ATP Finals – Quelle domande che avrei voluto fare a Jannik Sinner per misurarne l’orgoglio. Ma stasera c’è Musetti Alcaraz
Nessuno si sarà sorpreso nell’apprendere che Jannik Sinner è il primo semifinalista delle ATP Finals – insieme, nel doppio, a Bolelli e Vavassori (anche queste sono soddisfazioni!) – e che Ben Shelton è il primo eliminato dei Magnifici Otto. Il n.2 del gruppo Borg e quindi l’altro semifinalista lo conosceremo venerdì dopo che Zverev e Aliassime si saranno sfidati in un duello diretto.
Fin qui Sinner, giunto alla ventottesima vittoria indoor consecutiva, ha concesso sei game a un buon Aliassime e sette a un ottimo Zverev che, diversamente dalla finale in Australia, si è detto soddisfatto della propria prestazione, di come aveva scambiato da pari a pari da fondocampo…
Ma il guaio, per lui, è stato che “Sinner ha messo sette prime palle di servizio (fra cui 3 ace…) in 7 palle break”.
A Melbourne, lo scorso gennaio il tedesco n.3 del mondo non era riuscito a procurarsene neppure una. Una discreta differenza no? Non per caso infatti da quella disastrosa serata per lui Sasha era uscito più che demoralizzato. Quasi traumatizzato. Al di là di una programmazione sbagliata che lo aveva portato a giocare stranamente sui campi in terra rossa del Sud America, Sascha ci avrebbe messo qualche mese a ritirarsi su.
E certo quel trauma australiano ha influito sugli oltre 5.000 punti ATP che oggi lo separano da Sinner. Un gap profondo e certamente inconsueto fra un n.2 e un n.3 del mondo.
Nelle conferenze stampa di Sinner bisogna farsi largo fra una selva di diversi colleghi. Tanti vorrebbero fare le loro domande a Jannik. Non sempre ce la si fa. Io, ad esempio, ieri sera non ce l’ho fatta.
Mi sarebbe proprio piaciuto chiedergli se, fra i tanti, tantissimi motivi per cui Jannik deve sentirsi legittimamente super-orgoglioso, lui fosse in grado di stilare una graduatoria fra questi che qui di seguito elenco (qui citati in ordine sparso e non di importanza, e ovviamente qui elaborati in maniera molto più estesa di come avrei potuto eventualmente chiedergli se ne avessi avuto l’occasione):
1) Grande orgoglio ci può essere per…Gli straordinari progressi dimostrati con il servizio – pensate a come batteva fino a due anni fa… – che gli hanno consentito di annullare tutte le 7 pallebreak con 7 prime (fra cui 3 ace) impossibili da ribattere. Soltanto a settembre, perché servì meno del 50% di prime palle a New York, tutti – noi compresi – abbiamo scritto di tutto e di più sulla necessità di fare immediati progressi. Mi pare di poter dire che ci siano stati. Almeno fino a quando non verremo smentiti da fatti contrastanti.
2) Grande orgoglio ci potrebbe essere per …i 12 aces (5 più di quelli di un signor grande battitore come Zverev dall’alto del suo metro e 98) di cui 3 messi a segno in momenti assai importanti, sono arrivati pur riuscendo a mantenere una percentuale di prime palle davvero elevata: il 71% di prime palle. Solitamente più si cerca l’ace, più cala la percentuale delle “prime”. Raggiungere la doppia cifra di ace in 10 turni di servizio – mediamente più di un 15 a game – pur mettendo 7 prime palle su 10 è qualcosa cui Sinner non ci aveva davvero abituati. Insomma il costante lavoro sul servizio pubblicamente promesso dopo la deludente finale di New York sta pagando alla grande. Jannik, e il suo team, possono esserne giustamente più che orgogliosi. Sono statistiche che non si verificano più una tantum, ma cominciano a ripetersi con una certa tranquillante continuità. E sui campi indoor sono numeri ancora più importanti che altrove. Se poi, come si è visto, quelle “prime” le si scagliano in modo imprendibile proprio sulle pallebreak, ecco che diventano doppiamente importanti.
