Depistaggi, silenzi, prove scomparse: perché le famiglie chiedono la commissione d’inchiesta sui casi di Attanasio e Paciolla
Una commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sui casi di Luca Attanasio e Mario Paciolla? Sono dossier molto diversi fra loro, ma con alcuni elementi in comune. Anzitutto, il coinvolgimento delle Nazioni Unite, con dinamiche e comportamenti poco trasparenti e il ruolo ambiguo di alcuni funzionari Onu. In secondo luogo, il silenzio del governo italiano, che non è stato finora in grado di prendere una posizione a difesa di tre suoi cittadini peraltro esemplari. Infine, l’impossibilità o la mancanza di volontà di giungere a un iter giudiziario compiuto.
Ripercorriamo le due vicende. Mario Paciolla fu trovato impiccato nella sua casa di San Vicente de Caguàn il 15 luglio 2020. Già cooperante in Colombia, era stato poi assunto nella Missione di Verifica dell’Onu per il rispetto degli accordi di pace tra il governo colombiano e le Farc. Mario operava in una zona ad alta tensione e il suo rigore probabilmente lo aveva messo in una posizione scomoda: da settimane prima della sua morte aveva espresso forte preoccupazione e timori per la sua vita e proprio il giorno prima della morte aveva comprato un biglietto per tornare in Italia. Il giorno dopo era morto, impiccato con un lenzuolo. Ma troppi elementi smentiscono la versione ufficiale: graffi ed escoriazioni non compatibili con un suicidio, l’appartamento ripulito con la candeggina prima che fossero eseguiti i rilievi ufficiali, gli effetti personali gettati in discarica, pc e appunti spariti. Ruolo cruciale nell’inquinamento delle prove sarebbe stato svolto da un ex militare, Christian Leonardo Thompson Garzón, incaricato della sicurezza della Missione in San Vicente del Caguán. Un anno dopo, Thompson veniva promosso direttore nazionale del Centro di Operazioni di Sicurezza, all’interno del Dipartimento di Salvaguardia e Sicurezza della Missione. Posizione da cui gli era fra l’altro più semplice monitorare l’andamento delle indagini sul caso.
Anche l’autopsia eseguita a Napoli esclude il suicidio di Paciolla, rilevando invece segni inequivocabili di colluttazione. Eppure, dopo una prima richiesta di archiviazione respinta nel 2023, nel giugno 2025 il caso viene archiviato per “assenza di elementi certi”. Per la legge italiana, Mario si è suicidato. E non importa se nel frattempo sono emersi elementi concordanti che puntano il dito contro alcune operazioni militari colombiane che avevano provocato morti civili, anche minori, che Mario avrebbe documentato. In particolare, si fa riferimento a un bombardamento in cui rimasero uccisi 18 minori: uno scandalo che costrinse alle dimissioni l’allora ministro della Difesa Guillermo Botero. Dunque, un possibile intreccio fra interessi politici, soprusi militari e connivenze onusiane.
Silenzi e connivenze che emergono anche nel caso Attanasio: l’ambasciatore Luca Attanasio fu ucciso il 22 febbraio 2021, insieme al carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e all’autista del Programma Alimentare Mondiale Mustapha Milambo, in un agguato lungo una delle strade più pericolose della Repubblica Democratica del Congo. Un assalto troppo facilmente derubricato a rapina o sequestro finito male. Sono emersi in questi anni molti elementi che sgretolano la versione di comodo: fra questi, la manomissione dell’agenda elettronica dopo la morte dell’ambasciatore, da cui è stato cancellato un appuntamento previsto per il pomeriggio di quel giorno; la cancellazione anche di tutte le sue mail istituzionali scambiate con la Farnesina; la rabbia e la delusione che secondo alcuni testimoni Attanasio avrebbe manifestato la sera prima per aver scoperto che il milione di euro donato dall’Italia al Pam per realizzare alcune opere si era volatilizzato, mentre sul terreno non c’era quasi nulla di ciò che compariva sulla carta. Senza dimenticare che l’iWatch di Attanasio è stato riconsegnato ai familiari dopo una intera settimana e non insieme agli altri oggetti personali.
La Procura di Roma aveva indagato due funzionari del Pam, agenzia Onu, per omesse cautele e omicidio colposo, per aver organizzato quel viaggio senza le benché minime misure di sicurezza e addirittura falsificando i documenti di viaggio, che non dichiaravano la presenza dell’ambasciatore a bordo del convoglio. Ma dopo otto udienze la gup ha dovuto decidere per il non luogo a procedere per difetto di giurisdizione, in quanto gli imputati (funzionari Onu) risultano protetti da immunità. La Farnesina, di cui Attanasio era dipendente, non solo non si è costituita parte civile, ma si è schierata per il riconoscimento dell’immunità ai due funzionari Onu.
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