento al Ddl sul consenso informato”.
Cecchetin, che nei mesi scorsi aveva incontrato Valditara e firmato con lui un protocollo “per definire azioni per contrastare la violenza contro le donne, a partire dalla scuola” è stupito dell’emendamento Latini e parla di “un passo indietro grave e pericoloso” in un’intervista a “La Stampa”. Così come Chiara Saraceno che sullo stesso quotidiano torinese sottolinea che si tratta di “preoccupazioni infondate” per “la fantomatica teoria gender”.
E anche il fronte dell’opposizione si schiera compatto contro Valditara e la destra. “Ancora una volta la maggioranza di centrodestra si dimostra oscurantista e schiava dell’ideologia retrograda provando a vietare per legge che i nostri giovani crescano rafforzando il rispetto per se stessi e per gli altri, la corretta gestione delle emozioni e dei sentimenti, la consapevolezza del corpo e delle relazioni. Mentre la violenza di genere continua a imperversare, in Parlamento c’è chi ostinatamente vuole impedire che si agisca alla radice del problema per bieche e ottuse ragioni ideologiche”, ha detto Antonio Caso, capogruppo del M5s in commissione Cultura alla Camera. Concorde anche la responsabile scuola del PD, Irene Manzi, che su “L’Unità” ha scritto: “Non si tratta solo di una forzatura ideologica: è un attacco diretto all’autonomia scolastica, alla libertà di insegnamento e, soprattutto, al diritto delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi a ricevere un’educazione completa, inclusiva, capace di fornire strumenti per affrontare con consapevolezza e rispetto le relazioni umane”.
Intanto, in occasione della giornata inaugurale di Women and the City 2025, il festival diffuso dedicato alla parità di genere ideato da Torino Città per le Donne (TOxD), è stata lanciata la petizione “Conoscere per rispettare. L’educazione che manca”, un’azione concreta per promuovere l’introduzione strutturata dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole italiane.
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