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Marina Berlusconi scende in campo a favore della separazione delle carriere: “Una rivoluzione”

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Marina Berlusconi scende in campo a favore della riforma della separazione delle carriere, definita come “una rivoluzione che questo governo ha finalmente avuto il coraggio e la forza di avviare”. Lo fa con una lunga missiva pubblicata sulla prima pagina de Il Giornale in cui rilancia la sentenza della Cassazione che ha negato la prevenzione personale e patrimoniale avanzata nei confronti di Marcello Dell’Utri. “In questi giorni la Suprema corte ha respinto definitivamente le tesi della Procura generale di Palermo, che continuava ad attribuire una presunta ‘pericolosità mafiosa’ a Marcello Dell’Utri. Le conseguenze sono di enorme rilevanza, perché certificano che non ci sono mai stati riciclaggi di Cosa Nostra nella Fininvest, né accordi con Forza Italia. La sentenza è quindi un cruciale passo avanti anche sul cammino della verità per mio padre”, scrive la primogenita dell’uomo di Arcore. Che non fosse mai stato provato il riciclaggio di denaro sporco nelle aziende berlusconiane, però, era un fatto noto: in questo senso la sentenza della Suprema corte su Dell’Utri si limita a confermare decisioni già esistenti. Sicuramente un punto a favore dei legali dell’ex senatore, ma non certo una sentenza che cancella qualsiasi rapporto tra Berlusconi, Dell’Utri e Cosa Nostra come invece l’hanno raccontata vari quotidiani. Per questo motivo Il Fatto aveva pubblicato un articolo per ricordare quanto contenuto nella sentenza definitiva che ha condannato l’ex senatore a sette anni di carcere per concorso esterno. Nel 2014 la Suprema Corte ha già ritenuto provato “l’accordo di reciproco interesse tra Cosa nostra, rappresentata dai boss mafiosi Stefano Bontade e Girolamo Teresi, e l’imprenditore Silvio Berlusconi, accordo realizzato grazie alla mediazione di Dell’Utri”. Quel patto, durato dal 1974 al 1992, prevedeva il pagamento di denaro ai mafiosi in cambio di protezione per l’inquilino di villa San Martino.

I virgolettati contenuti nella sentenza, però, non sono piaciuti a Marina Berlusconi. “Quel che però mi ha più sconcertato e continua a inquietarmi è il clima velenoso, incattivito, che per l’ennesima volta si è creato. Ho visto giornali riesumare passaggi di vecchi documenti processuali, tolti dal loro contesto, solo per fare il controcanto a una pronuncia di cui avrebbero dovuto limitarsi a prendere atto. Non se ne sentiva alcun bisogno”, ha scritto la presidente di Mondadori nella sua lettera. “Polemizzare su una sentenza è un po’ come confondere il dito con la luna. Anche perché il problema di cui stiamo parlando va ben oltre l’esperienza subita da mio padre, per quanto drammatica sia stata. Proprio come la luna, infatti, la nostra giustizia ha due facce. È doppia. Sulla sua faccia luminosa stanno la nostra grande civiltà giuridica, il rispetto delle regole e la giusta fiducia nello Stato di diritto. Ma poi c’è la faccia in ombra, la «luna nera» dove agisce quella piccola parte di magistratura che si considera un contropotere investito di una missione ideologica”, sostiene ancora la figlia dell’ex premier. “È anche per questo spirito di fazione che purtroppo l’Italia resta un Paese giustizialista – continua – dove la voglia di gogna continua a muovere le peggiori pulsioni dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica. Da troppo tempo, queste pulsioni ci fanno vivere in uno stato di presunzione di colpevolezza di massa. E il vero problema è che ogni cittadino rischia di dover dimostrare la sua innocenza davanti a una macchina giudiziaria in cui tutti crediamo sempre meno. Se poi questa giustizia fragile si lascia anche contaminare dalla politica, beh, i risultati non possono che essere disastrosi”. Quindi ecco l’elogio al governo per la separazione delle carriere. “Per questo da tempo sono fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti. È una rivoluzione che questo governo ha finalmente avuto il coraggio e la forza di avviare. Sono interventi urgenti, ma lo sono ormai da decenni”.

Oltre a raccogliere il plauso entusiasta di quasi tutti i colonnelli di Forza Italia, la lettera della presidente di Mondadori provoca anche il commento di Cesare Parodi, presidente dell’Associazione nazionale magistrati. “Chi fa queste affermazioni ha avuto una risposta in termini di giustizia, mi pare di capire. Allora perché lamentarsi di una giustizia che comunque arriva ad un risultato che viene condiviso?”, dice il presidente del sindacato delle toghe. “Rallegriamoci che, in definitiva, le sentenze siano giuste – ha aggiunto – e non concentriamoci sul fatto che ci sia un percorso lungo, difficile per arrivare alle soluzioni di casi che, alle volte, sono incredibilmente complessi. Qualcuno, però, ha deciso fin dall’inizio che i magistrati hanno sbagliato: è troppo facile fare questo discorso, vediamo la giustizia nel suo insieme”. Parodi ha poi aggiunto “non ho mai detto che la magistratura non abbia commesso degli errori sarebbe assolutamente sciocco dire questo, perché il sistema prevede tre gradi di giudizio. Gli errori della magistratura sono un fatto fisiologico, non patologico, della vicenda singola”.

L'articolo Marina Berlusconi scende in campo a favore della separazione delle carriere: “Una rivoluzione” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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