Identikit degli «spaccatutto» che vanno in manifestazione con Gaza come scusa
«Sono qualche centinaia gli elementi che esprimono un’aggressività irriducibile con un substrato ideologico che punta alla violenza», e potrebbe sfociare in lotta armata, rivela una fonte della nostra intelligence interna. La causa pro Pal ha mobilitato l’intera galassia dell’estrema sinistra, dai sindacati di base ai centri sociali fino agli anarchici, ma la vera, allarmante novità «è l’abbassamento della soglia anagrafica d’ingaggio con ragazzini anche di 13-14 anni, che subiscono sui social, o con i videogiochi, la fascinazione della violenza, come forma di ribellione al sistema». Non solo i cosiddetti maranza islamici, spesso cittadini italiani di seconda generazione, ma pure studenti delle superiori «che a Milano, nell’assalto alla Stazione centrale, hanno sorpreso i professionisti del disordine per il loro agire spontaneo» prosegue la fonte. “Carne da cannone”, sì, ma l’intelligence, l’antiterrorismo e le forze di polizia stanno cercando di capire se ci sia il rischio di nuovi Anni di piombo: «Esiste sempre l’ambizione di alcune frange di resuscitare la lotta armata, l’iniziativa rivoluzionaria. Le aspirazioni per tornare alle P 38 ci sono, ma è difficile che attecchiscano. Può nascere qualche realtà terroristica, però ad ora non si vedono sviluppi di massa come negli anni Settanta».
La mappa della galassia antagonista
Panorama è in grado, dopo aver interpellato molti addetti ai lavori, di delineare una mappa della galassia estremista che cavalca la protesta pro Pal e vuole scatenare un autunno caldo antigovernativo, puntando anche su altri temi, come il riarmo. «Il nostro obiettivo non è fare lotta simbolica, ma lotta materiale. Sappiamo che lo scontro è uno strumento (…) perché il fine è la rivoluzione. Insomma (…) si deve aumentare il livello di conflitto per ottenere risultati». L’allarmante intervento è di un esponente del centro sociale Lambretta di Milano, durante l’assemblea nazionale a Roma degli antagonisti, filmato di nascosto a fine settembre da Dritto e rovescio.
Giovanni Giacalone, esperto di terrorismo che ha coordinato un rapporto sull’Italia per il think tank americano Washington Outsider Center, è convinto che «le formazioni di estrema sinistra puntino alla sovversione dell’ordine democratico e da tempo lo annunciano candidamente». Sui siti del Comitato d’appoggio alla resistenza comunista e del Nuovo partito comunista italiano si dichiara nero su bianco di “voler rendere il Paese ingovernabile” e “sostituire l’esecutivo Meloni con un governo di blocco popolare”.
Formazioni con un seguito limitato, ma nel dossier che verrà pubblicato dal centro studi statunitense, letto in anteprima da Panorama, al primo posto viene analizzato il Collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova (Calp), fondato nell’ottobre 2011 all’interno della Cgil per poi staccarsi anni dopo. I camalli genovesi hanno ricevuto via Instagram la solidarietà anche dal Rojava, la zona autonoma curda della Siria orientale. Sotto una foto di uomini armati e mascherati del gruppo Tikko (Partito Comunista di Turchia / Marxista-Leninista) si legge: «Lottate nei porti contro il traffico di armi e l’ordine imperialista di Israele in Palestina. Siete parte del fronte anti fascista in Italia e soprattutto nella vostra città, Genova, che ha una gloriosa storia di liberazione».
Dai portuali ai collettivi studenteschi
Il Calp ha avuto un ruolo chiave nella mobilitazione pro Pal, provocata dal volano della Flotilla. Jose Novoi è uno dei leader salpati da Genova. Spesso si presentano in mimetica sventolando bandiere russe e simboli come la Z dell’invasione dell’Ucraina con i colori di San Giorgio. I portuali di Genova “marciano” al fianco dell’Unione sindacale di base (Usb), che dal massacro del 7 ottobre mobilita le piazze pro Pal. Il report evidenzia: «L’Usb condivide chiaramente posizioni anti statunitensi, anti israeliane e anti Nato e invoca l’uscita dell’Italia dall’Alleanza atlantica ma non ha mai condiviso contenuti anti russi o anti cinesi».
Nel luglio di quest’anno hanno organizzato una mobilitazione in Toscana contro la base americana di Camp Derby, in risposta al bombardamento Usa dei siti nucleari iraniani.
Il prossimo cavallo di battaglia dell’autunno caldo, condiviso dal leader della Cgil, Maurizio Landini, è lo stop al Rearm-Ue. L’antipasto è stato l’assalto degli antagonisti alla sede di Leonardo a Torino. Altri gruppi di estrema sinistra che cavalcano le manifestazioni pro Pal sono la Rete dei Comunisti (RdC) e Potere al popolo.
