La Cina vuole un’organizzazione internazionale per il controllo dell’IA. Che non piacerà agli Usa
Lo scorso ottobre, in occasione di una riunione dell’APEC (Asia Pacific Economic Cooperation), il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha rilanciato la proposta di creare la World Artificial Intelligence Cooperation Organization (WAICO), un organo internazionale in grado di regolare il settore dell’intelligenza artificiale. Non sono ancora noti i dettagli della proposta, ma secondo i cinesi l’organizzazione dovrebbe essere stabilita a Shangai e focalizzarsi in primis sullo sviluppo delle tecnologie digitali nei Paesi del sud del mondo.
Il settore dell’IA manca attualmente di un vero framework di leggi internazionali ed è caratterizzato dalla presenza di diversi sistemi regionali spesso in contrasto tra loro. In particolare la proposta cinese si pone in netto contrasto con il modello di sviluppo dell’IA promosso dagli Stati Uniti, sia a livello interno che internazionale, il quale prevede una pressoché totale deregolamentazione. Ciò è dovuto all’influenza che le big tech americane esercitano su Washington, sostenendo che un settore deregolamentato permette loro di essere più competitive.
La Cina al contrario regola pesantemente le proprie imprese, ma queste ultime possono contare su ingenti investimenti statali, sulla stabilità garantita dalla pianificazione governativa e su costi di produzione più bassi di quelli americani. L’Unione Europea, dal canto suo, ha recentemente adottato un framework legislativo regionale, lo European Artificial Intelligence Act (AI act) che mira a proteggere i dati personali classificando le aziende e i prodotti AI per livello di pericolo e assegnando ad ogni livello diversi tipi di regolamentazione.
Non è ancora chiaro come un’organizzazione internazionale per il controllo dell’IA potrebbe funzionare, ma alcuni suoi sostenitori ritengono che potrebbero essere presi a modello esempi come l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. In ogni caso la ferma opposizione degli Stati Uniti rende poco probabile la creazione di tale organo, almeno per il prossimo futuro.
“Gli Stati Uniti non sono interessati a creare organismi internazionali che potrebbero limitare la loro leadership nel settore- ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio sull’intelligenza artificiale del Politecnico di Milano – quindi questo rimane un esercizio ipotetico. Ma la creazione di un organismo internazionale forte potrebbe dare dei vantaggi creando degli standard globali nell’utilizzo dei dati e nello studio degli impatti sul lavoro e sulla produttività”.
“Sarebbe utile anche per la valutazione dei rischi collettivi – ha continuato Piva – analizzando cosa può succedere quando il controllo dei dati risiede in poche mani. O per evitare fughe in avanti, come quella che sta avvenendo adesso con l’uscita di prodotti IA sempre più avanzati e invadenti. Chi dice se sia giusto o meno che questi strumenti arrivino a dare dei consigli medici o psicologici, per esempio? La discussione su questi temi oggi è poco matura perché la tecnologia si sta sviluppando più velocemente della nostra capacità di parlarne, ma anche per la mancanza di queste strutture globali”.
La proposta cinese s’inserisce dunque nel dibattito su come controllare gli effetti dell’IA sulla società e sul mondo del lavoro, unito al timore di molti esperti riguardo la bolla speculativa e potenzialmente esplosiva del settore. Questo timore è scaturito dalla vertiginosa crescita degli investimenti nel settore, in particolare in seguito allo sviluppo dell’IA generativa, guidata in parte dalla nascita di startup con progetti e obiettivi poco chiari. In particolare in America gli investimenti nel settore IA stanno lievitando e sono arrivati a coprire oltre il 6% del prodotto interno lordo statunitense.
“Considerando le valutazioni borsistiche di alcune start up è chiaro che ci sono le condizioni d’isteria e interesse necessarie allo sviluppo di una bolla – ha affermato ancora Alessandro Piva – in questo momento c’è una grossa corsa di start up e pseudo imprenditori che tentano di cavalcare l’onda IA. Questo perché i campi di applicazione dell’IA generativa sono molto estesi.”
“Tuttavia non dobbiamo pensare che la crescita degli investimenti nell’IA sia dovuta principalmente alla speculazione – ha concluso Piva – Lo sviluppo del settore infatti si affida agli investimenti in elementi molto concreti, come quelli sui data center, le infrastrutture di comunicazione e collegamento dell’energia elettrica, lo sviluppo di chip sempre più avanzati e la sempre maggiore integrazione dell’IA in ambito aziendale. Penso che potremo aspettarci degli shock economici, ma di breve durata, perché l’evoluzione del settore ha una strada già tracciata e andrà inevitabilmente avanti, pur con tempi e modalità non lineari”.
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