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Coloni e soldati israeliani ancora contro i contadini palestinesi: la stagione delle olive diventa un incubo

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La raccolta delle olive, momento di vita e tradizione per migliaia di famiglie palestinesi, si è trasformata ancora una volta in una stagione di paura e violenza. Nell’occupata Cisgiordania, le aggressioni dei coloni israeliani – spesso sotto la protezione, se non la complicità, delle forze armate – si ripetono con una brutalità che ha perso ogni parvenza di eccezione.

L’ultimo episodio è avvenuto nel villaggio di Nahalin, nei pressi di Betlemme, dove tre soldati israeliani e un colono hanno attaccato Ahmad Shakarna, 65 anni, mentre raccoglieva le olive insieme alla sua famiglia. L’uomo, simbolo di quella generazione che continua a lavorare la terra nonostante tutto, è stato picchiato e costretto a fuggire tra gli ulivi che da decenni custodisce come un’eredità.

Ma Nahalin non è un caso isolato. Nel villaggio di Kafr Malek, a nord-est di Ramallah, coloni israeliani hanno fatto irruzione nei campi palestinesi aggredendo altri contadini impegnati nella raccolta. Nella zona di Baqa’a, alle porte di Beit Awwa, a sud-ovest di Hebron, i soldati israeliani hanno addirittura impedito ai contadini di raggiungere i propri terreni, sparando bombe assordanti e gas lacrimogeni contro civili disarmati.

Questa strategia della violenza diffusa non è casuale: si inserisce in un contesto di pressione sistematica per spingere i palestinesi ad abbandonare le loro terre. Ogni albero divelto, ogni contadino ferito, ogni famiglia respinta dai propri campi rappresenta un piccolo passo nel processo di annessione silenziosa che, con il pretesto della sicurezza, smantella giorno dopo giorno la vita palestinese.

Secondo le organizzazioni per i diritti umani, solo dall’inizio della stagione di raccolta le aggressioni di coloni e soldati sono state decine, spesso accompagnate da distruzione di alberi, furti del raccolto e intimidazioni. Tutto questo avviene sotto gli occhi dell’esercito israeliano, che raramente interviene per fermare le violenze o perseguire i responsabili.

Il silenzio della comunità internazionale di fronte a queste ripetute violazioni del diritto umanitario è assordante. Ogni anno, le stesse immagini: contadini inermi aggrediti, anziani colpiti, donne e bambini costretti a fuggire dalle loro terre. Ogni anno, lo stesso copione di impunità.

La stagione delle olive, che per il popolo palestinese rappresenta da secoli resistenza, identità e radicamento, è diventata ormai la stagione della sopraffazione. E ogni albero ferito è il segno tangibile di una terra che continua a essere contesa non solo con le armi, ma con la violenza quotidiana che colpisce la dignità e la sopravvivenza di un intero popolo.

L'articolo Coloni e soldati israeliani ancora contro i contadini palestinesi: la stagione delle olive diventa un incubo proviene da Globalist.it.




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