Il leader della Rete è Luciano Vasapollo, docente di economia alla Sapienza di Roma, immortalato con Nicolas Maduro, e che ha dichiarato che il regime in Venezuela «è una speranza, non una minaccia». I militanti di Potere al Popolo sfilano nelle manifestazioni pro Pal con magliette «dal fiume al mare», appoggiando la campagna per la liberazione di Yaeesh Anan, presunto affiliato delle Brigate martiri di Al Aqsa sotto processo a L’Aquila per terrorismo.
Il rischio di un ritorno alla violenza
Decine di cartelli col suo volto spiccavano nel grande corteo di Roma del 4 ottobre, dove è apparso anche lo striscione «7 ottobre giornata della Resistenza palestinese». Per Giacalone non si può escludere che si torni alla violenza stile anni Settanta, seppure aggiornata alle dinamiche di oggi: «Quando leader sindacali ed esponenti politici invitano alla rivolta sociale, non ci si può aspettare altro».
«Non manca una certa fascinazione per il simbolo delle Brigate Rosse», osserva una fonte della sicurezza: «Il collettivo rap-trap P38 punta a sdoganare la stella a cinque punte». Il primo album autoprodotto si intitola infatti Nuove Br.
La nuova galassia ribelle
Della galassia che vuole un autunno caldo fanno parte centri sociali, anarchici, organizzazioni studentesche e gruppi palestinesi. I veterani sono gli antagonisti torinesi di Askatasuna, nati dalle proteste No Tav, con attivisti che hanno aderito alla lotta armata curda nel Nord-Est della Siria. A Milano si distinguono il centro sociale Lambretta e il collettivo Zam (Zona autonoma Milano).
Gli antagonisti del Nord-Est, invece, si sono concentrati il 22 settembre nell’assalto al porto di Marghera. «Da Bologna a Roma si sono mobilitati tutti: anarchici, centri sociali, marxisti leninisti sposando la causa pro Pal», spiega una fonte dell’antiterrorismo.
Sul fronte studentesco sono molto attivi Opposizione studentesca d’alternativa (Osa) e Cambiare Rotta. Nel settembre 2024, i loro rappresentanti erano a Caracas al Congresso mondiale contro il fascismo, con il viatico di Vasapollo. Nel dossier del centro studi di Washington compaiono le loro bandiere negli scontri di Milano del 16 e 22 settembre.
Social network e radicalizzazione
A fine settembre, nel rettorato occupato dell’Università di Genova, è stato presentato un libro che cita Lenin e Renato Curcio: «Non è il voto che decide la conquista del potere, non è con una scheda che si conquista la libertà». Cambiare Rotta è il collettivo che, dopo l’assassinio di Charlie Kirk, ha pubblicato sui social la sua foto a testa in giù con la scritta «-1 (…) Oggi è un giorno meno buio».
In questo brodo estremista sta prendendo piede lo sdoganamento del 7 ottobre: non più attacco stragista dei terroristi di Hamas, ma «atto di resistenza».
I gruppi palestinesi sono l’ulteriore tassello del puzzle rivoluzionario. Maya Issa è l’“eroina” social del Movimento degli studenti palestinesi. La sicurezza interna la considera meno radicale dei Giovani palestinesi di Genova, dove predica l’ingegnere Mohammad Hannoun, già sanzionato dagli Usa come «collettore di fondi di Hamas».
La miccia generazionale
La novità che più allarma riguarda i maranza islamici, in gran parte minorenni italiani di origine magrebina, che si sentono «cittadini di serie B». A Torino, il prefetto Donato Cafagna ha denunciato che durante gli scontri con i pro Pal «c’è stato un ruolo di leadership da parte di soggetti antagonisti e anarchici che hanno coinvolto studenti e ragazzi di origine straniera».
Le proteste scolastiche registrano un abbassamento dell’età e una radicalizzazione spontanea. Realtà autonome e giovanili, amplificate da Instagram e TikTok, fanno da detonatore emotivo e mediatico di un movimento che sfugge al controllo.
La cattiva maestra
La cattiva maestra pro Pal è Francesca Albanese, sempre più insofferente al ruolo di relatrice Onu sui territori occupati. Il primo ottobre ha partecipato al convegno “Gaza. L’umiliazione del diritto” di Magistratura democratica e Area nell’aula magna del palazzo di Giustizia di Milano.
«Trovo un’Italia dove manca una comprensione profonda della Costituzione» ha dichiarato, tra applausi, aggiungendo: «Non è solo il ritorno delle destre, ma di atteggiamenti fascisti. E lo vedo anche da come si comportano le forze dell’ordine con la popolazione, con chi protesta».