3) Grande orgoglio ci potrebbe essere per…la felice scoperta della smorzata. Niente nel tennis contemporaneo sembra essere più importante del servizio, tuttavia un altro motivo di sicuro orgoglio per Jannik avrebbe potuto essere la quasi straordinaria efficacia di un altro colpo, la smorzata che non faceva davvero parte del suo repertorio. Ma lui l’ha giocata questo mercoledì sera più volte con una fluida naturalezza degna di un McEnroe e Federer almeno in due occasioni, entrambe eseguite alla perfezione. Se riusciste a rivederle, vedreste che non ho esagerato, anche se già mi immagino le reazioni scandalizzate e irridenti di tanti “nostalgici” di SuperMac e di MagoRoger, quale del resto mi considero anche io stesso. Jannik non le ha soltanto giocate in modo plastico e perfetto, ma scegliendone i tempi in momenti topici, perfetti. Ne sono venuti fuori drop-shot certamente imprendibili per Zverev, ma sarebbero stati tali anche per qualsiasi altro top-player che giocasse più vicino alla riga di fondo.
4) Grande orgoglio ci potrebbe essere per…le 5 vittorie consecutive contro le ex bestie nere. Soddisfazione non secondaria potrebbe essere aver constato che lui, Jannik, ha ormai sviluppato una tale consapevolezza delle proprie forze e capacità, da riuscire a misurarsi con la massima tranquillità con tutti i big del tennis che in tempi tutto sommato abbastanza recenti lo mettevano sotto senza neppure dannarsi troppo l’anima. Con ieri sera Jannik può essere orgoglioso per aver battuto per 5 volte di fila Zverev, per 5 volte di fila negli ultimi 12 mesi Djokovic, per 5 volte di fila anche Medvedev (prima di perderci a Wimbledon 2024 a causa di una notte insonne, ma per ribatterlo la volta successiva; ora Jannik conduce 8-7). Tutti campioni con i quali nemmeno un secolo fa Sinner aveva bilanci fortemente negativi: 4-1 sotto con Sasha, 4-1 sotto con Nole, 6-0 sotto con Daniil.
Visto che non sono riuscito a fare questa domanda a Jannik e non so quindi quali di questi aspetti in ordine di classifica lo inorgogliscano di più, trascurando ovviamente tutti gli altri, il trionfo di Wimbledon, i quattro Slam, le ATP Finals 2024, le due Coppa Davis, il n.1 ATP raggiunto nel giugno 2024 e conservato per 66 settimane…etcetera etcetera…lo chiedo a voi lettori di Ubitennis. Che graduatoria fareste riguardo ai quattro motivi d‘orgoglio che ho elencato?
Ma occupiamoci brevemente ora del gruppo Connors per dire che (senza addentrarsi in calcoli da ragioniere)
1) se Musetti battesse stasera Alcaraz in due set si qualificherebbe per le semifinali, mentre se vincesse in 3 set avrebbe dovuto augurarsi che nel match del primo pomeriggio De Minaur avesse battuto Fritz.
Ciò detto è certo molto più probabile che sia Alcaraz a vincere e a conquistare, con tre vittorie su tre, le semifinali da n.1, con la prospettiva di affrontare il n.2 del gruppo Borg, cioè il vincitore dello “spareggio” Zverev-Aliassime.
Se Alcaraz avesse vinto tutti e tre i suoi match, potrebbe verificarsi il caso – ecco dove servono i ragionieri – che Musetti, de Minaur e Fritz siano appaiati con una vittoria all’attivo per ciascuno di loro. Anziché lambiccarsi troppo il cervello seguiamo le partite odierne, Fritz-de Minaur e Alcaraz-Musetti. E chi vivrà vedrà.
Dalle 11,30 potrete sempre seguire i già qualificati Vavassori-Bolelli alle prese con Krawietz e Puetz. Buona giornata e buon tennis a tutti (era il mio copyright di chiusura di telecronache, ma me l’hanno scippato…vero Boschetto?).
L’ho già accennato poche righe più su al fatto che Alcaraz è il naturale favorito nel duello di stasera con Musetti, che oltretutto si presenterà abbastanza scarico di energie, se non – forse – di adrenalina. Quest’ultima potrebbe tirargliela fuori, come già l’altra sera, un pubblico siucramente entusiasta. Ciò detto, al di là della banale osservazione che Musetti non ha nulla da perdere, vale la considerazione fatta dallo stesso Lorenzo: sul cemento indoor Alcaraz non si trova a suo agio come in altri campi. Lo si è visto a Torino quando c’è venutonegli anni scorsi, e anche in questi giorni quando con de Minaur è stato in difficoltà nel primo set e con Fritz quando dopo aver perso il primo set si è ritrovato a dover annullare due palle break a metà del secondo. Che quindi Musetti sogni di farcela ci sta. Che poi ci riesca è un altro paio di maniche.
