A Milano il torneo di Burraco per una socialità fuori dalle logiche di consumo: “Servono luoghi di aggregazione”
“Qualcuno ha una location per ospitare il nostro prossimo torneo?”. Il post pubblicato da Burraco Milano su Instagram qualche giorno fa ha scatenato decine di commenti, condivisioni, offerte di aiuto. Una richiesta semplice, quasi banale: uno spazio per ritrovarsi. Ma a Milano, oggi, anche questo può diventare un problema. Dietro la ricerca di una sala per un torneo di carte c’è una questione che riguarda molti: una città che sembra fatta solo per chi può permettersela, dove anche un momento di socialità popolare deve passare tra burocrazia, affitti e concessioni negate.
Burraco Milano è nata quasi per caso, da un gruppo di amici stanchi della solita routine dei locali. “Come tanti milanesi ci ritrovavamo spesso al bar a bere qualcosa, ma col tempo ci siamo stancati. Volevamo creare uno spazio diverso, che andasse oltre il semplice incontro nei locali. Milano offre tantissimo, ma manca un luogo di aggregazione autentica, lontano dalle discoteche o dagli eventi esclusivi per pochi” raccontano gli organizzatori.
Così, in una domenica pomeriggio qualunque, è nato il primo torneo di burraco. Sessanta persone, un bar di quartiere, e l’idea di usare un gioco semplice come pretesto per stare insieme. Da lì, la crescita è stata rapida: oggi i loro eventi raccolgono tra i 100 e i 150 partecipanti, con un’età media intorno ai trent’anni.
Ma Burraco Milano non è solo carte e partite. Dietro ai tornei si è costruita una associazione, chiamata Nessuna Ets, che unisce socialità, cultura e impegno civile. “Abbiamo organizzato serate di stand-up comedy allo storico circolo Zelig, tornei che si sono chiusi con dibattiti sul referendum su cittadinanza e lavoro, raccolte fondi per la riqualificazione dei parchi. E siamo scesi in piazza per manifestare in difesa della Global Sumud Flotilla e per la causa di Gaza e della Palestina”.
Per loro, anche il burraco può essere uno strumento politico. “Tutto è politica. Ogni evento che facciamo ha un impatto sulla comunità. Prendere posizione significa stimolare il dibattito, non solo tra chi è d’accordo con noi” spiegano.
Dietro l’ironia dei loro post e la leggerezza del gioco, Burraco Milano tocca una questione centrale: l’accesso agli spazi pubblici per i giovani e le associazioni cittadine. “Abbiamo chiesto più volte spazi gratuiti per i nostri eventi, ma la risposta è stata quasi sempre negativa dal lato del privato e rallentata nel pubblico da ostacoli amministrativi”. Un esempio emblematico: per organizzare un torneo e una raccolta fondi in un parco cittadino, sono serviti due mesi di trattative burocratiche.
La difficoltà, però, ha generato movimento. Nelle ultime settimane, diversi amministratori comunali, tra cui l’assessora alla partecipazione Gaia Romani, si sono attivati per cercare una soluzione, proponendo spazi e aprendo un confronto diretto con l’associazione.
“Abbiamo parlato con persone di diverse forze politiche e il dialogo si è aperto. Non è una questione di disponibilità, ma di sistema: serve semplificare, rendere più accessibili i luoghi pubblici, sbloccare il dibattito sugli spazi”. La loro mobilitazione, spiegano, ha rimesso in moto un tema che a Milano è centrale, quello della gestione condivisa degli spazi, tra istituzioni e cittadinanza attiva.
“La politica cittadina non ha ancora risolto la questione degli spazi. Le decisioni vengono spesso prese da chi ha potere economico o guarda agli elettori più anziani, che contano di più in termini di voti. Noi cerchiamo di fare pressione, ma la burocrazia resta un muro” dicono. Per questo si sono alleati con altre realtà per portare avanti insieme la battaglia per una Milano più accessibile e partecipata.
Nonostante le difficoltà, la risposta della città è stata forte. “Abbiamo ricevuto un supporto incredibile da parte di cittadini, dei locali e amministratori. La solidarietà tra le associazioni ci ha aiutato molto”. Anche grazie a questa rete, Burraco Milano sembra essere riuscita a sbloccare una nuova location per il torneo di novembre. Ma la fatica resta, e racconta bene la distanza tra la Milano delle start-up e quella della socialità popolare, fatta di circoli, parchi e tornei di carte. “Continueremo a lottare per ottenere più spazi pubblici. Non vogliamo che la burocrazia diventi una barriera per chi vuole solo stare insieme. Milano deve tornare a essere una città che accoglie, non che respinge” promettono.
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